Siamo intorno alle ore 17:15 e allo Stadio Olimpico arriva una notizia da Perugia: Calori ha segnato il goal del vantaggio contro la Juventus. I tifosi sul campo dell’Olimpico esultano all’impazzata, lo stesso fanno i giocatori negli spogliatoi. La Lazio, un’ora prima, aveva battuto la Reggina per 3-0. Ma allora perché nel capoluogo umbro si sta ancora giocando? Facciamo un passo indietro.
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Stagione 1999/200, Juventus e la Lazio si contendono lo Scudetto
È il 14 maggio del 2000 e siamo ormai arrivati all’ultima giornata di campionato. Un campionato storico, quello della stagione 1999/2000, in quanto rappresenta in parte l’ultimo del 1900 ed, in parte, il primo del terzo millennio. C’è bel tempo in tutta la penisola, c’è il sole e in tutte le città, o quasi, si gira in maglietta. Ovunque, sì, ma non in Umbria. Nei dintorni del capoluogo, Perugia, è infatti nuvoloso con qualche pioggia qua e là. Nessuno avrebbe però mai immaginato che quella pioggia sarebbe stata un fattore determinante per la corsa Scudetto.
Lazio e Juventus si contendono il primo posto: a metà marzo il Tricolore era praticamente già cucito sul petto dei giocatori della Vecchia Signora ma, all’improvviso, la Juventus subisce un pesante calo di forma e la Lazio si avvicina sempre di più.
La classifica recita: Juventus 71 punti, Lazio 69. La Lazio deve vincere per poter avere ancora un barlume di speranza: l’avversario è la Reggina, che arriva allo Stadio Olimpico con 40 punti e la salvezza in tasca già da qualche turno. Alla Juventus servono 3 punti (con uno, e la vittoria della Lazio, sarebbe spareggio, ndr), che vorrebbero dire Scudetto. I bianconeri sono ospiti del Perugia, 39 punti, anch’esso già salvo da qualche giornata.
La settimana prima dell’ultima giornata
La settimana prima della sfida tra Lazio e Reggina è profondamente segnata dalla protesta dei tifosi biancocelesti contro l’arbitro De Santis, reo di aver annullato una rete nel turno precedente a Fabio Cannavaro (al tempo giocatore del Parma) proprio contro la Juventus, che era andata quindi a vincere per 1-0. Giovedì 11 maggio la tifoseria laziale indice un sit-in davanti alla sede della Figc che a Roma; la manifestazione però degenera e si arriva allo scontro con la polizia: molteplici saranno i feriti, sia tra i manifestanti sia tra le forze dell’ordine.
Il giorno della gara un corteo parte da Piazzale Flaminio un finto funerale con una bara di legno che simboleggia la morte del calcio. Arrivati allo stadio Olimpico i tifosi entreranno solo con un quarto d’ora di ritardo: durante questo primo quarto d’ora non ci saranno né cori né tifo ma solo striscioni di protesta.
Lazio-Reggina
LAZIO: Ballotta, Pancaro (54′ Sensini), Negro, Couto, Favalli, Nedved, Simeone, Veron, Mancini (74′ Conceição), S.Inzaghi (65′ Almeyda), Salas. A disposizione: Concetti, Lombardo, Stankovic, Ravanelli. Allenatore: Eriksson.
REGGINA: Taibi, Oshadogan, Stovini, Giacchetta (51′ Possanzini), Cirillo, Brevi, Baronio (59′ Vargas), Morabito, Cozza (46′ Pirlo), Bogdani, Kallon. A disposizione: Belardi, Foglio, Bernini, Reggi. Allenatore: Colomba
All’Olimpico la gara inizia con i biancazzurri all’assalto del muro amaranto, ma solo al 33′ riescono a passare su rigore magistralmente realizzato da Simone Inzaghi. Quattro minuti più tardi Pancaro si procura un secondo penalty, questa volta realizzato da Veron. Al 59′ Simeone porta a tre le marcature con un abile colpo di testa. La gara scivola via, senza grosse emozioni, eccezion fatta per la sostituzione al 74′ di Mancini che vuol dire l’addio al calcio giocato del grande campione ora in biancazzurro. Mancini sarà poi portato sulla schiena da Lombardo fin sotto la Curva Nord per un giusto tributo di applausi. Verso il finale della gara il pubblico inizia a scavalcare il recinto di gioco per un’invasione pacifica, ma scambia un fischio dell’arbitro per un fallo di gioco per quello finale ed inizia ad entrare in campo. Ci vogliono 5 minuti per far ritornare la gente sugli spalti e riprendere così il gioco. La maggior parte dei giocatori ha maglie con numeri doppi o strappate dai tifosi in cerca di un cimelio. Ma la gara può terminare regolarmente ed i giocatori prendere la via degli spogliatoi. (cronaca di laziowiki.org)
Perugia-Juventus
PERUGIA: Mazzantini, Bisoli, Calori, Materazzi, Esposito, Tedesco, Olive, Milanese, Alenitchev (63′ Sogliano), Amoruso (77′ Melli ), Rapajc (87′ Campolo). A disposizione: Sterchele, Hilario, Cappioli, Dani. Allenatore: Mazzone.
JUVENTUS: Van der Sar, Ferrara, Montero, Iuliano, Conte (74′ Esnaider), Tacchinardi (58′ Kovacevic), Davids, Pessotto (65′ Zambrotta), Zidane, Del Piero, F.Inzaghi. A disposizione: Rampulla, Birindelli, Mirkovic, Oliseh. Allenatore: Ancelotti
Il primo tempo della gara tra Perugia e Juventus non è indimenticabile, con la Juventus che attacca e il Perugia che si difende bene. Le squadre vanno negli spogliatoi quando, all’improvviso, sul Renato Curi si abbatte un violentissimo temporale che rende il campo impraticabile. L’arbitro Collina, consapevole che rimandare la gara possa essere un rischio, anche a causa di possibili infiltrazioni della tifoserie biancoceleste tra i perugini, decide di aspettare ben 75 minuti (e 4 sopralluoghi sul campo) prima di dare il via libera per il secondo tempo, su un campo non ottimale ma di certo non irregolare. Da qui, succede di tutto.
Dal secondo tempo di Perugia alla vittoria biancoceleste
A Roma la gara è finita e i tifosi sono ormai sul terreno di gioco con i pochi tifosi con radioline alla mano accerchiate da tutti gli altri. Alle 17.17 un boato scuote lo stadio: al 4° minuto della ripresa il centrocampista bianconero Conte sbaglia una respinta in area di rigore, passando praticamente la palla al difensore del Perugia Calori, che batte Van der Sar. Ironia della sorte, sarà il primo e ultimo tiro in porta dei grifoni in quella partita. Nel frattempo da Perugia arriva un’altra notizia: Zambrotta, subentrato al 65° al posto di Pessotto, viene espulso meno di dieci minuti dopo per doppia ammonizione.
L’atmosfera all’Olimpico è surreale e, alle 17.57, dagli altoparlanti dello stadio viene irradiato Tutto il calcio minuto per minuto, proprio nel momento in cui la Juventus spreca un’incredibile azione.
Intanto il prato dell’Olimpico è preso di nuovo d’assalto dalla folla che, radioline alla mano, cerca di capire cosa stia succedendo nello stadio umbro.
Alle 18.04 il radiocronista Riccardo Cucchi annuncia la fine della gara di Perugia: è ufficiale, la Lazio è campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia, 26 anni dopo il suo primo titolo.
Alla sera ad attendere la squadra al Circo Massimo si presenteranno 300 mila persone: talmente tante che i giocatori non riusciranno nemmeno a scendere dal pullman, proprio a causa dell’enorme affluenza del pubblico.