di Giovanni Benvenuto
È il 21 febbraio 2004 quando a San Siro si gioca il derby tra Milan e Inter. I rossoneri partono con i pronostici a loro favore, a differenza dei rivali nerazzurri che si ritrovano a rincorrere dopo un avvio di campionato non proprio esaltante. Sembrava forse un match col risultato già scritto, ma quando Galliani al triplice fischio dichiara di essersi sentito male al gol di Seedorf più avanti capirete il perché.
La partita
Dopo il fischio d’inizio, stranamente, è l’Inter a fare la partita. Il Milan sembra essere in bambola, coi cugini che segnano due marcature nel corso del primo tempo: la prima è alquanto fortunosa, con Stankovic che direttamente dalla bandierina porta in vantaggio Zaccheroni & Co.. I rossoneri sembrano essere alla corde e poco dopo, precisamente al 30esimo minuto, è Cristiano Zanetti con una conclusione al limite dell’area a raddoppiare (in questo caso sporcata da una deviazione della difesa).
Ancelotti, frastornato dall’inizio arrembante dell’Inter, decide di mescolare le carte in tavola togliendo Rui Costa al 46esimo e mettendo Jon Dahl Tomasson. Ed è proprio il centravanti danese ad accorciare lo svantaggio: conclusione dal limite, Toldo non trattiene con Tomasson a tu per tu col portiere che non può sbagliare. I nerazzurri dimenticano il primo tempo e un minuto dopo Ricardo Kakà, con un’incursione centrale, ristabilisce la parità. Il risultato non si schioda ma a cinque minuti dalla fine Clarence Seedorf lascia partire un missile terra-aria che manda in visibilio il popolo milanista. «Se ci chiamiamo Milan, con la storia che abbiamo alle spalle e le nostre ambizioni non possiamo andare in campo con una sola punta. Il Milan ovunque deve andare deve mettere in campo la squadra più forte, per vincere bisogna sapere di essere dei vincenti», dichiarerà poi Berlusconi al termine dell’incontro, con Ancelotti che ci scherza su. Ma questo poco importa, perché in quella sera di febbraio il Milan ha vinto il derby in rimonta.