di Giovanni Benvenuto
È il 27 novembre 1988 quando il Milan allenato da Arrigo Sacchi vola in Campania per affrontare il Napoli diretto da Ottavio Bianchi. Quel Milan faceva davvero paura: Rijkaard, Baresi, Van Basten e Maldini alcuni dei giocatori presenti in rosa. Il Napoli non è da meno: Ferrara, Careca…ma soprattutto Diego Armando Maradona. I rossoneri partono alla vigilia della sfida come favoriti (nonostante la vittoria roboante della squadra di casa contro la Juve per 5-3) ma nessuno poteva mai immaginare quello che sarebbe successo nel corso del match.
La partita
Al San Paolo c’è il tutto esaurito per un incontro da cardiopalma, o meglio affascinante viste le tante stelle presenti sul rettangolo verde. La partita è tiratissima, con la prima mezz’ora di gioco che non registra nessuna marcatura sul tabellino. Ma al 42′ ci pensa El Pibe de Oro Maradona a sbloccare il risultato: con un’incornata goffa ma efficace l’argentino beffa Giovanni Galli e manda in visibilio il pubblico azzurro.
Il secondo gol del Napoli? Copione più o meno simile. Stavolta Maradona non indirizza il colpo di testa verso la porta ma verso il compagno di squadra Careca: il brasiliano, con una volée, firma il raddoppio per gli uomini di Bianchi. Tre minuti dopo nel corso del secondo tempo un invito a nozze per Francini: il numero nove partenopeo si trova a tu per tu col portiere e lascia partire un destro potentissimo che si insacca alle spalle dello sciagurato Galli. Emblematica la reazione di Arrigo Sacchi, che verso i suoi collaboratori mostra tutta la sua rabbia e perplessità quasi a voler dire: «Ma com’è possibile prendere un gol così?!». Il Milan torna in partita con Virdis grazie a un penalty ma successivamente Careca completa l’opera fissando il poker.
Quella partita giocatasi al San Paolo è una sorta di vendetta per gli azzurri dato che il primo maggio della stagione precedente il Milan vinse ipotecando la vittoria del campionato. Il quotidiano sportivo iberico Marca definì quella sfida come una delle partite più belle degli ultimi cinquant’anni. E visti i campioni allora presenti in campo non possiamo dare torto ai colleghi spagnoli.