di Cesare Ragionieri
Il pomeriggio del 13 Maggio del 2012 occupa un posto speciale nella storia del Manchester City. I Citizens, allenati all’epoca da Roberto Mancini, non erano ancora la potenza di fuoco degli ultimi anni e non vincevano un campionato dal lontano 1968. Lo sceicco Mansur bin Zayd Al Nahyan acquistò il club nel 2008 e da subito fece investimenti pesanti sul mercato, ma dovette aspettare 4 lunghi anni prima di poter festeggiare la vittoria della Premier League. Il 13 Maggio di otto anni fa le due squadre di Manchester, il City e lo United, arrivarono all’ultima giornata di campionato in testa alla classifica a pari punti. I Citizens, però, erano primi grazie alla differenza reti e agli scontri diretti a favore. Per vincere la Premier, dunque, sarebbe stato sufficiente vincere contro il Queens Park Rangers, quart’ultimo in classifica e a rischio retrocessione, o comunque fare lo stesso risultato dello United. Che quel pomeriggio affrontava in trasferta il Sunderland, già salvo e senza particolari stimoli.
Il racconto della partita
Quel pomeriggio l’Etihad Stadium era pronto ad esplodere di gioia, ma il modo in cui è avvenuto è entrato nella storia. Roberto Mancini opta per il classico 4-2-3-1 che prevedeva il terzetto Silva-Nasri-Tevez dietro all’unica punta Aguero. La diga di centrocampo era formata da Barry e Toure, mentre davanti ad Hart stazionavano Zabaleta, Kompany, Lescott e Clichy. Sulla carta non ci sarebbe dovuta essere partita: il Manchester City avrebbe dovuto vincere abbastanza facilmente contro il QPR, rendendo di fatto inutile la prevedibile vittoria dei cugini dello United contro il Sunderland. Eppure, fino all’inizio dei minuti di recupero del secondo tempo, i Citizens stavano incredibilmente perdendo contro la squadra londinese, consegnando di fatto il titolo ai Red Devils.
Tutti gli occhi erano puntati sull’Etihad Stadium di Manchester e sullo Stadium of Light di Sunderland, i due campi in cui si sarebbe deciso il futuro della Premier League. La sfida parallela tra City e United vede scagliare il primo colpo al 20’ del primo tempo, quando Wayne Rooney porta in vantaggio i Red Devils, portando così la sua squadra in vetta alla classifica. La risposta dei Citizens arriva a 5’ dalla fine della prima frazione, con il gol di Zabaleta che sblocca la partita. All’Etihad i tifosi cominciarono già a festeggiare, ma tutto si sarebbero aspettati tranne quello che successe nella prima parte della ripresa. Al 49’ una sciocchezza di Lescott spalanca le porte a Cissé, che col destro trafigge Hart rimettendo così i conti in parità. Pochi minuti più tardi, però, Barton ne combina una delle sue e si fa espellere, lasciando il suo QPR in dieci. Il club londinese non si demoralizza e al 66’ trovò addirittura il gol del vantaggio: Traoré si invola sulla fascia sinistra e la mette dentro per il colpo di testa di Mackie. 1-2 per il Queen’s Park Rangers, l’Etihad Stadium è gelato.
Quegli ultimi incredibili minuti
A quel punto Mancini decise che era arrivato il momento di tentare il tutto per tutto: in pochi minuti Barry e Tevez lasciano il posto a Dzeko e Balotelli. Nonostante la superiorità numerica, il City non riesce a sfondare e si arriva così al 90’ col QPR ancora in vantaggio. L’arbitro Mike Dean assegna 5’ di recupero, ma per i tifosi dei Citizens la resa è vicina: servono due gol per vincere la partita e la Premier League. Ci prova Balotelli, ma il suo tentativo viene deviato in corner da Kenny. Intanto, lo United è ancora in vantaggio per 1-0 contro il Sunderland ed è pronto a festeggiare la vittoria del titolo. Ma sugli sviluppi di quel calcio d’angolo, al 92’, arriva la zuccata di Dzeko che riapre incredibilmente la gara. Mancano ancora 3’, di colpo l’Etihad è tornato una bolgia e il City ci crede ancora. Ci crede soprattutto Sergio Aguero, che l’estate del 2011 aveva lasciato l’Atletico Madrid per sposare il progetto dei Citizens.
Il Kun non vuole lasciarsi sfuggire quell’occasione e sarà suo il gol che darà il titolo alla sponda blu di Manchester. L’argentino riceve palla al limite dell’area, fa uno slalom, ne salta due e lascia partire un destro che non lascia scampo a Kenny. È il gol del 3-2, l’Etihad esplode e l’incubo si trasforma nuovamente e diventa, questa volta definitivamente, un sogno realizzato. L’arbitro Mike Dean fischia la fine, il City vince la partita e conquista la Premier League dopo 44 anni. E per la seconda volta, dopo Ancelotti con il Chelsea, un italiano vince la Premier League: è anche il trionfo personale di Mancini.
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