Claudio Gavillucci, ex arbitro, ha analizzato a Radio Punto Nuovo l’anno appena trascorso dal punto di vista arbitrale.
2020 – «Anno difficile per tutte le componenti calcistiche, anche per gli arbitri. La pandemia non ha aiutato, quindi non posso che dare un giudizio positivo per essere riusciti a portare a termine il campionato nonostante le difficoltà. Ho notato, che come auspicato nel mio libro, in questa nuova stagione la FIGC con promotore Gianluca Rocchi , ha istituito una figura che facesse da collante tra le squadre e gli arbitri. Inoltre anche la riunificazione della Can A e B ha portato vantaggi legati sia alla gestione delle indisponibilità dovute alla pandemia, sia dal punto di vista tecnico per la crescita dei giovani arbitri».
AIA – «Per far regnare la trasparenza c’è bisogno di una maggiore comunicazione da parte dell’Aia, la strada intrapresa da Rocchi è quella giusta. Il male peggiore è la mancanza di cultura sull’argomento. Ascolto molti commenti di ex calciatori ed anche ex arbitri che non hanno mai utilizzato la Var. Io stesso che sono fuori dal calcio d’élite da solo 2 anni, anche se ho utilizzato la Var per due stagioni, non posso essere aggiornato sull’utilizzo corretto e sulle disposizioni impartite dal designatore per il campionato in corso, come un mio collega che lo usa tutte le settimane. L’Aia dovrebbe informare settimanalmente prendendo spunto da episodi avvenuti in campo, quelli che sono le interpretazioni delle regole. Quando vedo i presidenti che si lamentano, mi viene da sorridere, perché gli stessi presidenti non capiscono che per avere spiegazioni e miglioramenti c’è necessità di parlare la stessa lingua degli arbitri».
PROPOSTA MAROTTA – «Un dirigente lungimirante nonché ex arbitro, parlava giustamente della necessità di una tavola rotonda come in Inghilterra e di un interlocutore ufficiale, ma per fare questo c’è necessità che i club si attrezzino con personale qualificato e che la Lega o la FIGc investa dei soldi. Ne gioverebbe tutto il calcio».
REGOLAMENTO ELEZIONI AIA – «È stato modificato nuovamente a febbraio, dopo che era stato già abbassato il quorum da 65% a 55% per la rielezione del presidente in carica. L’ulteriore modifica oltre a renderlo confusionario ha dato a Nicchi ben due possibilità di essere eletto nuovamente, ma il paradosso è che se dovesse prendere il 51% l’Aia si ritroverebbe con un presidente eletto ma non eleggibile e quindi in una situazione d’impasse che per chi deve far rispettare le regole e dirimere controversie in campo non è il massimo dell’efficienza. Penso che questa sia l’ennesima prova del fatto che c’è necessità di propulsione nuova all’interno dell’Aia affinché si riporti l’Associazione ai fasti di un tempo. Ormai sembra ufficiale la candidatura di Alfredo Trentalange persona umanamente e tecnicamente di alto livello, che se sarà confermata ben venga, in quanto porterà sicuramente quel cambio di marcia necessario».