Walter Zenga, ex allenatore tra le altre di Catania e Cagliari, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, nella quale ha raccontato il suo presente e le ambizioni per il futuro.
PRESENTE – «Sono a Dubai, come tutti mi limito a vedere le partite in televisione. È un momento particolare, ne approfitto per passare del tempo con i miei figli: li vado a prendere a scuola, mi diverto con loro… Insomma, faccio il papà a tempo pieno».
CAGLIARI – «Onestamente, ammetto che mi sarebbe piaciuto proseguire. Avrei potuto costruire un qualcosa di speciale perché, personalmente, si trattava di una tappa importante per la carriera. Non fu semplice, considerando il lockdown e le tante partite giocate in soli 40 giorni: non ci fu il tempo di studiare a fondo la rosa, valutare i nostri talenti e lavorare in un certo modo. Tutto ciò mi ha un po’ penalizzato, ma tant’è: non porto rancore e guardo avanti».
SERIE A – «Certo, so che potrei essere ancora protagonista. Ci sono molti colleghi giovani, ma non conta l’età, bensì la mentalità, l’atteggiamento e le capacità. Bisogna sapersi adattare alle rose a disposizione: a Cagliari, per esempio, giocavamo con il 3-4-1-2, a Crotone con il 4-3-3. Un allenatore, prima di tutto, deve scegliere il miglior abito per i propri calciatori».
RAMMARICO – «Parlo proprio del Cagliari: se potessi tornare indietro, forse farei un qualcosa di diverso. Tuttavia, a livello contrattuale, la situazione mi sembrava già delineata…».
ESPERIENZA ALL’ESTERO – «Voglio tornare in A, anche se il mio cv ‘parla’ straniero: purtroppo ho avuto la sfortuna di trovarmi in 4-5 situazioni particolari, come alla Sampdoria. Nulla contro Montella, che prese il mio posto, ci mancherebbe, ma i risultati non cambiarono. A Venezia, discorso simile. È andata così, ciò che conta è pensare che ci sarà sempre un domani».
INTER – «Il campionato è in linea con le aspettative, spiace per il quarto posto nel girone di Champions. C’è anche la Coppa Italia da vincere, la possibilità di chiudere alla grande c’è: senza dimenticare la mancanza dell’impegno europeo, che può fare la differenza in positivo».
SENZA SCUDETTO – «La stagione sarebbe insufficiente, inutile girarci attorno. Comunque l’Inter è la favorita».
MILAN NON MOLLA – «Vero, ma i nerazzurri hanno un qualcosa in più come scelte. In ogni caso, Pioli è bravissimo e non sono sorpreso dai risultati: ha dovuto far fronte a tante assenze, per Covid-19 e infortuni vari, ed è sempre riuscito a fare di necessità virtù. E dire che la società pensava di sostituirlo con Rangnick… Ah, quasi dimenticavo: super anche Maldini, finalmente l’ambiente gli sta riconoscendo i giusti meriti».
COLLEGHI – «Penso al percorso di De Zerbi: ha rifiutato alcune offerte pur di rimanere al Sassuolo. E ha avuto ragione, lavora secondo le proprie idee avendo la possibilità di sbagliare. E questo, nel nostro mestiere, non è poco. Gli faccio i complimenti, probabilmente in passato avrei dovuto fare come lui a livello di decisioni. Bravo anche Juric, senza dimenticare Gasperini: tecnico affermato da anni, totalmente supportato dalla società. E il caso Gomez lo conferma».
DONNARUMMA – «Parliamo di un giovanissimo con 227 match ufficiali in rossonero, a volte ci dimentichiamo della sua età. Credo che Gigio sappia benissimo cosa fare da ‘grande’, lo conosco bene. La sua qualità migliore è quella di farsi scivolare addosso la pressione determinata dal fatto di difendere una porta così importante. Sul suo futuro, però, no comment: dico solo che il Milan, oggi, è una splendida realtà»
TANTA INTER IN NAZIONALE – «Inevitabile parlare di Bastoni e Barella. Pensi: volevo Alessandro quando ero al Crotone, purtroppo non se ne fece nulla. Su Nicolò, beh… che dire: ne parlai per la prima volta con Giulini nel 2014, quando era in Primavera e in Prima Squadra c’era Zeman. Il presidente, lo ricordo benissimo, mi disse: ‘Walter, questo ragazzo è veramente forte’. Direi che il tempo gli ha dato ragione. Un applauso a Conte, che è riuscito a valorizzare entrambi»
SITUAZIONE SOCIETARIA DELL’INTER – «Impossibile rispondere, pochi conoscono i dettagli. Mi limito a dire che il periodo storico è complicatissimo per chiunque, Inter compresa, club che conta su 60-65.000 abbonati. Le perdite economiche sono state enormi, ci può stare che le proprietà facciano determinate valutazioni. Detto ciò, spero seriamente che si possa voltare pagina».
VIRUS – «Nessuno, e sottolineo nessuno, può permettersi di mettere in dubbio la gravità del virus. Tuttavia, il vaccino si sta diffondendo e presto i contagi caleranno: perché non si può concedere la possibilità ai tifosi di entrare allo stadio, ovviamente distanziati e con le necessarie misure di sicurezza? Perché mio figlio, che gioca in Eccellenza, deve restare fermo? Il calcio, lo sport e il mondo in generale devono ripartire».