Marcello Lippi, ex allenatore e Campione del Mondo con l’Italia nel 2006, è tornato a parlare della lotta per lo scudetto ma anche della Nazionale in una lunga intervista rilasciata a Sky Sport:
FAVORITA PER LO SCUDETTO – «Manca tanto tempo alla fine del campionato e vanno considerate tante cose a cominciare dagli impegni. Alcune sono ancora in Champions, altre in Coppa Italia e comunque in corsa al campionato. Altre che invece hanno l’Europa League e una che ha solo il campionato e può concentrarsi solo su una gara per settimana. È un vantaggio da non sottovalutare. È vero che le grandi competizioni ti danno carica, ma a lungo andare avere meno impegni può contare. Io penso che Milan, Inter e Juve abbiano il 33% a testa di possibilità di vincere lo scudetto».
PIRLO E CONTE – «Li ho seguiti. Ho trovato grande serenità in Pirlo. Antonio è sempre il solito, un trascinatore da calciatore e lo è anche da allenatore. Ma è molto bravo anche Pioli. è saggio e sereno e trasmette serenità. Il Milan si è rinforzato parecchio. Prima poteva avere qualche problema di ricambi che ora non ha. Se la giocheranno fino alla fine tutte e tre le squadre. La Juve è in crescendo. Questo pragmatismo che sta dimostrando di avere anche Andrea, dimostra la sua intelligenza anche nel gestire le diverse partite».
DIFESA SOLIDA – «Il dna della Juve è sempre stata la determinazione, la voglia di vincere e grande carattere con grandi campioni. Bisogna dire che Pirlo, in questa nuova avventura, senza avere esperienza dirette in nessuna squadra, si è trovato anche in mezzo a un rinnovamento e di mezzo anche a un inizio di stagione senza preparazione completa, che non è importante solo da un punto di vista fisico ma anche per fare le prove tattiche. Adesso ha trovato una quadra di quello che cercava e ha anche l’intelligenza di essere qualche volta più concreti del solito».
RONALDO – «Non è un caso che due grandi campioni come Zidane e Pirlo abbiano trovato subito il modo giusto di gestire un grande campione come Ronaldo. Una delle doti di Pirlo è la grande capacità di comunicare. Fra Zidane e Pirlo c’è una grande analogia, entrambi mi hanno detto che avrebbero aspettato tre anni prima di rimettersi in corsa ed entrambi dopo tre anni sono venuti a dirmi che volevano andare in panchina. Lui sa entrare nella testa dei campioni. Non vince l’allenatore più bravo tatticamente ma quello che entra nella testa dei propri calciatori».
NAZIONALE – «Adesso non c’è problema di posto. Adesso serve creare un gruppo di 30 giocatori di grande valore. Quando allenavo io la Nazionale c’erano il 65% di italiani in campionato, ora questa percentuale rappresenta gli stranieri. Roberto è riuscito in poco tempo a creare un gruppo giovane, tecnico e molto forte. Ha mandato messaggi ai club convocando calciatori che non avevano nemmeno esordito nel club. L’Italia ha grande autostima e questo è importante».