Il derby di domenica a San Siro sarà il trionfo del multiculturalismo. Certo, magari con una ventina lingue diverse potrebbe non essere facilissimo capirsi, ma quello che importa alla fine è la lingua del campo, che vale da Rosengaard, dove è cresciuto Ibra, a Bahia Blanca, la città di Lautaro Martínez. Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, infatti, saranno 23 i Paesi in campo, di cui sei (Italia, Belgio, Danimarca, Spagna, Inghilterra e Croazia) rappresentati da giocatori di entrambe le squadre.
Tanti Balcani
Anche le proprietà sono straniere. Da una parte il Milan americano del fondo Elliot, dall’altra l’Inter della famiglia cinese Suning, che ha da poco dato una svolta al proprio look. Nuovo logo e nuovo nome, tutto italiano, “InterMilano“. Ci saranno poi calciatori che parlano tante lingue diverse. Un esempio? Zlatan Ibrahimovic, che nel recente derby di Coppa Italia ha battibeccato in inglese con Lukaku, ma con Mandzukic e Rebic parla croato. Dovrà però stare attento, perché lo capiranno perfettamente anche Perisic e Brozovic, in una partita che potrebbe avere molti rappresentanti dell’ultima finale mondiale.
Record curioso
Occhio anche al Nord Europa. Oltre allo svedese Ibra, Kjaer, Hauge ed Eriksen pianteranno la bandierina danese, Tomori e Young quella inglese, Lukaku e Saelemaekers la belga. Mancherà forse un po’ di Sudamerica. Se per l’Inter ci penseranno Lautaro e Vecino, i rossoneri arrivano al derby senza neanche uno in rosa, cosa che non succedeva da 24 anni.