Il tecnico del Bologna, Sinisa Mihajlovic, ha parlato così in conferenza stampa alla vigilia della trasferta contro il Sassuolo.
LA VICENDA CON I TIFOSI – «Storia lunga, provo a spiegarmi. I tifosi hanno espresso con noi quello che volevano chiarire, mi riferisco all’atmosfera sul pullman, le battute, ecc. Poi ho parlato io, anche se non mi sarei mai aspettato di dover chiarire qualcosa con i tifosi del Bologna dato che c’è una grande stima reciproca. Però quando c’è necessità di spiegarsi tra due parti che si amano vuol dire che qualcosa non è andato bene. Ci siamo confrontati su quello che aveva dato fastidio a entrambi, a me per esempio ha dato fastidio quello striscione che parlava di un pullman di pezzenti. Nella vita io ho sbagliato diverse volte ma ho sempre avuto l’umiltà di chiedere scusa nel momento in cui capivo di aver sbagliato, questo però non era il caso. Inoltre, ho sottolineato di essere straniero, e non per una questione di lingua, ma per quanto riguarda la mia cultura, le mie radici. Il mio modo di scherzare, comportarmi è totalmente diverso da quello degli italiani. Capita quindi spesso che mi debba spiegare negli scherzi. Quando sono arrivato in Italia vedevo sempre gli italiani parlare alzando le mani e la voce e pensavo stessero sempre litigando, poi ho capito… Nel mio paese invece quando si litiga non si alza la voce. Poi sono andato a spiegare punto per punto quello che loro hanno contestato. Ho chiesto se qualcuno di loro fosse mai salito sul pullman di una squadra prima di una partita… Non esiste una regola su come uno si deve comportare. Ci sono squadre che non si parlano perché stanno concentrati e zitti o perché sono preoccupati, quelli che alzano la radio o scherzano per allentare la tensione. L’atmosfera sul pullman era normale, come è stata tante altre volte. Per quanto riguarda quello che ho detto… Beh ho fatto una battuta sulla faccia tatuata perché mi divertiva, ma non ho detto ‘quel pezzente’. Ognuno è libero di vivere la propria passione come vuole quindi ho scherzato anche sull’età ma perché di solito si mettono i giovani a bloccare un pullman; e quando ho detto che sembrava stessimo vincendo il campionato era un complimento, non una presa in giro. Poi ho fatto notare che chi ha fatto il video l’ha fatto per far vedere da dentro cosa si sentiva e sui saluti ho spiegato che a nessuno è venuto in mente di scendere a salutare».
RICONOSCIMENTO – «Ho aggiunto anche che da due anni e mezzo parlo con gratitudine nei confronti dei tifosi; ho sempre detto che questo calcio senza tifosi non è calcio. Credo di essere l’ultima persona che vuole mancare di rispetto a questi tifosi. Poi ho fatto notare che viene sempre detto di quanto Bologna ha fatto per Mihajlovic, ma nessuno ricorda quando Sinisa ha fatto per i tifosi: la salvezza del primo anno, il lavoro dall’ospedale per guidare la squadra durante la malattia. Sono stato bravo io e sono stati bravi i tifosi, siamo pari. Altra cosa, quando giocavo e ora che alleno, io divento tifoso per quella squadra, sono un ultrà in panchina. Perciò se avessi mancato di rispetto ai tifosi e alla squadra, io avrei mancato di rispetto a me stesso e credo di dimostrarlo sempre: quando parlo con i giornalisti, quando guido la squadra, quando affronto gli arbitri… Io quando perso le partite sono incazzato nero, quanto un tifoso credo. E sono così perché amo il mio lavoro. Con la Stella Rossa vincemmo la Coppa dei Campioni quando c’era la guerra in Serbia e noi sapevamo che dovevamo giocare per la gente, per farli godere almeno per qualche ora. La situazione attuale di pandemia è simile. Io so cosa significano i sacrifici e non arrivare a fine mese quindi quello che io voglio trasmettere anche ai miei ragazzi è che noi dobbiamo vincere le partite per fare contenta questa gente qua. Gli striscioni, i fumogeni, sono cose che queste persone comprano togliendo magari qualcosa alla loro famiglia, così per le trasferte. Per quello che ho vissuto, io credo di essere l’ultima persona che può mancare di rispetto ai tifosi del Bologna. Io gli voglio bene e gli vorrò bene sempre, per quello che abbiamo passato insieme. Ho la coscienza pulita. Ora parliamo di calcio».
SASSUOLO – «È comunque un derby, tra l’altro non ho mai visto così tanti derby come a Bologna. Ad ogni modo noi andiamo a Reggio Emilia per vincere e vogliamo andare in campo con la testa e l’atteggiamento giusto. Domani è il mio compleanno, se dovessero vincere mi farebbero un bel regalo».
PARAGONE TRA LE DUE SOCIETÀ – «Direi di partire da quanto hanno speso per i giocatori. Boga, Locatelli sono giocatori da 15/20 milioni. Così parti in vantaggio. In generale però si parla di due società solide e serie, con due giocatori che amano giocare a calcio. Anche la partita di andata è stata equilibrata. Ora dobbiamo migliorare i dettagli, non voglio rivedere quanto è successo l’ultima volta. Faremo i conti alla fine, ma il Sassuolo non è un punto di riferimento, non vogliamo essere come loro. Siamo simili per il modo di vedere il calcio e perché si parla di club solidi».
FUTURO – «Io a Bologna sto bene, sono tranquillo e sereno anche se qualche volta mi arrabbio. Sto bene con i ragazzi, con la società, fino a qualche giorno fa anche con i tifosi (ride, ndr). Ora penso a salvarmi e a fare più punti possibile, poi a fine stagione parleremo degli obiettivi della società e si vedrà ma fino ad ora abbiamo sempre condiviso tutto e siamo sempre stati d’accordo. Ad ogni modo non si sa mai quello che potrà succedere».
FESTIVAL DI SANREMO – «Ci andrò. Stamattina ho sentito Amadeus e gli ho detto che per fortuna non c’è il pubblico perché io e Ibra a cantare, i due Zingari, non so cosa può succedere. Sul ballo ho dimostrato che non ce la posso fare, sul canto penso sarà ancora peggio. Ci sarà da ridere. E anche Ibra che sul ballo va meglio di me, sul canto non è gran che. Poi dovremmo cantare in playback, ma a Sanremo si può? Ad ogni modo sarà una bella esperienza, io amo i cantanti italiani, e poi l’Italia è un grande paese, l’unica cosa che vi manca è un po’ di coraggio».