di Gabriele Codeglia
Samuele Mulattieri sta continuando a segnare, sempre in riva al mare. Da Spezia, passando per l’Olanda e ora al Crotone. L’attaccante classe 2000 di proprietà dell’Inter ha già realizzato 3 gol in 2 presenze con i pitagorici, tra Coppa e campionato. Un inizio travolgente: dopo la doppietta al Como di ieri sera, lo trattano già da star. Un passo alla volta, sta cercando di costruirsi il successo. Noi lo avevamo intervistato lo scorso inizio marzo, quando si stava mettendo in mostra al Volendam, in Eerste Divisie, ovvero la seconda serie dei Paesi Bassi e vi riproponiamo le sue parole.
Il viaggio di Samuele Mulattieri. Dal Mediterraneo, dal Mar Ligure, passando per Milano, fino all’Olanda, ai laghi artificiali di Volendam. Perché il popolo orange è avanti, da sempre, e ha sfidato il mare vincendolo con grandi dighe: in dialetto locale ‘vold‘, riconducibile a sua volta al verbo ‘vollen’ “riempire”, e ‘dam‘ “diga”. Pochi abitanti, a una manciata di chilometri da Amsterdam. L’avventura tra i grandi di Samuele Mulattieri parte da qui, da questo piccolo porticciolo nel nord-ovest dei Paesi Bassi.
Ad oggi, è il capocannoniere della propria squadra, e il settimo migliore della Eerste Divisie, la seconda serie olandese. Un totale di 11 gol segnati in 20 presenze complessive che lo rendono, per ora, il secondo miglior marcatore italiano nei campionati esteri in questo 2020-2021, dietro soltanto a Moise Kean (17 gol in 31 presenze stagionali, ndr).
Un Volendam giovanissimo, sesta squadra con l’età media più bassa di tutto il campionato (22.4 anni), dietro soltanto alle seconde formazioni di Ajax (18.5), AZ Alkmaar (18.9), PSV (19.1) e Utrecht e del Dordrecht. L’allenatore è Wim Jonk, allievo di Cruijff, ex centrocampista anche dell’Inter, con cui ha vinto la Coppa UEFA nel 1994. Proprio quell’Inter che è la proprietaria del cartellino di Samuele Mulattieri.
Ma prima di arrivare in nerazzurro, il sogno del classe 2000 parte dalla provincia della Spezia, più precisamente da Arcola, il piccolo paesino in cui ha sempre vissuto.
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«Ho iniziato a giocare nella Sarzanese e poi, nell’estate tra la quinta elementare e la prima media, sono passato allo Spezia. Dopo aver fatto tutto il percorso dagli esordienti alla Primavera, esordii in prima squadra grazie a Fabio Gallo nella trasferta di Frosinone, in Serie B, e segnai anche il primo gol tra i professionisti a Pescara. Io, però, ero semplicemente un aggregato di belle speranze dalla Primavera, non avevo ancora un contratto, non ero ancora stipendiato…».
Contratto che firmi nell’estate del 2018 con il trasferimento all’Inter…
«La prima annata non è stata positiva, anzi… Poi ho scelto di rimanere in Primavera da ‘fuori quota’ l’anno scorso. Diciamo che è andata bene. La stagione è stata interrotta per via del Covid, il campionato non ha più ripreso però sono riuscito a diventare il capocannoniere del girone con 15 gol».
E da lì arrivano le prime proposte dall’Italia?
«C‘erano offerte da squadre di Serie B italiana, ma non mi convincevano molto. Mi sembrava di andare a fare la solita stagione in prestito, senza troppe motivazioni, come capita a tanti giovani oggi. E quindi poi ho scelto il Volendam…».
Una scelta particolare: ti hanno voluto fortemente?
«Il Volendam ha fatto subito capire di avermi seguito, monitorato, cercato e voluto. È bastato questo per convincermi. Per loro ero Samuele Mulattieri, c’era un perché dietro la scelta e non si sono fatti avanti tanto per assicurarsi un giovane. Non mi hanno detto in che ruolo specifico avrei giocato, ma non era la priorità per me. Hanno insistito molto perché mi trasferissi qui in Olanda. All’inizio, il direttore sportivo Jasper van Leeuwen, e il suo collaboratore Ruben Jongkind specialmente, mi hanno fatto sentire come a casa anche perché il secondo è anche l’unico che sa parlare un pochino l’italiano».
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Come ti trovi con Wim Jonk?
«È molto bravo, allena qui dall’anno scorso. Vuole che giochiamo a calcio, nel vero senso della parola. Tanto possesso palla. In allenamento usa la ‘regola dei 3 secondi’: non appena perdiamo il pallone, vuole che tutti andiamo subito a pressare il loro portatore e le soluzioni di passaggio, molto aggressivi, sempre in avanti e abbiamo tre secondi per arrivare sull’avversario, altrimenti secondo lui siamo in ritardo per poter pressare in modo efficace. Viene dalla scuola di Johan Cruijff e si vede molto: ci fa guardare tantissimi video del Manchester City di Guardiola».
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A livello individuale, in che posizione stai giocando e come aiuti la squadra?
«Giochiamo col 4-3-3 e io sono la punta centrale anche se in carriera non ho mai fatto questo ruolo, sono più una seconda punta. Il mister mi vuole alto, per allungare la squadra e creare spazio per i nostri centrocampisti, ma spesso mi chiede anche di abbassarmi per aiutare il fraseggio e la manovra quando ricostruiamo l’azione. Mi piace, dico la verità, anche perché sono io in primis a voler imparare a giocare anche in questo modo: credo che ad oggi il ‘mestiere’ dell’attaccante centrale si vada un po’ perdendo e quindi è più richiesto, c’è più selezione. Ci sono molti attaccanti esterni in circolazione, ma poche punte. Ogni tanto comunque, magari a partita in corso, il mister mi sposta sull’esterno destro, per venire dentro al campo».
Però i gol sono arrivati, sei già in doppia cifra…
«Assolutamente. Sono arrivato qui al Volendam a stagione già iniziata, ad ottobre, saltando le prime sei partite. Ho iniziato subito a segnare, poi c’è stato un piccolo calo, ma ultimamente riesco a fare un gol ogni due match e sono contento. Mi sono anche tolto la soddisfazione di segnare il gol decisivo per la vittoria in casa della prima in classifica, poche settimana fa (il Cambuur, 0-1, ndr). Però me ne sono anche mangiati tanti (ride, ndr)».
Da questo punto di vista, sai in che cosa devi migliorare? Come riesci a focalizzarti sui tuoi punti deboli?
«Devo migliorare spalle alla porta, nella gestione del pallone, nel proteggerlo e far salire la squadra. Voglio acquisire più freddezza sotto porta, tante volte quando sono davanti al portiere magari ho qualche secondo in più per pensare a come concludere e segnare, e invece mi faccio prendere dalla fretta. Giocare da solo non è semplice, sono sempre stato abituato a farlo con un’altro attaccante di ruolo. La squadra ci fornisce l’accesso ad una piattaforma di statistiche e video, InStat, però io preferisco usare WyScout: pago l’abbonamento di tasca mia da tre anni, lo sfrutto tantissimo. Alla fine di ogni partita mi riguardo tutte le azioni, le occasioni, e poi cerco di imparare dai migliori. Mi divoro i video dei gol e dei movimenti di Lewandowski, Haaland, Lukaku: gente al top che gioca nel mio stesso ruolo».
Hai notato differenze a livello di preparazione, gestione, allenamenti, staff tecnico, rispetto all’Italia?
«Qui ci alleniamo sempre la mattina e pranziamo al centro sportivo, poi abbiamo due sedute di palestra alla settimana: una volta alleniamo la parte superiore; mentre nell’altra potenziamo la parte inferiore. Poi, se vogliamo, al pomeriggio possiamo restare al campo e migliorare qualche fondamentale tecnico a livello individuale: tiri in porta, cross».
Volendam, ventimila abitanti, una cittadina tranquilla. Come ti stai trovando nella realtà del calcio olandese anche per la vita in generale?
«È l’ambiente perfetto in cui crescere, ma intendo proprio il Paese a 360°. Non ci sono pressioni, non si dà tanto peso al risultato. Dal punto di vista tattico, guardiamo molti video della squadra che andiamo ad affrontare. Jonk cerca di farci assimilare la propria idea di calcio, ma sempre usando il pallone durante l’allenamento: giochi di posizione, un movimento continuo in fase di smarcamento e possesso palla. Qui vogliono costruirti facendo divertire la gente, allo stesso tempo. I tifosi sono molto calorosi, ci accompagnano spesso in corteo a fianco al pullman dopo le vittorie. Fuori dal campo si sta benissimo. Tra un paio di settimane dovrebbero riaprire i ristoranti, ogni tanto vado a fare due passi ad Amsterdam con il mio compagno di squadra Giannis Iatroudis. Lui è greco, in prestito dall’AEK Atene: è quello con cui ho legato di più in questi primi mesi, anche perché abita a pochi metri da casa mia. Siccome ho tanto tempo libero ora, oltre agli allenamenti e alle partite, ho deciso di imparare a suonare il pianoforte, ho fatto qualche lezione da un maestro, e la notizia dev’essere arrivata anche a un dirigente della società…».
Adesso siamo curiosi…
«Si chiama Jan Smit. È un po’ la figura principale del club, per l’immagine che ha (responsabile degli affari generali della società dal 2013, ndr). È un cantante, famosissimo in Olanda, va sempre in radio e in TV. Proprio il ds Jasper van Leeuwen gli ha raccontato della mia passione per il pianoforte e Jan mi ha scritto un messaggio invitandomi nel suo studio sua per una… ‘jam session’, io al pianoforte e lui con la chitarra.
Comunque ora Samuele Mulattieri pensa al campo, a fare ancora più gol possibili e poi a fine stagione si vedrà, c’è ancora un po’ di tempo davanti per fare bene».
Anche perché se Samuele Mulattieri segna gol come questo…
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