A quasi 5 anni dall’ultima volta, Zlatan Ibrahimovic è tornato a giocare con la sua Nazionale, la Svezia. In campo praticamente per tutto il match – è stato sostituito nei minuti finali -, l’attaccante del Milan al 35′ ha servito l’assist a Claesson per il gol del definitivo 1-0 con cui gli scandinavi hanno battuto la Georgia.
«Nessuna pressione – ha detto a La Gazzetta dello Sport -, ma ero emozionato. Ho sentito le farfalle nello stomaco». Un ritorno che è coinciso con una vittoria scialba contro una formazione non irresistibile: «Ci è mancato qualcosa a livello di gioco. La partita non è stata facile, ma portiamo a casa i tre punti ed è la cosa più importante. L’assist vincente? Claesson mi aveva appena chiamato dicendomi che era dietro di me. Io sapevo perfettamente dove fosse e gli ho dato il pallone all’indietro, così che potesse segnare. Tutto qui».
Dopo la partecipazione a una competizione canora come Sanremo, Ibra non poteva esimersi dal cantare l’inno nazionale per la prima volta, come espressamente richiesto dal ct Andersson: «L’ho dovuto studiare e l’ho imparato, cantarlo è stato bello. Come ho cantato? Insomma, chiedete a chi era vicino a me». Lo svedese è tornato sua problematica che sta affliggendo tanti sportivi, l’assenza del pubblico. I grandi atleti si esaltano tra gli applausi dei propri sostenitori e i fischi di paura degli avversari: «Ci manca il pubblico, i tifosi danno adrenalina con la loro passione. Ormai ci siamo abituati, vivo lo stesso anche quando gioco con il Milan».