Lo slittamento della decisione sulla riforma della Champions League a partire dal 2024 dice tanto sui rapporti tra i grandi club e la federazione europea. Nella riunione di mercoledì l’UEFA avrebbe potuto deliberare sul nuovo format, ma non si è trovato un accordo. Secondo quanto riportato dal sito di insider The Atlhetic, il mancato ok è legato allo sfruttamento dei diritti televisivi e commerciali della competizione. La torta, infatti, si allargherà, perché si giocherà molto di più e per più tempo. I club, quindi, vorrebbero avere una fetta più grande in termini di ricavi e maggiore peso politico, inserendo la possibilità di assegnare due dei quattro nuovi slot a delle big europee che non riusciranno a qualificarsi nei campionati nazionali. Un esempio? Due delle top six inglesi, che ogni anno rimangono fuori dalla Champions. La UEFA ha comunicato che la decisione definitiva sarà presa il 19 aprile, dopo essere stata discussa nella riunione del Comitato Esecutivo.
The #UEFAExCo meets on Wednesday to discuss:
🔄 A proposal to allow five substitutions at #EURO2020 and the #NationsLeague finals
🎟️ Admission of spectators to UEFA matches
🏆 How teams are selected to participate in the 2022 FIFA Women’s Under-20 World Cup.
Full details: 👇
— UEFA (@UEFA) March 30, 2021
Come cambia la Champions?
I club che parteciperanno alla nuova competizione dovrebbero passare da 32 a 36. Si dovrebbe dire addio alla fase a gironi, con ogni squadra che giocherà dieci partite (cinque in casa e cinque fuori), quattro in più di adesso. Un gioia per i club, che incasserebbero di più dall’indotto intorno ai match e dai diritti televisivi. Si formerebbe così una classifica totale, simile all’Eurolega di basket. Le prime otto squadre si qualificherebbero per gli ottavi subito, mentre le altre uscirebbero dagli scontri diretti tra la nona e la sedicesima. Dalla 17a alla 24a posizione si finirebbe in Europa League. Aumenterebbe anche il numero di partite. Ora sono 125, dal 2024 sarebbero 225, con una crescita dell’80%.
Il futuro di Euro 2021
Lunedì 19 aprile si dovrà parlare anche di Euro 2021. L’esecutivo, infatti, dovrà decidere quante e quali saranno le città ospitanti. Se fino a pochi mesi erano sicure in dodici, ora qualcuna essere esclusa per mancanza di garanzie sul numero dei tifosi presenti negli stadi a giugno. La UEFA, si sa, vuole il pubblico ed entro mercoledì 7 ha chiesto alle federazioni di far sapere se saranno in grado di permettere un accesso agli spettatori, seppur in maniera limitata. Se qualche stadio dovesse saltare, l’Inghilterra è pronta a ricucire il buco. Il piano vaccinale prosegue spedito, il premier Boris Johnson ha riaperto allo sport all’aperto e il governo ha manifestato la volontà di tornare ad avere 10000 tifosi negli impianti di Premier League a maggio. Dovesse essere così, Wembley si candida a un ruolo da protagonista, con ben sette partite, comprese le semifinali e la finale.
Outdoor sport is coming back. It’s great to see how many outdoor sports and settings are reopening from today, allowing many to #ReturnToPlay. Get the latest info and guidance. ⬇️
— Sport England (@Sport_England) March 29, 2021
C’è infine da definire la questioni relative alle rose delle nazionali. Alcune federazioni hanno chiesto la possibilità di allargare i gruppi da 23 a 25/26 giocatori, perché una stagione compressa come questa incrementa il rischio di infortuni. Sul tema si è espresso anche Roberto Mancini. «Potrebbe essere una cosa buona. Non si mai: può capitare che, durante il torneo, qualcuno prenda il virus e diventerebbe difficile andare a cercare altri giocatori. Sarebbero tutti in vacanza» ha spiegato ct della nazionale, intervistato dalla Rai.