Lunedì scorso la USL Championship, seconda lega professionistica del calcio statunitense, ha annunciato che Dan Di Micco, proprietario degli Charlotte Indiepence, sta vendendo le sue quote di maggioranza della franchigia. Nulla di strano, specie in periodo di crisi economica da Covid, se non si conosce il reale motivo della cessione. Di Micco, infatti, nelle scorse settimane si ero protagonista di una serie di tweet complottisti, che incitavano all’odio nei confronti della comunità asiatica, responsabile, secondo lui, della pandemia.
Background
Dimicco è l’ex CEO del colosso siderurgico Nucor e ha ricoperto l’incarico di consulente commerciale per la campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016, acquistando, nel 2018, le quote di maggioranza del club. Conservatore fino al midollo, sin dal 2017 ha flirtato con la retorica trumpiana, ma dalla fine del 2020, in concomitanza con le tribolate elezioni statunitensi, ha decisamente alzato il tiro, tanto che gli stessi tifosi hanno spesso segnalato i suoi tweet.
There is no room for hate in our communities and this move is a great first step in providing a space for everyone. https://t.co/oUYSMDaUoh
— ISC North America (@ISCSupporters) March 29, 2021
«La gestione quotidiana del club – di cui il signor DiMicco e altri non sono direttamente coinvolti – continuerà a essere supervisionata dal presidente e socio amministratore Jim McPhilliamy» si legge nel comunicato della USL.
Hate has no place in soccer and will not be tolerated. The ISC issues a statement of condemnation of Charlotte Independence owner Dan DiMicco and urges the USL to take action. #HateHasNoPlace | #StopAsianHate pic.twitter.com/zA1Hhemsjq
— ISC North America (@ISCSupporters) March 19, 2021
Precedenti
Sebbene alcuni fonti interne della franchigia abbiano confermato a The Athletic che il processo di vendita sia cominciato già a novembre, è innegabile come la Lega abbia dovuto affrontare l’imbarazzante questione dopo la sparatoria in un centro termale di Atlanta dello scorso 16 marzo, in cui sei delle otto vittime erano asiatiche. L’hate speech, l’incitamento all’odio, soprattutto sui social, è una questione molto seria negli sport USA e i cinguettii di Dimicco sono diventati un problema. Il caso è molto a quello dell’ex proprietario della squadra NBA dei Los Angeles Clippers, che nel 2014 ero stato intercettato mentre pronunciava alcuni commenti razzisti nei confronti di Magic Johnson. Allora la NBA non aveva l’autorità per togliere la franchigia a Sterling, ma di fatto l’ha obbligato a venderla per poco più di due miliardi di dollari. Per gli Charlotte Indipendence potrebbe andare nello stesso modo.
Scenari
Una vendita della squadra, poi, potrebbe aprire scenari impensabili. Nonostante l’imminente lancio degli Charlotte FC, che giocheranno in MLS, e una ristrutturazione da 31,7 milioni di dollari dell’American Legion Memorial Stadium, è possibile che il nuovo proprietario decida di lasciare il North Carolina. Sempre secondo The Athletic, l’USL avrebbe preso contatti con cordate di Baltimora, Buffalo, Des Moines (Iowa) e Pawtucket (Rhode Island). La lega starebbe poi strizzando l’occhio a potenziali investitori in diversi mercati inesplorati, come Cleveland, Jacksonville, Milwaukee e New Orleans, già terre fertili per NBA e NFL. Ad ora, tuttavia, non è chiaro se qualcuno è interessato a prendersi la patata bollente di nome Charlotte Indipendence.