Beppe Iachini torna sulla panchina della Fiorentina dopo il sofferto addio di Prandelli. Il nuovo-vecchio tecnico viola ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida contro il Genoa. Queste le sue parole:
RITORNO IN VIOLA – «Sono rimasto legato al gruppo, ai giocatori, alla società. Pensavo le cose potessero andare meglio, ma così non è stato. Arrivata la chiamata, come lo scorso anno, non ho potuto rifiutare. Mi auguro di riuscire a capire cosa non va e dare il mio contributo per risalire in classifica».
VLAHOVIC – «L’anno scorso ha fatto 6-7 gol sotto la mia gestione senza rigori. Quest’anno ne sta facendo di più e sta migliorando il suo score, anche con i rigori: ne sono felice. A inizio stagione, quando si parlava dell’arrivo di una punta, dicevo che Vlahovic fosse incedibile e che potesse far vedere grande cose. Quest’anno non abbiamo potuto fare la preparazione, Kouamé era più brillante perché è più leggero e Dusan aveva bisogno di più lavoro. Basta dire questo per far capire la stima che ho di Vlahovic. Detto questo, io voglio cercare col lavoro, con la partecipazione, di ritrovare tutti i ragazzi che hanno avuto meno fortuna in questo periodo. L’obiettivo è di avere la disponibilità e la partecipazione di tutto il gruppo. Sarà importante che tutti partecipino, a prescindere da chi siede in panchina».
PRANDELLI – «Con Cesare c’è grande stima e amicizia. Ci conosciamo da anni e non me la sento di commentare il suo sfogo. Lui stesso ha chiesto a tutti di girare pagina e di lasciarlo tranquillo. È giusto rispettare la persona e andare avanti, pensando al lavoro».
SOCIETÀ – «Ci vorrà compattezza da parte di tutti, dall’ambiente alla squadra passando per la dirigenza e per il presidente: ieri ci ha voluti salutare, è sempre il nostro primo sostenitore».
SALVEZZA – «Vogliamo cercare i punti che servono per portare a casa un campionato che è diventato più complicato di quanto non si pensasse. Vogliamo cercare di fare prestazioni importanti per portare a casa i risultati. Si potrà fare soltanto pensando al noi, non all’io. Da un lato c’è preoccupazione, dall’altro c’è la voglia di mettercela tutta. Magari dopo la partita col Genoa avrò un metro più preciso per capire cosa migliorare».
PROBLEMI – «È stata un’annata particolare per tutti: non voglio cercare scuse ma dico solo quello che è accaduto. In difesa, soprattutto con gli acciacchi di Pezzella, abbiamo dovuto cambiare di continuo. Poi alcuni ragazzi hanno avuto il Covid, come Pulgar e Callejon. Serviva qualche settimana in più di tempo per una condizione migliore. Detto questo, abbiamo fatto comunque ottime partite, col Torino in casa o con l’Inter a Milano. È un campionato che fa storia a sé, basti vedere chi è in fondo alla classifica: squadre come Parma e Torino non erano partite per stare lì. Magari senza preparazione, col Covid, senza tifosi, alcuni valori vengono meno e 2+2 fa 3. Sono cose che a lungo andare possono pesare. In quest’ultimo periodo, però, non ci giustificazioni: dobbiamo centrare gli obiettivi».
TATTICA – «Quando un allenatore subentra va sulle certezze della squadra, su quello che i giocatori crede possano recepire e su cui possano sentirsi un po’ più sicuri, per non dare eccessive preoccupazioni o ulteriori insicurezze. Dobbiamo rimanere concentrati: tutti i modi possono essere giusti e tutti i moduli possono essere sbagliati. Contano la concentrazione, l’attenzione, la partecipazione. In questo senso, tornando alla prima parte della stagione, i 4 gol di Castrovilli, i gol degli esterni e la pericolosità delle mezzali fa capire che non si attacca solo con le punte ma anche con l’aggressività e le palle difensive».