di Leonardo Maldini
Una competizione internazionale di livello alto non riconosciuto dalla UEFA. La Superlega vanta di già una storia incredibile. 12 presidenti hanno deciso di mettersi in proprio staccandosi dagli organi di UEFA e FIFA, una storia senza precedenti: o quasi. Il calcio vive una storia lunga e complicata e, scavando a fondo, in realtà, una storia simile è già avvenuta.
In un passato c’è stata un’altra Liga che ha avuto il privilegio di essere il campionato più ricco di tutti, e che poteva avere nella propria lega i migliori calciatori dell’epoca. Il massimo campionato colombiano di calcio. La Colombia ha avuto, nell’arco della sua storia, una delle leghe e uno dei campionati più ricchi e con i migliori calciatori del globo terracqueo, tra cui un certo Alfredo Di Stefano, nell’apice della sua carriera, prima del passaggio al Real Madrid.
La storia dell’ “El Dorado” del calcio colombiano inizia nel 1949 e arriva fino al 1954. È stato un periodo relativamente breve, in realtà, di pochi anni, ma in questi anni la Colombia ha avuto uno dei campionati più ricchi della storia del calcio, favorito anche dal fatto che nel 1948 c’è stata la crisi economica del campionato argentino durante il campionato del 1948, culminato addirittura con lo sciopero dei calciatori del campionato argentino.
Lo sciopero in Argentina
Nel 1948 la maggior parte dei calciatori argentini scioperò contro i club e la federazione argentina. Le richieste dei giocatori comprendevano un miglioramento salariale, una maggiore flessibilità contrattuale e, in generale, la possibilità di accedere alle conquiste sociali che i lavoratori conseguivano in quegli anni. Lo sciopero è un momento chiave per lo sport argentino, che segna una svolta per gli anni futuri. Accadde infatti che in quell’anno, nel 1948, i professionisti del calcio argentino esplosero davanti alla sproporzione tra gli stipendi ricevuti e le entrate dei club. Non appena conclusa la 25esima di campionato, con Racing come dominatore del campionato, il sindacato dei giocatori (calciatori sindacalizzati argentini) va in rivolta. La FAA, fondata nel 1944 con Fernando Bello (Indipendente) e Adolfo Pedernera in testa, decidono di fermare il campionato per cinque giornate per protesta contro una delibera del Tribunale Arbitrale per quanto riguarda i ritardi nei pagamenti ai giocatori. Inoltre, ci furono richieste per il miglioramento delle condizioni dei contratti, un salario minimo e il riconoscimento ufficiale della loro unione. Il reclamo mirava a migliorare le condizioni dei giocatori più modesti, ma il sostegno delle stelle era totale. L’AFA ha cercato di concludere il campionato “per rispetto dei tifosi”, ma i professionisti, a parte alcuni stranieri, si sono rifiutati di proseguire. Il torneo si è concluso con le squadre giovanili in campo. L’Independiente l’ha vinto e il Racing, leader della classifica quando è stato decretato lo sciopero, è arrivato quarto dopo aver ricevuto una sanzione di quattro punti per non essersi presentato nemmeno con le giovanili nelle ultime due giornate. Lo spettacolo che si vedeva in quelle gare era quasi grottesco. L’AFA, per terminare la competizione ha dovuto chiamare degli arbitri stranieri, costretti a dover parlare inglese, che hanno diretto le partite in giacca e cravatta e assistiti da un interprete. L’anno 1949 inizia a singhiozzo, con alcune conversazioni, alcune promesse che non vengono mantenute, alcuni scioperanti che tornano a giocare, altri che non lo fanno, e ritorsioni che non piacciono affatto ai leader, tra i quali c’era un giovane, ma sempre ribelle, Alfredo Di Stéfano.
L’El Dorado in Colombia
Nello stesso periodo, in Colombia viene introdotto il professionismo nel calcio che darà poi il via al periodo detto El Dorado del calcio colombiano. Viene chiamato El Dorado in riferimento a El indio Dorado, un luogo leggendario, in cui vi sarebbero immense quantità di oro e pietre preziose e conoscenze esoteriche molto antiche. Secondo questa leggenda, in questo luogo vi sono esseri umani che vivono in maniera agiata con i loro bisogni materiali completamente soddisfatti e in totale pace e armonia tra di loro godendosi la vita. È un luogo leggendario situato al di là del mondo conosciuto e viene spesso accostato e associato al paradiso terrestre o all’Eden.
Il calciomercato pirata
L’El Dorado calcistico colombiano è stato un po’ anarchico, al di là delle regole poiché é stato possibile grazie alla scissione interna che avvenne tra la Lega calcistica nazionale colombiana e la federcalcio colombiana. Per capire meglio, é come se la Serie A si separasse dalla Figc e organizzasse un proprio torneo. O, per tornare alle questioni di oggi, proprio come ha agito la Superlega.
Questa situazione porta in un lasso breve di tempo all’esclusione della Colombia dalla Fifa, ma questo non farà altro che lasciare ancora più campo libero ai club colombiani che si avventureranno così in spese pazze e ingaggi monstre per quell’epoca permettendo così a molti club colombiani di ingaggiare i migliori fuoriclasse e grandi calciatori di allora. E così si assistette all’ingaggio di diversi calciatori come che militarono nei club colombiani provenienti principalmente dall’Argentina, dal Perù e dal Brasile ma alcuni anche dall’Europa, tra cui l’italiano Luigi Di Franco, il calciatore lituano Vytautas Kriusciunas, tanti calciatori di nazionalità ungheresi tra i quali figurano Gyula Zsengeller, Bela Sarosi, Mihaly Uram e Laszlo Szoke e il cecoslovacco Jiri Hanke. Le stelle più luminose che militarono in quell’epoca nel campionato colombiano furono René Pontoni, Nestor Rossi e Alfredo Di Stefano soprattutto. Tutti e tre argentini. Alfredo Di Stefano, che poi diventerà una leggenda immortale del Real Madrid venne acquistato dai Millonarios di Bogotà proveniente dal River Plate e restò nella squadra di Bogotà dal 1949 fino al 1953.
Contromosse
L’Argentina cercò in qualche modo di contrastare questo esodo dei propri migliori calciatori verso i club colombiani, tant’ è che il suo presidente dell’epoca, Peron, promulgò una legge che impediva ai calciatori del suo paese di lasciare la patria, ma come si suol dire, fatta la legge, trovato l’inganno. Per esempio, l’argentino Julio Cozzi, per aggirare questa legge e per andare a giocare in Colombia, nelle file dei Millonarios di Bogotà, insieme a Di Stefano, nel 1950, anno in cui si accordò con i Millonarios, programmò le proprie nozze a Montevideo, in Uruguay e da lì non fece ritorno in Argentina, ma si recò in Colombia per giocare con la sua nuova squadra, proveniente dal Platense. Militò nei Millonarios dal 1950 al 1954. Era un portiere. Tra l’altro, storia nella storia, Julio Cozzi è stato il primo portiere della storia del calcio a realizzare un gol, su calcio di rigore nel 1952 proprio con la maglia dei Millonarios.
Provvedimenti della FIFA e Patto di Lima
Nel 1951 La Fifa espulse la Colombia, che così non rimase affiliata ad alcuna federazione internazionale. I Millonarios scrissero comunque una pagina importante di storia del calcio vincendo quattro titoli consecutivi del campionato colombiano, dal 1949 al 1953.
Tuttavia la DIMAYOR, la Division Mayor de Fùtbol Colombiano, che era stata fondata il 27 giugno del 1948 a Barranquilla e che si occupa di organizzare i tornei professionistici del calcio colombiano, dopo l’esclusione della Fifa nel 1951, cercò, già nel marzo di quell’anno di trovare diplomaticamente il modo di far rientrare la cosa cercando un riavvicinamento con la stessa FIFA. La DIMAYOR all’inizio proibisce di far firmare a giocatori stranieri contratti irregolari con le squadre colombiane, salvo pochi mesi dopo fare un passo indietro e autorizzare la firma dei contratti a patto che venissero riconosciuti e depositati ufficialmente. Le 18 società colombiane si riunirono più volte al tavolo con la DIMAYOR, che a sua volta ebbe varie riunioni con la Fifa e con essa nel 1951 fu sottoscritto il patto di Lima, luogo dove avvenne l’accordo tra FIFA e la DIMAYOR e fu trovato l’accordo per il deflusso di tutti quei calciatori stranieri con contratti irregolari e come termine ultimo, per portare a termine questa operazione, fu stabilita la data del 15 ottobre del 1954, che fu il termine ultimo per il rientro dei calciatori stranieri nelle loro federazioni d’origine. Dal 16 ottobre 1954, qualora i calciatori stranieri non avessero fatto ancora rientro nelle loro federazioni d’origine, sarebbero dovuti obbligatoriamente rientrare. In questo modo, nell’ottobre del 1954, ebbe così fine il periodo di El Dorado del calcio colombiano.