Nella storia del calcio, le sorprese sono all’ordine del giorno, anche se la competizione di cui si parla si chiama Champions League. Per fortuna, la coppa dalle grandi orecchie ha spesso riserbato molte sorprese, con formazioni non storicamente ai vertici europei capaci di scavalcare e arrivare più avanti delle più famose e ricche società. Nel raro caso in cui riescano a vincere, tutte le attenzioni e i riflettori sono su di esse. Ricordiamo infatti i clamorosi trionfi di Nottingham Forest, Celtic, Steaua Bucarest e Feyenoord, per citarne solo alcuni. Quando però queste squadre arrivano all’ultimo atto senza poi compiere il passo decisivo, finiscono quasi nel dimenticatoio.
La storia della Champions è piena di finaliste perdenti inaspettate, che per pochissimo non hanno potuto scrivere il proprio nome nell’albo dei vincitori. Qualcosa che non ha nulla a che vedere con la sorpresa che il Chelsea ha destato negli appassionati eliminando il Real Madrid. Di questo ci occuperemo in questo approfondimento.
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Spagna
La federazione spagnola è quella con più titoli vinti. Il Real Madrid fa da padrone con 13 finali vinti, segue il Barcellona a 5 e qui si chiude la lista. Nonostante questo dualismo riduttivo, ci sono altri due club ispanici ad aver raggiunto la finale del torneo. Oltre all’Atletico Madrid, la terza regina del campionato della Liga, si tratta del Valencia.
Valencia
I pipistrelli hanno avuto per due anni consecutivi la possibilità di vincere la Champions League, ma in entrambi i casi hanno fallito per un soffio. La duplice sconfitta è arrivata nel 2000 e nel 2001, in finale prima contro il Real Madrid, poi contro il Bayern Monaco.
Dopo il quarto posto in Liga nella stagione 1998/99, la squadra di Claudio Ranieri si qualificò al terzo turno preliminare di Coppa dei Campioni, in cui eliminò con facilità gli israeliti del Hapoel Haifa. Nella prima fase a gironi si piazzò in testa nel Gruppo F, davanti a Bayern Monaco, Rangers e PSV, mentre nella seconda fase a gironi dovette accontentarsi di un secondo posto alle spalle del Manchester United nel Gruppo B. Nella fase finale eliminò prima la Lazio, poi il Barcellona, ma fu costretto ad arrendersi ai connazionali del Real Madrid, che vinsero l’ottavo titolo della loro storia con un netto 3-0.
Visto il terzo posto in campionato dello stesso anno, il percorso in Champions League del Valencia la stagione successiva fu molto simile. Vittoria nel terzo turno preliminare contro il Tirol Innsbruck, primo posto nella prima fase a gironi e anche nella seconda, in questo caso concludendo a pari punti proprio del Manchester United, ma piazzatosi sopra per miglior differenza reti. Nella fase finale gli spagnoli batterono l’Arsenal e il Leeds United, ma furono piegati dal Bayern Monaco all’ultimo atto. Fatali i calci di rigore dopo un 1-1 nei tempi regolamentari, in particolare per l’errore di Mauricio Pellegrino a oltranza.
Inghilterra
L’Inghilterra è la federazione con più squadre diverse a vincere la Champions League. Sono 5, Liverpool, Manchester United, Nottingham Forest, Aston Villa e Chelsea. Insieme a Italia e Germania è la nazione con più finaliste perdenti diverse, ben 6 tra cui figurano club altisonanti come l’Arsenal o il Tottenham. Una di queste però è andata vicino a vincere in un’occasione e la si tende a dimenticare: il Leeds United di Jimmy Armfield.
Leeds United
L’avventura in Champions League degli inglesi è successiva alla vittoria del secondo titolo in campionato nel 1974. L’anno dopo, il Leeds partì, per regolamento, dal primo turno eliminatorio, in cui affrontò lo Zurigo, battendolo senza problemi. Gli avversari successivi furono gli ungheresi dell’Újpesti Dózsa, l’Anderlecht e il Barcellona, in questo caso dopo un sofferto 3-2 fra andata e ritorno. Mancava pochissimo al trionfo, ma la finale contro il Bayern Monaco fu decisiva; 2-0 il risultato finale con reti di Franz Roth e Gerd Muller.
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Italia
Come già accennato, le squadre italiani che hanno perso una finale di Champions League sono 6, a pari merito con Inghilterra e Germania. Noi però abbiamo un primato poco invidiabile, che consiste nel maggior numero di singole finale perse, per un totale di 16 secondi posti. Merito di ciò è soprattutto la Juventus, con 2 vittorie e ben 7 finali perse dal 1973 al 2015, ma bisogna aggiungerci anche altre squadre meno note. Oltre ai bianconeri, all’Inter e al Milan, che sono anche le uniche italiane ad aver alzato la coppa, se ne aggiungono altre 3.
Roma
In quegli anni sono la vincitrice della Serie A si sarebbe qualificata alla Coppa dei Campioni della stagione successiva. Per questo alla Roma di Liedholm fu necessario trionfare nel campionato 1982/83 per partecipare alla massima competizione europea per club. Nell’annata 1983/84, i giallorossi affrontarono il breve, ma irto di insidie, percorso che partiva dai sedicesimi di finale e arrivava all’ultimo atto, senza fase a gironi. Le avversarie da eliminare furono il Göteborg, il CSKA Mosca, la BFC Dynamo di Berlino, fino agli scozzesi del Dundee United. Niente di invalicabile, per così dire, fino all’ardua finale contro il Liverpool. I britannici passarono in vantaggio nel primo tempo con Neal, ma la squadra della capitale pareggiò al 43′ con Roberto Pruzzo. L’1-1 si protrasse fino ai calci di rigore, dove gli errori di Bruno Conti e Francesco Graziani, uniti al penalty decisivo di Kennedy sancirono il quarto titolo dei Reds.
Fiorentina
La viola vincitrice dello scudetto nel lontano 1956 si presentò alla Coppa dei Campioni dell’anno successivo con alte aspettative. Vista la prima posizione del campionato, la viola di Bernardini partì dagli ottavi con gli svedesi del Norrköping, battuti 2-1 fra andata e ritorno. Successivamente gli avversari furono gli svizzeri del Grasshoppers e la Stella Rossa, infine la finale contro il Real Madrid. Al Santiago Bernabeu i padroni di casa vinsero per 2-0 con gol di Di Stefano e Gento e portarono a casa il secondo titolo consecutivo. La Fiorentina ne uscì sconfitta, certo, ma partecipò a un’importante pezzo di storia calcistica.
Sampdoria
L’ultima squadra italiana che analizziamo è la Sampdoria di Boskov, la leggendaria squadra che fuori da ogni pronostico nel 1991 vinse il primo e finora unico scudetto. Dopo la suddetta prima posizione, i blucerchiati si presentarono alla Champions League dai sedicesimi di finale e imposero subito un pesante 7-1 ai norvegesi del Rosenborg. La squadra poi a essere battuta fu l’Honved, formazione ungherese, grazie a una brillante rimonta nel match di ritorno, poi nella fase a gironi la Samp si piazzò prima davanti a Stella Rossa, Anderlecht e Panathinaikos. La formula di quell’anno prevedeva che le due vincitrici dei gironi si scontrassero nella finale e così fu contro il Barcellona. Anche Genova fu immersa in una grande pagina di storia dato che quel giorno a Wembley il Barça vinse il primo titolo europeo di questo calibro della sua storia. Decisivo fu il gol dell’attuale allenatore dei catalani Ronald Koeman, con un calcio di punizione al 112′.
Germania
La Germania ha portato sul tetto d’Europa tre squadre nella storia. Oltre alle ben famose Borussia Dortmund e Bayern Monaco, quest’ultimo campione in carica, anche l’Amburgo trionfò nel 1983. Le finaliste perdenti in totale però sono 6, 3 che corrispondo alle già citate, altre 3 che sono Borussia M’gladbach, Eintracht Francoforte e Bayer Leverkusen.
Amburgo
Pur avendo portato a casa nel 1983 una Champions League, si tratta di una squadra il cui blasone è molto minore rispetto ad altri giganti. Già nel 1980 i ragazzi allenati da Branko Zebec si erano avvicinati al trionfo, qualificatisi alla Coppa dei Campioni grazie al primo posto in Bundesliga. Nella competizione europea, quell’anno i tedeschi batterono ai sedicesimi di finale gli islandesi del Valur, poi i sovietici della Dinamo Tblisi agli ottavi e l’Hajduk Spalato ai quarti. In seminfinale l’Amburgo fu capace di una vera e propria impresa, battendo per 5-1 il Real Madrid nella sfida di ritorno dopo aver perso 2-0 all’andata, ma non bastò a sollevare la coppa. In finale infatti si impose il famoso Notthingam Forest, che nel 1980 vinse il secondo titolo in quella competizione. Decisivo il gol di John Robertson nell’1-0 di Madrid.
Eintracht Francoforte
Un’altra squadar tedesca da analizzare è l’Eintracht Francoforte, che nel 1960 sfiorò il suo primo titolo in Champions League. L’anno dopo il piazzamento al primo posto in Oberliga, il massimo campionato della Germania Ovest, la squadra di Paul Oßwald partì con una strana vittoria nel primo turno di qualificazione, dato che i finlandesi del KuPS si ritirarono dal torneo. Seguirono le vittorie ai danni dello Young Boys, dell’SC Vienna e dei Rangers, piegati in semifinale con un totale fra andata e ritorno di 12-4. Il sogno svanì, però, all’ultima partita, quando il Real Madrid di Di Stefano e compagni rifilò un 7-3 ai rivali tedeschi. Quello fu il quinto titolo dei blancos e dopo quella stagione dovettero aspettare il 1966 per tornare a trionfare, in finale con il Partizan Belgrado.
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