Ecco perché il Torino non può festeggiare l’ennesima salvezza

by Redazione Cronache

di Andrea Sperti 

«Non mi va di festeggiare più di tanto, però ci siamo ritrovati a lottare in una situazione delicata e da veri uomini ne siamo usciti fuori! Mai più ripetere campionati così! Il Torino merita ben altro».

Un messaggio forte, diretto, di quelli che arrivano subito al cuore del problema senza cercare alibi e scuse. Lo ha scritto Armando Izzo sul proprio profilo Instagram dopo il pareggio ottenuto dal Torino contro la Lazio. I granata grazie al punto conquistato all’Olimpico possono brindare all’ennesima salvezza della loro storia ma, visto l’obiettivo stagionale, nessuno può davvero festeggiare per questo traguardo.

La stagione

La formazione del presidente Urbano Cairo ha vissuto una stagione travagliata che, ad un certo punto, sembrava potesse finire anche con un’amara retrocessione. L’arrivo di Davide Nicola, al posto di Marco Giampaolo, ha cambiato la mentalità della squadra, che è passata dalla ricerca del risultato tramite il bel gioco alla consapevolezza di dover conquistare punti a tutti i costi per guadagnarsi la permanenza in Serie A. L’ex tecnico del Crotone è un cuore granata, oltre che un esperto in salvezze, ed ha trasmesso la sua grande carica anche al gruppo. Belotti e compagni sono riusciti a rimontare in classifica, ma le due sconfitte consecutive contro Milan e Spezia hanno riportato nello sconforto la compagine granata, che ieri è riuscita ad evitare di giocare una vera e propria finale contro il Benevento all’ultima giornata di campionato.

Le confessioni di Sirigu

Anche Salvatore Sirigu, portiere del Torino, ha parlato ai microfoni di Sky Sport ieri, esprimendo un concetto molto simile a quello di Izzo, soprattutto riguardo allo storia del club:

«Ho preso un sacco di colpi, ma ce la stiamo godendo. Io cerco di razionalizzare; oggi ero molto teso ma dal riscaldamento in poi ho cercato di essere razionale. Forse ci ha tradito la parte mentale ed è subentrata la paura. Ci sono varie componenti e dovremo analizzare, metabolizzare e ripartire, cosa che non è successa l’anno scorso per vari motivi. Penso sia innegabile che quando il Torino si deve salvare a una giornata dalla fine devi capire cosa è andato storto e capire come migliorare. Credo che dall’anno scorso, abbiamo avuto delle difficoltà, soprattutto dopo il 7-0 con l’Atalanta. Poi entrare in campo è diverso, non vuoi prendere gol e ti subentra la paura nelle gambe. Non reagivamo ed è quello che ha portato all’esonero Mazzari. Da lì è iniziato; prima entravamo in campo con un atteggiamento diverso, è arrivata la pandemia e quando il campionato è ricominciato abbiamo capito che dovevamo salvarci. Poi non abbiamo avuto il tempo materiale e noi non eravamo una squadra pronta per Giampaolo, eravamo una squadra malata che andava curata. Siamo sempre stati aggressivi, abbiamo cercato di cambiare gioco ma serviva cambiare la testa. La prima parte di stagione è stata difficile, ci siamo guardati e abbiamo iniziato a pensare da piccola soprattutto quando hai giocatori di qualità ma abituati a un’altra dimensione».

La polemica tra Cairo ed Immobile

La partita di ieri ha generato tante polemiche, sia in campo che fuori dal rettangolo verde. Prima il calcio di rigore concesso alla Lazio, parso molto generoso anche dopo i vari replay, e poi il mancato penalty per i biancocelesti nel finale di gara, per un fallo su Muriqi. In ogni caso la gara non è durata solo 97 minuti, perché i battibecchi hanno avuto seguito anche negli spogliatoi, soprattutto tra Ciro Immobile e Urbano Cairo. L’attaccante napoletano ha raccontato la vicenda tramite il suo profilo Instagram e il presidente granata oggi ha rilasciato delle dichiarazioni ad Adnkronos, nelle quali ha cercato di spiegare come si è svolta effettivamente la vicenda:

«Quella di ieri era una partita con livelli di tensione molto molto alti, come s’è visto, e per noi era molto importante. Per me il fatto che si giochi con il sangue agli occhi va benissimo, fa parte dell’agonismo: si fa così, e la Lazio ha onorato il campionato. Ma non è leale buttarsi per cercare un rigore quando non c’è, questo non si fa. Ho avuto Immobile come giocatore, gli ero e gli sono molto affezionato, per me è un pupillo e l’ho sempre portato in palmo di mano. Per me finisce qui, farò il tifo per Immobile agli Europei, gli auguro di segnare tanti gol e il meglio per lui e la sua famiglia».

Ripartire da Nicola

Inutile dire che Davide Nicola merita la riconferma, non tanto per l’obiettivo raggiunto ma quanto per la capacita di risollevare una squadra in sofferenza costante. Adesso Cairo dovrà ripartire con un progetto serio, che garantisca meno patemi ai tifosi granata. L’ex difensore del Genoa, intanto, ha parlato in conferenza stampa proprio dopo la gara con la Lazio, soffermandosi sulle difficoltà che ha incontrato all’inizio della sua avventura con il Torino:

«Il fatto che la Lazio abbia giocato alla morte per batterci dà ancora più valore alla salvezza conquistata. Delle mie tre, questa è la più tosta, perché ricostruire è sempre più complicato che costruire. Eravamo consapevoli che la salvezza sarebbe potuta arrivare anche nelle ultime giornate. Per i nostri numeri, è giusto che ci siamo rimasti in Serie A. La cosa importante è rimanere sempre concentrati, senza farsi distrarre. Le ultime due sconfitte, contro Milan e Torino, avrebbero minato qualsiasi squadra a livello emotivo. Le energie consumate sono state parecchie, ora dobbiamo recuperare. Non mi sto preoccupando di quello che ci sarà dopo, sto pensando solo a far bene contro il Benevento. Poi quando mi chiederanno, dirò quali sono le mie idee».

Restano da capire i piani della dirigenza e le ambizioni per la prossima stagione. Una piazza come quella granata merita di lottare per qualcosa di più importante che di una semplice salvezza, ma non è il blasone a far conquistare punti e traguardi. Rifondare sembra troppo, sebbene questa pare davvero esser stata l’ultima stagione di Andrea Belotti al Torino. Il Gallo ha il desiderio di raggiungere nuovi obiettivi, mentre il Torino deve ancora capire per cosa davvero abbia intenzione di combattere.