Se l’albergo dove alloggia lo Zimbabwe dovesse aver problemi di infissi e vetri rotti, c’è chi può dare una mano. Basta scorrere la lista dei convocati in Coppa d’Africa. Jordan Zemura, terzino di spinta, 22 anni, un paio di primavere fa aveva detto basta col pallone per colpa di un ‘no’ e di un infortunio. «Non ti vediamo». Quindi che fa? Trova un lavoretto come vetraio in un’azienda vicino casa. Mattina in giro a sistemare infissi, pomeriggio al parco ad allenarsi.
Un pessimo vetraio
Dopo un paio di mesi capisce che quell’impiego non è cosa: «Ogni volta che dovevo trasportare qualcosa avevo un’ansia assurda, e a volte rompevo anche qualcosa». Così si dedica solamente al calcio. È il 2019. Si fa avanti il Bournemouth. I tre giorni di prova diventano una settimana, poi un mese, poi due, alla fine firma un contratto. Oggi è ancora lì, terzino titolare in Championship inglese con 3 gol in 18 partite. Tutte dal primo minuto. Una rivincita contro il ‘no’ del Charlton, il club che lo lasciò a piedi dopo il brutto infortunio subito in un torneo, e contro quel passato da vetraio che non prometteva bene. «Sono più bravo con i piedi», dice sempre. Col sorriso e la battuta pronta. Se ne accorse anche il Chelsea. A dieci anni Jordan si allenò a Cobham per un paio di mesi. I Blues l’avevano preso, ma la distanza ha reso impossibile l’affare. «Abitavo a due ore di macchina». Il destino gli ha dato un’altra chance.
Passaporto scaduto
Jordan è il manifesto di cos’è la Coppa d’Africa. Uno scrigno di storie, una miniera di talenti, l’isola dove l’impossibile diventa possibile. Lo Zimbabwe di Mapeza è stato inserito in un girone tosto con Senegal, Guinea e Malawi. Zemura è nato a Londra da genitori «zimbabwesi», papà è nato a Murehwa e mamma a Wedza. Avrebbe potuto sgomitare per un posto nelle giovanili inglesi, ma alla fine ha scelto il cuore. La prima chiamata in nazionale arriva a novembre 2019, ma una volta arrivato all’aeroporto Jordan torna indietro. Passaporto scaduto. Destino beffardo. Poco male però, perché a distanza di un anno viene richiamato e stavolta si mette in mostra contro l’Algeria. Da lì non è più uscito.
In onore di mamma
I primi gol tra i pro’ sono arrivati a novembre contro il Barnsley, doppietta in un 3-0. Jordan ha colpi di questo tipo: da giovane giocava esterno, gli piaceva saltare l’uomo e buttarla in avanti, ma le qualità l’hanno imposto come terzino. Attacca spesso però, e non dimentica, tant’è che dopo la doppietta ha dedicato il gol alla madre, guardia carceraria in una prigione femminile in Inghilterra. «Quando l’ha saputo mi ha mandato un messaggio. Era di turno, non poteva vedere la partita». Suo figlio le deve molto: «Si è trasferita nel 1998, un anno dopo sono nato io. È la mia donna speciale».
Studente modello
L’ultimo flash arriva dalla scuola, perché prima di essere un pessimo vetraio, un terzino di spinta e il gioiellino della sua nazionale, Jordan è stato anche uno studente modello. Così bravo da essere selezionato per una borsa di studio. «Letteratura e storia erano il mio pane. Ero in lizza, ma alla fine scelsero un altro». Chissà come sarebbe andata. Non lo sapremo mai. Oggi Jordan frequenta comunque l’università, la passione per lo studio gli è rimasta. L’ambiente accademico ha perso un allievo, la Coppa d’Africa ha guadagnato una storia da raccontare.