Mogni, da ‘cameriere’ a star delle Comore: «Senza portieri? No, senza paura!»

by Francesco Pietrella
isole comore

Il ritiro delle Isole Comore sembra la sede dell’FBI su Pennsylvania Avenue, Washington DC. Dodici positivi al Covid e nessuno che ne parla. Pochi spifferi da cogliere. Uno l’abbiamo afferrato al volo, ma è da specificare il ‘quando’. Intanto si chiama Ahmed Mogni, ha trent’anni e fa la punta. È l’uomo che ha portato i coelecantes a giocarsi un ottavo di Coppa d’Africa grazie alla doppietta contro il Ghana all’ultima partita. È nato a Parigi, gioca in terza serie francese con l’Annecy e ha visto da vicino Ben Arfa ai tempi del Boulogne. «Era un paio di categorie sopra di me». Non solo d’età.  

Chi gioca in porta?

Mogni si è salvato dal Covid e stasera giocherà dall’inizio contro il Camerun. Quando ci abbiamo parlato aveva appena finito di festeggiare la qualificazione. Parla via Whatsapp, indossa la mascherina perché è fuori l’albergo, quindi vediamo solo gli occhi. Impossibile nasconderli. «Ora basta far casino, testa al Camerun». Poi escono 12 positivi al Covid, tra cui il c.t. Amir Abdou, e allora lo richiamiamo. «Stasera giocherà un esterno in porta racconta a Cronache, ma siamo tranquilli». Un giocatore di movimento tra i pali? In un ottavo di Coppa? Ebbene sì, perché le Isole Comore hanno due portieri positivi e un altro infortunato. Quindi toccherà a un ragazzo della rosa indossare la numero uno, quello con più attitudine tra i pali. Nessuno svuole svelare chi però, Mogni compreso. «C’è una bella atmosfera, solo questo».

Dal ristorante a bomber

Lui in primis, anche perché per arrivare dov’è ora ha faticato un po’. Mogni è nato a Parigi e da ragazzino faceva il cameriere in un ristorante a Montparnasse, quartiere d’artisti. Da qui sono passati Degas, van Gogh, Picasso, Matisse, Miró e tanti altri. Tra queste vie c’era il ristorante di Ahmed: «Ero il proprietario. Qualche anno fa giocavo e lavoravo. Di giorno lasciavo la gestione ai colleghi, la sera aiutavo. Ora penso solo al pallone, ho molti obiettivi. Anche voi giornalisti iniziate da giovani, cercate di farvi strada tra le mille difficoltà e poi fate il salto. Io lavoro per questo». 

Orgoglio di un Paese

Attaccante da sempre: «Mio padre giocava a calcio nelle Comore. Se ho questa passione lo devo a lui. Mi spronava a divertirmi e a sognare qualcosa di importante». Tra i vicoli di Montparnasse. Mogni ha giocato nel Paris FC, la seconda squadra della capitale, ma tifa Psg: «Normale dai, sono di qui. Chi altro dovrei tifare? Se parliamo di Italia impazzisco per l’Inter però. Adriano era il mio idolo, ricordo anche Vieri e Martins. Bei tempi». Come quelli con Ben Arfa a Boulogne: «Io sono un classe ’91, lui un ’87. A volte abbiamo giocato insieme. Era un fenomeno anche in simpatia. Al Paris FC, invece, ero compagno di squadra di Toko-Ekambi. Stasera saremo avversari». Orgoglio di un popolo, nonostante tutto: «Siamo orgogliosi di essere ‘comoriani’. Abbiamo reso fiero un Paese, anche chi vive in Francia. Quando ho visto le immagini dei tifosi in festa mi sono venuti i brividi. Da noi non ci sono eroi, conta solo la squadra. Anche se giochiamo con un esterno in porta o se perdiamo 4-0. Daremo il massimo. Essere qui, per noi, vale vincere la Coppa». Non importa chi gioca tra i pali.