I quattro schiaffi rifilati all’Espanyol gli hanno fatto guadagnare due spunte verdi. La prima alla voce ‘soprannomi’. Yeremi Pino ormai è ‘Mbappino’, una crasi tra lui e Kylian, anche se lo spagnolo dribbla il paragone col sorriso. «Ma va, tra noi c’è un abisso». Il primo a chiamarlo così è stato Capoue, compagno di squadra al Villarreal, tredici anni in più di lui. Appena l’ha visto rientrare negli spogliatoi gli ha rifilato una pacca sulla spalla e poi ha sdoganato il nickname davanti agli altri. ‘Mbappino’. Senza paura. Lo diceva anche uno dei primi allenatori, Nando Martinez, il primo a intuirne qualità e talento: «Più difficile è la sfida, più sarà in grado di dimostrare il suo potenziale». Totti diceva lo stesso di Cassano.
Stellina di Vila-real
L’ultima spunta sta per record. Nessun calciatore del Villarreal aveva mai segnato 4 gol in una partita. Neanche Giuseppe Rossi, Gerard Moreno o Diego Forlan. Totem del posto, Vila-real, che rispetto alla squadra si scrive con il trattino in mezzo e senza una ‘r’. La città, a un’oretta di treno da Valencia, conta cinquantamila abitanti scarsi ed è l’oasi felice della ceramica, tant’è che lo stadio si chiama proprio così: ‘Estadio de la ceramica’. Fiore all’occhiello della gente. Venticinquemila posti, sempre pieno, l’ha visto anche la Juve. Prima ancora l’Inter, la Roma, la Lazio, il Napoli, l’Atalanta. Il 16 marzo ci sarà il ritorno degli ottavi all’Allianz. Si riparte dall’1-1. Yeremi sarà uno dei talenti da tenere d’occhio.
Chi è Yeremi Pino?
Prima un quadro tecnico. Pino ha 19 anni e fa l’esterno offensivo. Classe 2002 come Pedri, Ansu Fati, Camavinga, Gravenberch. L’élite del football mondiale. Fin qui ha segnato 7 gol in 33 partite. Arriva da un’annata in cui ha vinto l’Europa League da titolare e siglato altre 7 reti. A ottobre ha esordito in nazionale davanti a papà, arrivato a Milano per la Nations League. Ha giocato quasi un tempo contro l’Italia di Chiellini. «Tutta la mia famiglia era davanti la tv a Las Palmas, alle Canarie». Il suo posto nel mondo. L’isola che c’è. «Quando chiudo gli occhi mi rivedo bambino. Appena posso torno lì e gioco con gli amici». Al parco, come anni fa, quando Yeremi non aveva soprannomi e imparava l’uno contro uno.
Dribbling per strada
«Il mio estro forse è nato lì, affinando la tecnica e il dribbling». Perché quando giochi per strada o sulla terra devi imparare a non cadere mai, altrimenti ti sbucci le ginocchia, torni a casa con i lividi, ti becchi una strigliata da parte di tua madre: «Stava in piedi davanti la porta con due occhi che non ti dico…», ha racconto a Marca. Un po’ come la scena finale di ‘Tre uomini e una gamba’, quando Eros Cecconi aspetta Aldo, Giovanni e Giacomo con il fucile in mano. Mamma non aveva un’arma, ma solo un volto arrabbiato. Donna delle pulizie di mattina, nel pomeriggio accompagnava il figlio agli allenamenti. Faceva a turno con il padre. Nessuna lamentela. «Nel calcio mi ha sempre assecondato».
Quel ‘no’ al Barcellona
Come papà, malato di calcio, uno che prima dei quattro guizzi all’Espanyol non aveva mai visto un gol del figlio dal vivo: Il primo, anni fa, a spingerlo verso il Villarreal. Yeremi aveva due offerte: da un lato il Submarino, dall’altro il Barcellona. La Masia. Dopo una riunione di famiglia i Pino dissero no alla cantera più famosa di Spagna per la città della ceramica. Scelta giusta. «Ho regalato a mio padre la maglietta dell’esordio tra i pro’. A volte mi metteva pressione per svegliarmi». Come fa Emery del resto, re dell’Europa League, oggi sesto in classifica. «Già al primo allenamento si vedevano le qualità». La stagione scorsa l’ha buttato nella mischia a soli 18 anni, oggi se lo gode come titolare. Non può farne a meno. In estate chissà. Ha un contratto fino al 2027, ma il suo nome è già sul taccuino di diverse big. Quando gli hanno chiesto quanto vale ha alzato le spalle: «15 milioni? 30? Non lo so. Ho 19 anni, sono tanti soldi…». Il talento li vale tutti.