Galli, dalla porta al Portogallo: «Qui faccio meglio di Oblak…»

by Redazione Cronache

«Se devo scegliere, non ho dubbi. Niente Serie A, preferisco Eurolega o NBA». Aspetta, non si parlava di calcio? E invece Riccardo Galli, 28 anni, da Cremona, fa il portiere – in Portogallo, all’Olhaense – ma parla di basket. Suo padre è un ex cestista, il fratello gioca a pallacanestro: «Sono un grande appassionato. Mi tiene incollato allo schermo, da giovane lo praticavo coi miei amici. Ora meno, ma mi piace sempre». Scacco matto. «Ho una passione per la Fortitudo Bologna, in Italia – racconta Galli a Cronache – mentre in NBA dipende. Diciamo che seguo un po’ i principali giocatori, in base ai playoff vedo un po’ per chi fare il tifo. L’anno scorso ero per Chris Paul e i Phoenix, prima i Lakers. Non ho una squadra di riferimento». Col calcio sì, invece: «Cremonese. Io sono di Cremona, abitavo vicino allo stadio, ho fatto il settore giovanile lì e ci ho giocato quattro anni. Poi in famiglia si tifava Inter, quindi, se devo dirti, spero vinca l’Inter». Ma il focus è altrove: «Sarei contento se la Cremonese salisse in Serie A quest’anno…».

 

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Galli, da Padova a Olhão

Nel 2014, l’Olhaense è piena di “italiani”. Il presidente è Igor Campedelli, in campo ci sono Bessa, Sampirisi, Obodo, Santana, Dionisi e Mehmeti. Oggi oltre a Galli ci sono Perazzolo e Magrini, due difensori. Anche il d.s. e il tecnico, Carlo Perrone, arrivano dallo Stivale: «Negli ultimi anni c’è stata una forte impronta italiana. Tanti giocatori portoghesi sono passati da noi, quindi nello spogliatoio parliamo portoghese e subito dopo l’italiano. Io faccio da collante, perché sono qui da due anni e il portoghese lo mastico molto bene», prosegue Galli a Cronache. E sì, sono già due anni: «Nel 2020 è scoppiato il CoVID e io mi trovo a Padova. Non mi rinnovano il contratto per una questione di liste accorciate, però mi hanno detto “noi collaboriamo con questa società in Portogallo, pensaci, può essere una bella esperienza“. Ho fatto subito le valigie». Di dubbi, manco l’ombra: «Era da un po’ che pensavo di uscire dall’Italia. Mi sono ambientato più facilmente di quanto credessi, è utile perché esci dalla tua zona di comfort. Il mangiare, la lingua, abitudini diverse. Entri in un’altra realtà, a me ha fatto crescere molto».

 

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«Oblak? Meglio di lui»

Quando Galli arriva a Olhão, porto di 50mila abitanti celebre per la pesca di sardine, il tecnico è nientemeno che Edgar Davids: «Mi stima molto, di lui ricordo i suggerimenti. Diceva sempre di non perder tempo, di metterci sempre intensità. Penso sia questo il segreto di chi come lui è una leggenda del calcio». I modelli di Riccardo Galli sono invece altri: «Il mio portiere di riferimento è Jan Oblak. Questa è divertente, ti spiego. Lui ha giocato qui all’Olhaense, prima di Rio Ave e Benfica. Però io ho fatto meglio di lui: una presenza [a settembre in Coppa, Taça de Portugal, N.d.A] contro le sue zero. C’è da dire che era giovane, per questo non ha mai giocato. E poi mi piace Handanovic, Buffon manco a dirlo, c’è Consigli, Vicario dell’Empoli, Carnesecchi. E Nicola Ravaglia, con cui ho giocato a Cremona. Era veramente super, mi ha aiutato molto», continua Galli a Cronache. E non si pente: «Sono venuto in Portogallo al momento giusto».

 

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Argentina, Giampaolo e Verratti

Sognando il Sudamerica: «Mio padre è nato in Argentina, ma non giocherei lì. Il calcio europeo mi stimola di più», spiega Galli a Cronache. Così, ridendo e scherzando, si torna a parlare di Cremona: «Ho avuto due allenatori straordinari. Tesser ha una grande forza, cerca il confronto con tutti. Poi c’è Marco Giampaolo…». E Galli quasi si commuove: «È stata l’esperienza calcisticamente più bella che mi potesse capitare. In Serie C con lui, sono stati mesi incredibili. M’è dispiaciuto quando l’hanno ridicolizzato al Milan, ha fatto bene ispirando poi tanti allenatori come Italiano e Dionisi». Critica. Tipo quando gli dicono che gioca in un campionato minore: «Siamo alle solite. Dobbiamo aprirci all’idea dell’estero. Anche la Serie A è un torneo minore, ma i portoghesi a differenza nostra vanno volentieri all’estero. Da noi no, penso solo a Verratti, Donnarumma e Jorginho. Ci sono anche giocatori di seconda fascia. Secondo me questo è il punto, pensiamo che il calcio l’abbiamo inventato noi e siamo gli unici bravi. Beh, non è così».