Tifare Belenenses è difficile perché a Lisbona ce ne sono due. Quello “vero” gioca in quarta divisione portoghese, erede del club che vinse il campionato settant’anni e passa fa; l’altro è ultimo in Primeira Liga, la Serie A, nato da una scissione dei vecchi soci e trasferito a venti chilometri dalla capitale, lontano dal Tago. Uno schiaffo alla tradizione. Il Belenenses è la «squadra degli abitanti di Belém», il quartiere della torre che affaccia sul fiume e punta l’Oceano, un filo più a ovest.
Scissione a Belém
Fino a tre anni fa aveva una delle squadre più particolari del Paese. Accanto al Monastero dos Jerónimos, a due passi dai migliori Pasteis de Nata di tutta Lisbona, c’è ancora la panchina dove fu fondato il club, oggi spaccato in due. Nel 2019 la Sociedad Anonima Deportiva – l’ente che sovrintende la società – ha scelto di non proseguire la gestione dopo 19 anni di attività, da qui la scissione. Da una parte il Belenenses SAD, il nuovo club, dall’altro l’OS Belenenses, la squadra originale. L’Estadio do Restelo è rimasto lì e ospita la ‘vera’ squadra. Se ne sta su una collinetta da cui si vede tutto, circondato da ambasciate e case basse, tutte bianche. Uno scrigno di pace e silenzio che ricorda una città di mare. L’accesso è libero. Il celeste è il colore dominante, anche se sbiadito dal tempo. Se avete una macchina è più facile, puntate l’impianto sul navigatore e parcheggiate direttamente nel piazzale. È nella parte ovest di Lisbona, sopra il lungofiume, uno dei quartieri migliori della capitale A piedi, invece, vi tocca una salita in mezzo ai vicoli.
Accesso libero
Se alzate la testa troverete ambasciate di vari stati: Iran, Turchia, Francia, prima di uno stadio bianco e celeste dove i bambini giocano liberi. Fuori dall’impianto ci sono altri due-tre campi in sintetico. Servono alla prima squadra per non rovinare il verde dello stadio. Dietro lo store un cancelletto azzurro che porta alle tribune, e al panorama. Dall’Estadio do Restelo si vedono il ‘ponte 25 aprile’, il fiume Tago, il parco, la Torre di Bélem e il «Padrao dos Descobrimentos», proiettato verso l’orizzonte come fosse una nave e dedicato alle scoperte dei navigatori portoghesi. Nella pietra bianca sono scalfiti i volti di Magellano, Vasco de Gama, Bartolomeu Dias e Pedro Cabral, il primo a raggiungere il Brasile nel 1500.
L’altro Quaresma
L’Estadio do Restelo è storia. Puoi fare colazione sui seggiolini dello stadio, un paio di Pastel de Nata mentre la prima squadra si allena. Il museo è sempre aperto ed è pieno di trofei, gagliardetti, ricordi. Dentro c’è la coppa del 1946, Belenenses campione di Portogallo. L’unico ‘scudetto’ della sua storia. Uno dei due che Porto, Benfica e Sporting hanno lasciato agli altri. Il secondo l’ha vinto il Boavista nel 2001. Tra le foto c’è anche quella di Artur Quaresma, uno dei giocatori più rappresentatavi dal cognome familiare: il suo pronipote, Ricardo, ha brevettato la ‘trivela’, giochicchiato nell’Inter e vinto l’Europeo con il Portogallo. Oggi, a quasi 39 anni, si diverte nel Vitoria Guimarães.
Templari e tifosi
Il Belenenses SAD è ultimo in classifica. Ha 15 punti, il peggior attacco e la seconda peggior difesa. Per salvarsi serve un miracolo. Gioca con altri colori (divisa blu notte), un altro stemma e un altro logo. La “Cruz de Cristo” dei templari è rimasta un’esclusiva dell’altro Belenenses, primo nel girone E del Campeonato de Portugal in quarta serie. Viene da tre promozioni in tre stagioni e punta a tornare tra i professionisti. Nel 2015/16 era nel girone di Europa League della Fiorentina, riuscì a vincere 2-1 contro il Basilea e a pareggiare con il Lech Poznan. I tifosi sono rimasti ancorati alla tradizione. Nel 2019, quando i due Belenenses hanno giocato lo stesso giorno, uno in prima divisione e l’altro in sesta, il 70% della gente di Bélem ha scelto il Restelo. Contro l’Estrela c’erano seimila persone. Merito, forse, anche della vista.