Ødegaard: i record e i soldi del Real, senza mai sbocciare. A Londra è tornato?

by Costantino Giannattasio

«È fantastico, con lui in campo l’intera squadra gioca meglio». Solo belle parole, ma non è tutto. Mikel Arteta si ricompone, pensa alla vittoria per 3-2 del suo Arsenal sul Watford e continua: «Deve solo segnare un po’ di più». Il soggetto è Martin Ødegaard: 23 partite e 5 gol oggi in Premier League. Guardi i numeri e trovi che 23 partite e 5 gol li ha già collezionati nel 2014 in Norvegia, alla sua prima stagione da pro. Oggi che ha 23 anni, ne sono passati 7 da quando il Real Madrid l’ha trionfalmente accolto con le stigmate del predestinato. E invece in questi sette anni Martin Ødegaard è salito più che altro sulle montagne russe. Discontinuo: un gol a settembre, tre di fila a dicembre – contro United, Everton e Southampton – poi più nulla fino a domenica. A dir poco sornione. Ora che però Arteta sembra voler fare del norvegese il prossimo capitano dei Gunners, la domanda è presto fatta. Che sia tornato l’Ødegaard che ha conquistato il Real?

Negozi ed erba ertificiale

Quando sul conto del piccolo Drammen Strong arriva un bonifico di 250mila corone norvegesi da Madrid, il premio di valorizzazione di Martin Ødegaard, quasi non ci credono: «Finalmente possiamo rinnovare l’erba artificiale». È il 2015 e l’erba artificiale esiste qui da dieci anni esatti: merito di un padre, Hans Erik Ødegaard, che nel 2005 assieme ad altri genitori insiste per dare ai bimbi della zona un terreno su cui giocare a calcio. Organizza così una colletta: 50mila corone a testa. Drammen ha oltre 100mila abitanti e tutti conoscono Hans Erik Ødegaard, che ha giocato 260 partite con lo Strømsgodset, una popolare squadra di calcio nella Serie A norvegese. Per questo si fidano di lui. Così la sua giornata si divide tra il business di famiglia – una catena di 18 negozi d’abbigliamento – e la scuola calcio che ha tanto voluto. Hans Erik è padre di Martin, che a 12 anni lascia Drammen per emulare il genitore allo Strømsgodset. Non supera provini per Bayern Monaco e Manchester United, così nel 2014 entra in prima squadra. Ma non può allenarsi coi compagni perché va alle medie, così suo padre lo porta due sere a settimana al Mjøndalen, dove lui allena. E cambia tutto.

 

I record di Ødegaard

Di tappe, Martin Ødegaard ne ha bruciate tante. Ad aprile 2014 debutta in Eliteserien, la Serie A norvegese, a 15 anni e 118 giorni. È il più giovane di tutti. Undici giorni dopo, segna: ancora, è il più giovane di tutti. Nel gennaio 2015 esordisce in Nazionale, a maggio prende il posto di Cristiano Ronaldo in un 7-3 sul Getafe: 16 anni e 156 giorni, è sempre Ødegaard il più precoce in assoluto. Nel mezzo di tutti questi record, difatti, Ødegaard si trasferisce in Spagna. Il centralino dello Strømsgodset non ne può più: «Abbiamo ricevuto 63 mail, le ho contate. Tutti lo vogliono. L’Arsenal di Wenger sembrava avvantaggiato, del resto hanno lo sponsor Puma come noi. Poi però ti chiama il Real Madrid, e che fai?». A leggerlo oggi, è chiaro che Ødegaard avesse un conto in sospeso con Londra. Fin quando, a dicembre 2014, visita l’Emirates ma non se ne fa nulla. In Norvegia, capisce che il bandy non fa per lui e lo sci di fondo neppure. In compenso Ødegaard viene notato da John Arne Riise, l’ex Roma, primatista di presenze con la Norvegia…

 

«Il pallone come cuscino»

Al Real, che ci aveva puntato forte facendogli firmare un contratto di cinque stagioni da 4,6 milioni di euro, nonostante avesse 15 anni, Ødegaard oscilla tra il Castilla di Zidane e gli allenamenti con Bale e Cristiano Ronaldo. Poi si apre un capitolo dolente, i prestiti. Due anni e mezzo in Olanda, prima Heerenveen, poi Vitesse. L’acclimatamento prosegue alla Real Sociedad, di Imanol Alguacil. È il 2019/20 e a San Sebastián è nouvelle vague scandinava, tra lui e Alexander Isak. A questo punto Martin è pronto e tornare al Real. Solo sei mesi, 9 presenze, manco un gol. A gennaio 2021 l’Arsenal lo prende in prestito per sei mesi e lo conferma ad agosto per 40 milioni di euro. Ødegaard, felice, firma un quinquennale. «Madrid? Ero costantemente sotto i riflettori», sembra quasi lamentarsi. London calling. Prende il posto dell’idolo Mesut Özil. C’è chi lo aveva predetto, un tale Marcus Næslund Haugland che Ødegaard l’ha conosciuto alle elementari: «Dormiva col pallone da calcio come cuscino, non scherzo». Se per Wenger c’era una lanterna a centrocampo ed era Mikel Arteta, per Arteta quel punto fermo può essere Ødegaard. Che ammette: «Sono felice, ho finalmente trovato la stabilità di cui ho bisogno».