Le Statistiche Inutili della 29esima giornata di Serie A

by Giuseppe Pastore

Un campionato scivoloso come una saponetta: l’Inter rimane aggrappata al burrone con le unghie come nel peggiore dei Mission Impossible, ma deve cedere il passo all’andamento lento del Milan che con il secondo 1-0 consecutivo (non succedeva dai tempi cupi della gestione Giampaolo) si rimette a tirare, potendo contare su un calendario leggermente a favore nel futuro prossimo. Con tutta questa stanchezza fisica e mentale che invade muscoli e testa, andare in vantaggio sembra sempre più importante, tant’è che nelle ultime tre giornate la squadra che ha sbloccato il risultato non ha mai perso la partita. Ma queste sono pur sempre Statistiche Inutili: e invece no, voi siete qui per un altro motivo.

Un Conte aperto

Deviazione d’obbligo oltre Manica. Della Statistica Utile secondo cui Ronaldo è diventato il capocannoniere della storia del calcio segnando tre gol al Tottenham e toccando quota 807 reti in carriera, avrete già letto ovunque: oltretutto non si può essere del tutto certi nemmeno di questo, perché la Federazione Ceca eccepisce sul numero effettivo dei gol di Jozef Bican, assegnandogliene 821 e non 805 come sostiene la FIFA. Siamo però del tutto certi che il manager degli Spurs, che altri non è che quel mattacchione di Antonio Conte, ha subito (almeno) doppietta da CR7 in tre competizioni diverse: in Real Madrid-Juventus 2-1 di Champions League 2013-14, in Inter-Juventus 1-2 di Coppa Italia 2020-21 e appunto in Manchester United-Tottenham 3-2 di Premier League 2021-22. Quindi, ricapitolando: Cristiano Ronaldo ha segnato a Conte tre doppiette in tre competizioni diverse con tre squadre diverse a tre avversarie diverse. Avete mai letto una Statistica Inutile più armoniosa di questa?

Procedere a Tentoni

L’avreste mai detto che, prima di Wojciech Szczesny, un portiere della Juventus non parava tre rigori nello stesso campionato da quasi settant’anni? Non ce l’avevano fatta Buffon né Zoff né Peruzzi né Tacconi né altri: l’ultimo a riuscirci era stato Giovanni Viola, estremo difensore bianconero negli anni Cinquanta che visse la sua stagione di gloria nel 1952-53, quando riuscì a ipnotizzare dal dischetto Bruno Mozzambani (in Juventus-Udinese 4-0), Giulio Pellicari (in SPAL-Juventus 2-2) e il “Petisso” Bruno Pesaola (in Napoli-Juventus 1-1), che però non si era perso d’animo e sulla respinta aveva servito l’assist per il gol a porta vuota dello svedese Jeppson. Non bisogna invece andare così indietro per trovare l’ultimo giocatore capace di fare gol e autogol nella stessa stagione contro la Juventus prima del giapponese Yoshida: si tratta dell’attaccante della Cremonese Andrea Tentoni, che nella stagione 1995-96 fece harakiri all’andata al Delle Alpi prima di riscattarsi al ritorno allo Zini.

Giù la testa

Con una deviazione da pochi passi il croato Martin Erlic ha aperto le marcature di Spezia-Cagliari, ma quel che più ci interessa ai fini delle Statistiche Inutili è che è stato il suo quinto gol in serie A, ma solo il primo di piede: le precedenti quattro reti (contro Sassuolo, Torino, Crotone e quest’anno contro il Verona) erano state tutte firmate con la capoccia. Erlic non segnava di piede da oltre quattro anni, ovvero da Sambenedettese-Sudtirol 0-1 dell’8 novembre 2017 quando a servirgli l’assist era stato Gyasi, suo attuale compagno anche a La Spezia. Ma questo ci pone un quesito per nulla facile da sbrogliare: chi è il giocatore che ha sommato più gol in serie A segnandoli solo di testa? A quota 5 su 5 troviamo l’ex atalantino Cristian Romero oggi al Tottenham, ma è probabile che andando indietro nel tempo qualcuno abbia fatto anche meglio: avete qualche nome del passato da suggerirci?

Rosso, giallo e blu

Partita effervescente al Bentegodi, con il Verona sconfitto dal Napoli che chiude in nove per le espulsioni di Ceccherini e Faraoni. L’Hellas aveva chiuso in 9 anche all’andata, per i cartellini rossi sventolati a Bessa e Kalinic, e se la matematica non è un’opinione due più due fa quattro. Da quanti anni una squadra non riceveva quattro rossi contro lo stesso avversario? Bisogna tornare indietro al 2011-2012 e alla fumantina Roma di Luis Enrique, che fece 3+1 contro la Fiorentina, chiudendo in otto al Franchi (espulsi Gago, Bojan e Juan) e in dieci all’Olimpico (Osvaldo). Per un più equilibrato 2+2 bisogna invece tornare indietro di vent’anni, fino al gagliardo Piacenza 2001-02 di Walter Novellino che chiuse in nove contro l’Inter sia all’andata che al ritorno: al Garilli espulsi Guardalben e Alessandro Lucarelli, a San Siro Sommese e Matuzalem.

Anni 60

Se la ride invece lo Spallettone, che dall’alto delle sue oltre 500 partite in serie A può vantare già alla 29^ giornata un primato esclusivissimo: considerando ovviamente solo i tornei disputati per intero, Luciano da Certaldo è arrivato a 60 punti per il nono campionato consecutivo e per di più con quattro squadre diverse (Udinese 2004-05, Roma 2005-2009 e 2016-17, Inter 2017-19 e appunto Napoli 2021-22). Fin qui è solo il secondo iscritto a questo circolino assieme a Carlo Ancelotti, che è addirittura a dieci campionati consecutivi oltre quota 60 tra Juventus, Milan e Napoli. Nel giro di due-tre partite, però, con ogni probabilità li raggiungerà anche Massimiliano Allegri, al momento a quota 56 punti con la Juventus. E allora celebriamo Spalletti con questo magnifico medley dei suoi momenti artisticamente più elevati.

Osservatorio Blessin

Abbiamo finito gli aggettivi e pure i giochi di parole a proposito degli Invincibili di Blessin, la fiaba gotica più interessante di questo scorcio di stagione: una livella che impone la sua spietata legge contro chiunque e dovunque, a Marassi contro la Salernitana come in casa di Roma e Atalanta. Con lo 0-0 di Bergamo il Genoa infila il settimo pareggio consecutivo, a una sola X dal record assoluto del Varese 1970-71 (otto di fila). Non basta: tutti i quattordici tempi delle sette partite del Genoa di Blessin sono finiti in parità, il che è un dato oggettivamente sconcertante. Continuano a mancare del tutto i gol nei secondi tempi, sia fatti che subiti. Quantomeno non rappresentano un ulteriore record i soli due gol subiti in sette partite: meglio di Blessin aveva fatto Rudi Garcia, che alle sue prime sette partite con la Roma 2013-14 aveva subito una sola rete. Difficile ma non impossibile puntare al record assoluto degli 0-0, stabilito dal Verona 1988-89 allenato da Osvaldo Bagnoli: ben tredici su trentaquattro partite, piegando alla sua spietata legge anche l’Inter dei record di Trapattoni. Mentre il Genoa è “appena” a quota otto (ma Blessin sta risalendo impetuosamente la corrente come un salmone del Reno, con cinque 0-0 in sette gare).

Gatto Silvestri

Molto buono tra i pali, temerario in uscita, artista contemporaneo della perdita di tempo, però il tallone d’Achille di Marco Silvestri ormai è più esposto di un bancarottiere a Wall Street nell’ottobre del 1929: non para un rigore neanche per sbaglio. Allo scadere di Udinese-Roma aveva intuito la direzione del penalty di Lorenzo Pellegrini, ma non è bastato: e così il portiere friulano è a zero su diciotto in serie A, uno in più del precedente detentore della maglia nera, Roberto Corti, portiere anni ’70 e ’80 di Udinese, Cagliari e Ascoli che era a 0/17. Ricordiamo che ai fini di questa statistica valgono solamente i rigori calciati nello specchio della porta: quindi il penalty calciato in curva da Ibrahimovic in Milan-Verona dell’8 novembre 2020 vale solo per il morale, ma non per questa Statistica Inutile.