Gli era stato chiesto di rinvigorire una squadra spenta e con poche ambizioni se non quella di salvarsi, lui ha preso questo gruppetto di ragazzi e gli ha dato coraggio e una base solid, per esprimersi il in libertà. Oggi il Crystal Palace di Patrick Vieiraè una squadra vivace ed esuberante, proprio come lo sono i giovani, che prova gioia nel giocare a calcio e non sa cos’è la noia.
Da mesi sta cavalcando l’entusiasmo di risultati pazzeschi. Dal 23 gennaio ha perso una sola volta in undici gare tra Premier League, contro il Chelsea, e FA Cup. Poi soltanto vittorie o al massimo pareggi, ma senza mai subire più di un gol. Il risultato? Un nono posto in classifica e la semifinale di coppa proprio contro i Blues. Con l’ultimo successo, per 3-0, sull’Arsenal hanno pure rallentato la corsa alla Champions di una delle vecchie squadre del tecnico francese, che è riuscito a far sbocciare diversi talenti interessanti.
Un sistema che funziona
A soli nove mesi dall’inizio del suo primo mandato in Premier, Vieira si sta facendo notare. Molto di più rispetto a quando allenava a Nizza, dov’è stato esonerato a dicembre 2020 dopo un anno e mezzo di lavoro senza particolari sussulti. Motivo per cui quando Roy Hodgson ha annunciato che non sarebbe rimasto al Palace dopo la conquista della quarta salvezza consecutiva, Vieira non era certo in cima alla lista dei sostituti.
Il presidente Steve Parish lo aveva incontrato, certo, però gente come Frank Lampard, Nuno Espirito Santo o Lucien Favre, ex Dortmund, godevano di maggior considerazione. Ma alla fine, tra chi ha temporeggiato troppo e chi declinato l’offerta, è stato lui a ottenere il posto. Durante un’estate di profondo rinnovamento in cui è stato coinvolto a pieno nelle scelte.
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Ha portato dei cambiamenti intensi. Ha convinto l’ambiente a sposare un nuovo stile di gioco, più coraggioso, costruendo il più possibile dal passo e accettando di tenere il possesso della palla quando c’è l’occasione di farlo. Ha preteso concretezza e allo stesso tempo concesso libertà. Il Palace è oggi una delle migliori difese del campionato, con 38 gol subiti, uno meno del Tottenham ed è la squadra che ha ottenuto più pareggi (13), fermando top team come il City. Per sette volte non ha preso gol.
Infine ha esaltato il collettivo. L’esterno Wilfried Zaha (29 anni) è uno di quelli che ha approfittato subito della maggior libertà. Eppure, nonostante sia il miglior marcatore della squadra in Premier League con 12 reti, resta fuori dai primi dieci bomber del campionato. E il motivo è che segnano un po’ tutti. Lo segue il 22enne Conor Gallagher (8 gol) in prestito dal Chelsea.
Crystal Palace, la forza è nel gruppo
Contro l’Arsenal, Zaha ha conquistato la punizione da cui è nata la rete di testa di Mateta, punta centrale di 24 anni acquistata per 11 milioni dal Mainz; poi ha conquistato e segnato un rigore. Il secondo gol è stato realizzato da JordanAyew, bravo a sfruttare un errore della difesa su un lancio a tutto campo. In pratica l’intero tridente ha fatto centro.
Ma quando lui e Zaha erano impegnati in Coppa d’Africa, il giovane Olise li ha sostituiti alla grande, ritagliandosi spazio nelle gerarchie. Può giocare sia come ala destra che sulla trequarti, il Crystal Palace l’ha pagato circa 9 milioni di euro a luglio dal Reading e il suo valore è già raddoppiato. È nato nel 2001 in Inghilterra da una famiglia francese di origine nigeriana. Non a caso prima di partire per la sosta delle Nazionali, Zaha avrebbe inviato un messaggio su uno dei gruppi Whatsapp della squadra per salutare i compagni e ribadire quanto erano fortunati ad essere allenati dal tecnico francese.
Se il gruppo non credesse davvero nelle idee di Vieira si sarebbe sciolto nei momenti più complessi. Come quando a cavallo tra gennaio e febbraio i londinesi sono rimasti bloccati per sei gare consecutive, vincendo soltanto in FA Cup contro Millwall e Hartlepool, società di quarta divisione.
Fino a quel 4-1 rifilato in trasferta al Watford, che a fine gennaio ha cambiato tutto. È anche per questo che quando Vieira parla cerca sempre di essere prudente. «Abbiamo passato un periodo davvero difficile ma non abbiamo cambiato il modo in cui volevamo lavorare – ha spiegato –e questo ha dato ai giocatori la fiducia e la calma per continuare a crederci, ci fidiamo della squadra. Vogliamo essere sicuri di noi stessi, senza sbalzi d’umore né quando vinciamo né quando perdiamo».
Speranze Mondiali
La crescita di questi ragazzi è davanti a tutti e confermata dalle ultime chiamate della Nazionale inglese. Intanto Conor Gallagher, Marc Guehi (due acquisti estivi) e Tyrick Mitchell, però in futuro chissà che non si aggiunga il centrocampista Eberechi Eze, 23 anni. Mitchell sembra aver superato persino le aspettative che, ormai qualche stagione fa, il club aveva nei confronti di Wan-Bissaka. Stesso ruolo, terzino, pagato circa 55 milioni di euro dallo United nell’estate 2019.
Vieira lo ha spinto a partecipare con più insistenza alla manovra, muovendosi insieme a Zaha sul fianco sinistro. La conseguenza è che, di media, corre due chilometri in più a partita. Strappalro al Brentford nel 2016 non è stato facile anche per via della sua infanzia difficile, con il padre che ha trascorso del tempo in prigione, e del forte legame con la madre.
Pure Guehi è più maturo. Lo descrivono come «un 30enne nel corpo di un 21enne» e sogna il Qatar. Difensore centrale, oggi è valutato 30 milioni e il 26 marzo ha giocato da titolare l’amichevole tra Svizzera e Inghilterra, il Paese dov’è arrivato a un anno dalla nascita dalla Costa d’Avorio. Cresciuto nel Chelsea, su di lui il Crystal Palace ha investito più di 20 milioni dopo un’annata in prestito allo Swansea in Championship, in cui l’ha osservato praticamente sempre. Diversa la situazione di Gallagher in mezzo al campo, perché a fine stagione tornerà al Chelsea e dovrà decidere che direzione dare al suo futuro.