A un certo punto gli hanno detto «fermo, stavolta in attacco non ci vai». Jack Poluzzi guarda il mister con occhi dubbiosi e si chiede come mai: «Prova a giocare in porta, fidati di me». A 9 anni vuoi far gol e basta. Vedi i guantoni e pensi «io trai pali? Mai». Jack è cresciuto a Bologna, ha fatto il raccattapalle ai tempi di Baggio, si è preso una strigliata da Pagliuca perché aveva restituito un pallone troppo in fretta, sognava di vestire la nove, ma alla fine è stato traghettato sulla giusta rotta.
Poluzzi meglio di Buffon
Intuito vincente. Senza il guizzo di uno dei suoi vecchi allenatori sarebbe rimasto a giocare centravanti e forse non avrebbe combinato nulla. Domenica, 15 anni dopo, ha festeggiato una storica promozione in Serie B con il Sudtirol con 29 clean sheet. Ventinove. Due mesi da imbattuto con 1019 minuti (meglio di Buffon in Serie A, tuttora recordman con 973′), nessuno come lui nei primi cinque campionati d’Europa, 76,3% di partite senza subire gol. «Ho iniziato a giocare fuori dai pali, un po’ in mezzo e un po’ in porta, poi a Bologna mi hanno messo la numero uno sulle spalle». Meglio così.
Mai mollare, dediche speciali
Il Sudtirol è la favola di quest’anno. Ha vinto la Serie C subendo solo 9 gol. Renate, Feralpi Salò e Padova hanno segnato di più, ma nessuno di loro aveva Giacomo Poluzzi, 34 anni, una vita di gavetta vera. Ha giocato in Serie D, in C2, in C1, una volta in B e un’altra in Serie A, 5′ contro il Chievo a maggio 2019. Senza subire gol. Quindici anni fa giocava in D tra Giacomense, Carpi, Este. Ha debuttato in C al Via del Mare di Lecce con la Fidelis: «Un momento che non dimenticherò mai». Due dediche speciali: la prima a se stesso, mai mollare, la seconda a suo padre, scomparso l’anno prima quando Jack giocava all’Alessandria. «Un brutto periodo. Ero in scadenza, persi il posto da titolare». Ritrovato con il lavoro.
Poluzzi, il guardiano di Bolzano
Poluzzi è il guardiano del faro. A Sudtirol sanno che il baluardo regge e quindi stanno tranquilli. Mister Javorcic, croato di Spalato, a Bolzano da un anno e subito protagonista, gli ha affidato le chiavi dei pali per non lasciarle più. In squadra ci sono 7 tirolesi: Manuel Fischnaller, Fabian Tait, Daniel Theiner, Jonas Heinz, Simone Davi, Fabian Tait e Hannes Frink, la bandiera, nato e cresciuto a Bolzano, al Sudtirol dal 2007. Ha giocato quindici anni in Serie C e poi ha conquistato la promozione. Nel 1995, l’anno in cui il vecchio SV Milland diventa Sudtirol, la squadra era in Eccellenza. Negli anni Settanta addirittura in Terza Categoria. Nel 2011 è retrocessa in C2 dopo aver perso i playout. Ora è in Serie B.
Sulle vette con papà
Dietro le quinte del portiere meno battuto d’Italia ci sono la famiglia, i libri e il buddismo. Jack ha abbracciato la fede ad Alessandria, grazie a un suo vecchio compagno di squadra, dopo la scomparsa del padre. «La fede mi ha aiutato a riprendere in mano la mia vita, diventandone il regista». L’ha raccontato un paio d’anni fa ai canali ufficiali del Sudtirol. Nel tempo libero legge parecchio e si dedica ai figli, Leonardo e Niccolò, «la sua gioia più grande» insieme ad Alessia, compagna di vita. Infine c’è lo sci, una passione abbandonata a causa del pallone. Quand’era piccolo, insieme a suo padre, Poluzzi se ne andava a sciare in Alta Badia. Amava scendere giù a uovo dalle vette innevate dopo una lunga salita. Il manifesto di una carriera lunga e faticosa, ma che l’ha portato a raggiungere la B da protagonista dopo un campionato da stella. Attorno a lui, a Bolzano, ci sono anche le vette che ama. E allora sì, il cerchio si è chiuso.