Dietro le quinte di un’impresa c’è il cubo di Rubik. Davide Nicola ci si è messo d’impegno un’ora al giorno, ha provato e riprovato, si è incazzato il giusto e poi l’ha risolto. Automatismi. La chiave è tutta lì. Una volta gli hanno chiesto quando ci vuole per trasmettere il suo ‘io’ alla squadra. Ha risposto «dai ventuno ai trenta giorni», tirando fuori la storia del cubo. «Voglio stare sempre in movimento, così ho provato». E ci è riuscito. Ora tra le sue mani c’è la Salernitana, la sta girando e rigirando da un mesetto. Un paio di facce le ha risolte, su altre ci sta lavorando, l’obiettivo è completare il quadro.
Impresa cercasi
Nicola ama le sfide e le racconta. Ha un profilo LinkedIn iper aggiornato dove pubblica tutto ciò che riguarda il suo lavoro: video, foto, idee, pensieri, frasi sparse. Il suo mantra è «sempre al massimo». Nella bio, invece, ha riassunto il suo obiettivo: «Riuscire a far giocare così bene la mia squadra, da far venir voglia al pubblico di unirsi a noi». Dopo aver salvato Genoa, Torino e Crotone sta provando a fare lo stesso con i granata, presi all’ultimo posto e portati a credere che forse non è finita. Nicola è un sanguigno, un puro, non si nasconde. Lo guidano lealtà e sentimenti. Contro la Fiorentina, dopo un appoggio sbagliato, si è tolto una scarpa e ha giurato di lanciarla in campo. «Se fate un altro errore, lo faccio».
«Il padrone delle mie emozioni»
Avevo uno sguardo da Rocky IV. Nicola ha resuscitato Verdi, reso Djuric decisivo e spinto l’Arechi a seguire ciò che c’è scritto in quella bio. Nel 2016-17 ha salvato il Crotone all’ultima giornata dopo sei vittorie nelle ultime 8. I gol vittoria li ha segnati Andrea Nalini, un Jamie Vardy italiano da «arrivederci e grazie», perché dopo quei due squilli non ha più segnato in Serie A. Prima di fare il calciatore ha lavorato da operaio in una fabbrica di Würstel, si alternava tra fabbrica e allenamenti. Ha salvato Nicola all’improvviso in un giorno di maggio, doppietta alla Lazio davanti a uno Scida strapieno e sognante, mentre gli occhi dell’Italia erano fissi sull’Olimpico per l’ultima di Totti. Manifesto di un allenatore che lavora in silenzio, prepara la tattica, un po’ stratega, energico. Uno che cita Platone dopo una vittoria con il Milan a San Siro. «Devo sempre dire ‘io sono incazzato”, diverso da ‘tu mi hai fatto incazzare’. Sono io il padrone delle mie emozioni».
Davide Nicola, in bicicletta per la salvezza
Dopo aver salvato il Crotone si è fatto una scampagnata in bici dalla Calabria a Torino, solo perché l’aveva promesso ai suoi tifosi. Da calciatore, centrale difensivo con 400 e passa partite tra i pro’, era quello che faceva gli scherzi. Marco Fortin, il portiere con il 14, suo compagno ai tempi del Siena, ha raccontato a Sportweek di quando Davide metteva una pellicola bianca sopra i bicchieri, prima del pranzo. Quando qualcuno andava a versare l’acqua il tavolo diventava un lago. «E Papadopulo si incazzava come una iena». Davide era così, oggi persegue un altro mantra: «Se potessi sbranerei tutti. Vorrei dominare il gioco, vorrei sempre andare a prendere gli avversari alti». L’ha raccontato all’Ultimo Uomo 4 anni fa. Nel tempo libero allena la mente e legge libri di filosofia. Platone è il suo preferito. In stampa stampa, poi, non è mai banale. Una volta ha citato Codice Genesi di Denzel Washington: «Alla fine del film si capisce che il percorso è la meta. Il protagonista viaggia tra mille peripezie, ma non distoglie mai lo sguardo dall’obiettivo». Il suo è finire il cubo di Rubik.