L’atmosfera da accerchiamento gufesco che circonda il Milan da inizio settimana non poteva risparmiare nemmeno questa rubrica: noi però cerchiamo di essere un po’ più originali rispetto a tutti quelli che non vanno oltre il rispolvero di Perugia 2000 o del 5 maggio 2002, ignorando la differenza che c’è tra dover vincere a tutti i costi e poter accontentarsi anche di un pareggio. Il principale nemico del Milan verso il suo 19° scudetto ha un nome e cognome preciso ed è una vecchissima conoscenza: Mimmo Berardi, puntuale villain dei peggiori anni della storia recente rossonera, dai 4 gol del gennaio 2014 che costarono l’esonero a Massimiliano Allegri alla tripletta della stagione successiva, dal primo gol subito nella carriera professionista da Gigio Donnarumma (ottobre 2015) all’ultima strepitosa prestazione dello scorso novembre, quando causò l’espulsione di Romagnoli e segnò il gol del 3-1 neroverde a San Siro.
Sulla strada di Mimmo Berardi c’è però – da oltre sei anni, per la verità – un record ancora più strabiliante: quello di poter diventare il primo italiano a segnare uno, due, tre e quattro gol alla stessa squadra in quattro diverse partite di serie A. Seguiteci: Berardi ha segnato un poker ai rossoneri il 12 gennaio 2014, una tripletta il 17 maggio 2015 e un gol “singolo” in altre tre occasioni, l’ultima delle quali lo scorso 28 novembre a San Siro. Gli manca dunque la doppietta per completare un filotto uno-due-tre-quattro che nella storia della serie A è riuscito soltanto a due grandi attaccanti svedesi. Il primo è ovviamente il Pompierone Gunnar Nordahl, quasi sempre immancabile in questo tipo di statistiche: il centravanti del Milan impallinò ripetutamente la Triestina negli anni Cinquanta, rifilando agli alabardati quattro gol nel 1953-54, tre gol nel 1952-53 e una doppietta in altre tre occasioni, l’ultima delle quali con la maglia della Roma nel 1956-57. Per non parlare delle singole marcature che fanno lievitare il numero dei gol fatti a 19 in 17 partite. Non meno spietato fu “Uccellino” Kurt Hamrin, che con le maglie di Padova e Fiorentina banchettò a ripetizione sulla tavola del Genoa: addirittura 7 gol in due partite (tripletta + poker) tra andata e ritorno della stagione 1957-58, poi un altro poker (!) con la Fiorentina nel 1962, quindi due doppiette e due marcature singole per uno spaventoso totale di 17 gol in 11 partite. Interista dichiarato da tempi non sospetti, Berardi saprà essere alla loro altezza nella domenica più importante?
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E gli italiani, invece? Negli ultimi cinquant’anni Berardi è l’unico a essere riuscito nella piccola impresa 1-3-4, lasciando ancora vuota la casella della doppietta. Solo due grandi attaccanti azzurri sono alla sua altezza: il grande Silvio Piola, 1-3-4 contro l’Alessandria tra il 1931 e il 1937 con le maglie di Pro Vercelli e Lazio, e il “Fornaretto” Amedeo Amadei, 1-3-4 contro il Liguria Foot Ball Club (antenata della Sampdoria) tra il 1939 e il 1943 con l’amata casacca giallorossa. Ma il Milan sarebbe una preda ben più prestigiosa, specialmente in una domenica storica come quella che sta arrivando. Diamo però un briciolo di speranza ai tifosi del Milan angosciati da queste righe: dopo i due prodigiosi exploit iniziali, negli ultimi sette campionati Berardi è sceso alla media ben più normale di 3 gol in 11 partite. Segno che, quando il Milan è salito di tono, anche l’orco Mimmo ha fatto molta meno paura.