Conoscendo Guillermo Abascal avrà già letto tutto sulla Piazza Rossa e sul perché si chiama così. Il periodo comunista non c’entra nulla. Piazza Rossa, in russo, si dice «Krasnaja ploscad», e «krasnyj» vuol dire due cose: ‘rosso’ e ‘bello’, a seconda dell’evoluzione della lingua negli anni, quindi Piazza Rossa o Piazza Bella, come la Cattedrale di San Basilio o gli edifici rossastri che circondano il mausoleo di Lenin. Coincidenze cromatiche. Da qui il nome storico che si porta dietro da decenni.
«Chi sa solo di calcio…».
Guillermo Abascal saprà già tutto perché studia, si informa, approfondisce, seguendo il credo di José Mourinho: «Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio». Guille guiderà lo Spartak Mosca in un momento delicato, con la Russia nell’occhio del ciclone e isolata dal mondo per via della guerra all’Ucraina. Cento giorni e passa di sconvolgimenti. Niente Europa, pochi big dall’estero e un’ostracismo mediatico rilevante. Del campionato russo non si parla più. Con i suoi 33 anni, però, è uno degli allenatori più giovani d’Europa. L’anno scorso ha iniziato a Volo, in Grecia, la città di Giorgio De Chirico, maestro della pittura metafisica, prima di chiudere a Basilea: «Andare oltre mi incuriosisce, sono un cittadino del mondo».
I calzini rossi ad Ascoli
Del resto andò così anche ad Ascoli in B nel 2020. Il giorno in cui prese in mano la prima squadra dopo aver fatto bene in Primavera, Guille firmò il contratto con i calzini rossi in memoria del «presidentissimo» Costantino Rozzi. «Incidi sul presente solamente se conosci la storia». Quindi saprà che allo Spartak c’è un prima e un dopo Carrera, l’allenatore che ha vinto il titolo nel 2017, tuttora ‘Re Massimo”. L’anno scorso il presidente Fedun ha provato a riportare l’anima italiana ingaggiando Paolo Vanoli, ma al squadra ha chiuso decima. Abascal avrà una buona rosa con diversi casi spinosi. Su tutti Quincy Promes, uno degli esterni più forti della Premier russa, 75 gol a Mosca, ma con una Spada di Damocle grossa così sopra la testa: l’olandese è accusato di tentato omicidio. Pare ci siano anche delle intercettazioni in cui ammette di aver ucciso il cugino: «Non potevo trattenermi». L’anno scorso, nonostante il processo pendente, ha segnato 12 gol.
«Giocare non mi divertiva»
Abascal allena da più di dieci anni. La prima volta che si è messo in panchina ne aveva 22. Ex compagno di Jordi Alba e Luis Alberto nelle giovanili del Barça, ha smesso presto per finire dall’altra parte: «Giocare non mi divertiva – ha raccontato – Preferivo analizzare la partita, imporre un’idea, capire come applicare una tattica. Ho studiato scienze motorie, poi ho iniziato i corsi da allenatore. Nel 2017, a 27 anni, ho lasciato la mia comfort zone per allenare il Chiasso in Svizzera. Ero il secondo allenatore più giovane d’Europa». Uno dei suoi mentori resta Ramon Monchi, storico d.s. del Siviglia con cui ha lavorato qualche tempo: «Prima di acquistare un talento lo monitora per un paio di stagioni. C’è il rendimento in casa, in trasferta, contro club di alta classifica o in zona retrocessione. Non ha limiti. Il club cresce al ritmo che impone lui». Abascal ha lasciato la Spagna nel 2017. Chiasso, Lugano e infine l’Ascoli, allenatore della Primavera nel 2019-20. Inizia alla grande, vince 13 partite, valorizza i giovani e poi prende il posto di Paolo Zanetti in prima squadra, esonerato a gennaio.
Orto e pazienza
Tra le sue passioni c’è il giardinaggio. Quand’era ad Ascoli coltivava l’orto sul balcone di casa. La sua fidanzata è uno chef: «La passione per le piante è nata per caso, grazie al signor Marini del bar sotto casa ad Ascoli. Il segreto è la pazienza». Tempo, sacrificio, coraggio. Scegliere la Russia, ora, isolata dal mondo e oscurata dai media, senza la vetrina dell’Europa, non è una scelta comoda, piuttosto una sfida da vincere. Come dieci anni fa, quando ha preferito la panchina.