Van Hooijdonk l’ha detto: «È come Seedorf, con la differenza che non sbaglia i rigori». Parla di Renato Sanches, detto Bulo, “mattacchione”, o l’Edgar Davids di Musgueira, ovvero il quartiere di Lisbona storicamente popolato da africani in cui è vissuto. Spensieratezza e ribellione. Abbiamo lasciato Sanches dopo l’exploit all’Europeo 2016, a cui prende parte solo per via dell’infortunio di Bernardo Silva. Poi, un buco di tre anni. Desaparecido tra Bayern e lo Swansea, non convocato da Fernando Santos per il Mondiale 2018 né per le finali di Nations League 2019 (che il Portogallo vince). Per Ancelotti, Renato Sanches era «il miglior centrocampista d’Europa». Pochi mesi dopo allo Swansea, in Galles, il tecnico Carvalhal diceva di lui: «Ha smesso di imparare da quando ha lasciato il Benfica». La risposta di Sanches arriva via Instagram: «Non saprai mai quanto sei forte, finché essere forte è l’unica scelta che hai». Frase di Bob Marley. Mica solo dreadlocks. E ora il centrocampista portoghese è in orbita Milan…
We learn and move on… I continue to grow for the better
— renatosanches (@renatosanches35) December 20, 2021
Renato Sanches, anagrafe e record
Renato Júnior Luz Sanches nasce il 18 agosto 1997 a Lisbona. Cresce a Musgueira, nella periferia difficile della capitale. Figlio di immigrati: sua madre è capoverdiana, suo padre si chiama Renato Sanches ed è di São Tomé e Príncipe. Renato ha pochi mesi quando si separano, suo padre va in Francia per lavoro e… nessuno registra la sua nascita. Solo il 22 agosto 2002 l’anagrafe riceve le carte. Anni dopo, lo Sporting Lisbona accuserà Sanches di avere più anni di quanti dichiarati e il Benfica, irritato, minaccerà causa in tribunale. Sì, il Benfica, perché a 8 anni Renato Sanches gioca in un piccolo club chiamato Águias da Musgueira. Un anno dopo lo acquista il Benfica, per la cifra simbolica di 750 euro e 25 palloni. Bastano 15 minuti all’osservatore, quel giorno, per decidere. Il 30 ottobre 2015, il tecnico Rui Vitória fa esordire Sanches in prima squadra. Un mese dopo, rinnova il contratto fino al 2021 con una clausola di 80 milioni di euro. Una volta titolare, gioca 24 partite ed esordisce in Champions League. Vince campionato e Coppa di Lega, diventa il più giovane marcatore del Benfica del XXI° secolo e il più giovane esordiente in Champions. Gioca i quarti col Bayern di Guardiola: k.o. 1-0 al Da Luz, 2-2 in Germania. Benfica eliminato, ma…
Enquanto isso, no Domaine de Luchin … 👀 pic.twitter.com/AbseN7lnAv
— LOSC Lille PT (@LOSC_PT) August 23, 2019
Da Euro 2016 ai cartelloni pubblicitari
Ma il Bayern ormai ha messo gli occhi su Renato Sanches. Così, a maggio 2016 i bavaresi offrono al Benfica 35 milioni di euro. Sanches è il trasferimento più costoso di un portoghese all’estero. Ma è un affare. Di lì a poco si gioca l’Europeo in Francia. Sanches viene eletto miglior giovane ed è il migliore in campo con la Croazia agli ottavi di finale e ai quarti contro la Polonia, a cui segna un gol “rubando” il primato di precocità a Cristiano Ronaldo. Ed è pure “decisivo” in finale: esce per far posto a Éder, che segnerà il gol vittoria. In Baviera però Sanches stecca: vince due campionati con Carlo Ancelotti e Niko Kovač, nel mezzo va in prestito allo Swansea nel 2017/18. Il tecnico Paul Clément non lo vede: «In allenamento è il migliore di tutti, ma fa sempre gli stessi errori. Ha un enorme peso sulle spalle». Poco spazio, un infortunio al ginocchio e una gif diventata virale di Sanches che passa il pallone… a un cartellone pubblicitario. Delusione. Ad agosto 2019, Renato Sanches ha 23 anni e il Lille si fida di lui. Costa 20 milioni ed è l’acquisto più costoso di sempre dei Dogues allenati da Christophe Galtier, che l’anno dopo difatti vincono il campionato francese.
Renato Sanches has come a long way since passing it into advertising boards at Swansea
— Deluded Brendan (@DeludedBrendan) June 19, 2021
«Avrei firmato per il Barcellona»
A Lille parte la rinascita di Renato Sanches. In campo ci sono i connazionali José Fonte, Tiago Djaló e Xeka. Due anni da titolare, ad alti livelli. Mica male. «Nel calcio ci sono alti e bassi. Se non mi fossi infortunato, avrei firmato per il Barcellona quest’estate», ha spiegato l’anno scorso a La Voix du Nord. Non fosse invece stato per António Queros, il presidente delle Águilas, il primo club di Sanches, una società che lavora con bambini poveri, non ci sarebbe stato il suo viaggio. Che oggi è in orbita Milan. Accolto da Rafael Leão, Sanches avrebbe già cercato casa a Milano. Perché nel calcio ci sono alti e bassi, ma a 25 anni mica tutto è perduto.