Fu una partita indimenticabile. Forse solo noi italiani non ne serbiamo un ricordo troppo forte, ancora storditi dalla gioia per aver conquistato la finale mondiale poche ore prima, battendo la Polonia 2-0 con doppietta di Paolo Rossi. Ma in tutto il mondo tutti realizzarono all’istante che la Battaglia di Siviglia andata in scena al Sanchez-Pizjuan la sera dell’8 luglio 1982, tra Germania e Francia, sarebbe passata alla storia come una delle più grandi partite di calcio di tutti i tempi, certamente all’altezza di Italia-Germania 4-3 (1970) o dell’Italia-Brasile 3-2 andata in scena al Sarrià di Barcellona appena tre giorni prima. Fu la prima partita della storia dei Mondiali a concludersi ai rigori, visse momenti di vero dramma sportivo (e non solo), ribadì per l’ennesima volta che i tedeschi non mollano mai, come avrebbe osservato Gary Lineker nella sua celebre battuta a Italia ’90. Ecco i cinque momenti cult di una semifinale Mondiale che divenne subito un classico.
Germania – Francia 1982
Il primo tempo regolamentare è la parte più ordinaria del match: finisce 1-1, al vantaggio di Littbarski risponde su rigore Platini, l’alta temperatura (nonostante si giochi di sera, ma Siviglia si affaccia sull’Africa…) tiene il ritmo basso e fa bene ai giocatori di talento, che hanno più tempo per le loro giocate. Platini è in condizioni stellari, mentre i tedeschi – in versione dimessa per tutto il torneo – decidono di mandare in panchina il malconcio Rummenigge, sostituito dall’evanescente Magath. Nella ripresa il ct francese Hidalgo si gioca il primo cambio sostituendo Genghini con il rapido Battiston, esterno sinistro compagno di squadra (al Saint-Etienne) e grande amico di Platini. La french connection funziona benissimo, quando cinque minuti dopo, con un lancio geniale, le Roi mette proprio Battiston davanti al portiere: ma quel portiere è lo spericolato Harald “Toni” Schumacher, un carro armato che non va mai troppo per il sottile. Battiston riesce ad anticiparlo e ne viene immediatamente travolto, con Schumacher che lo colpisce in pieno con il ginocchio follemente alto. La palla finisce a lato ma sarebbe rigore ed espulsione, e invece l’arbitro olandese Corver ritiene incredibilmente che si sia trattato di uno scontro involontario. Battiston crolla a terra privo di sensi e ci vuole tutta la tempestività e il sangue freddo dello staff francese, comandato dal dottor Maurice Vrillac, per evitare guai peggiori: nel silenzio dello stadio Battiston viene trasportato in barella fuori dal campo, con l’amico Michel che gli tiene la mano e cerca di tranquillizzarlo lungo il tragitto.
La traversa di Amoros
Il pareggio resiste e la paura aumenta: più ci si avvicina al 90′ meno si ha voglia di rischiare, anche se la minacciosa sagoma a bordo campo di Rummenigge – che ha iniziato il riscaldamento pur non essendo oltre il 40% della condizione – spaventa i francesi. Proprio a cavallo dal 90′ l’occasione della vita capita sul destro del giovane Manuel Amoros, 20 anni, terzino sinistro che riceve palla a centrocampo, avanza indisturbato fino ai 30 metri ed esplode un tiro improvviso che si schianta contro la traversa a Schumacher battuto. Non si può parlare di occasione fallita, ma c’è mancato davvero poco: il tiro di Amoros entra nella galleria dei quasi-gol che potevano cambiare la storia del calcio o perlomeno dei Mondiali, dalla traversa di Pinilla contro il Brasile nel 2014 al tiro di Baggio uscito di pochissimo proprio contro la Francia nel 1998. E invece si va ai supplementari.
L’urlo di Giresse
I minuti dal 91′ al 100′ dei supplementari sono i dieci minuti più belli e romantici della storia della Nazionale francese, almeno fino a quel momento: aussi tragique que magique, sia tragici che magici, diranno dopo. Les Bleus non si sono mai qualificati a una finale Mondiale e il traguardo sembra vicinissimo. Trésor sorprende la distratta difesa tedesca su situazione da fermo e porta in vantaggio la Francia dopo due minuti; ne passano altri quattro e, alla fine di un magistrale contropiede condotto da Rocheteau, Platini e Six, Giresse esplode il destro palo-rete dal limite che vale il 3-1. Un gol alla Tardelli tre giorni prima di Tardelli e anche l’esultanza di Giresse non nasconde l’emozione per una rete che sembra sentenziare definitivamente la semifinale. E invece…
I tedeschi non muoiono mai
E invece, vista la mala parata, il ct tedesco Derwall ha mandato in campo Rummenigge, che ha fatto in tempo ad assistere dal campo all’1-3. Si sfidano uno contro l’altro cinque dei sei Palloni d’Oro dal 1980 al 1985, Platini contro il futuro centravanti dell’Inter: per la Nationalmannschaft la situazione sembra disperata, anche perché nella storia dei Mondiali nessuno è mai riuscito a rimontare uno svantaggio di due gol ai supplementari. E invece proprio Kalle, sia pur incerottato, avvia l’azione del 2-3 e la conclude con un magnifico tocco di classe e astuzia sul primo palo. La Francia barcolla, rivede in discussione certezze acquisite, sbanda anche in avvio di secondo supplementare e incassa il 3-3 dopo tre minuti: sponda aerea del giraffone Hrubesch (anche lui subentrato) e gran soluzione in acrobazia di Fischer. Pubblico in delirio, squadre esauste mentalmente e fisicamente. L’Italia festeggia in ritiro a Barcellona davanti alla tv: non poteva chiedere di meglio alla seconda semifinale.
Le lacrime di Stielike
I rigori, dunque. Istituiti da Germania 1974 a eccezione della finale, ma ancora mai utilizzati. A Siviglia è una storica prima volta. Nonostante lo stress oltre i livelli di guardia, i primi cinque rigoristi restano freddissimi: 3-2 per la Francia. Il primo a fallire è il più insospettabile dei tedeschi: il libero Uli Stielike, truce e baffuto, sinonimo universale di cattiveria, che dopo il suo tiro centrale a mezz’altezza addosso a Ettori si lascia andare a un pianto dirotto e inconsolabile. La regia spagnola si fa attrarre dalle lacrime del più spietato dei tedeschi e si perde il tiro successivo di Six, parato anch’esso. Littbarski segna il 3-3, i quinti rigoristi Platini e Rummenigge tengono fede alla loro classe e non sbagliano. Ma ormai la Francia ha sprecato troppe cartucce: le è fatale l’errore al sesto tentativo di Bossis, seguito dal freddissimo Hrubesch che invece, senza pensarci troppo, spiazza Ettori e riporta la Germania Ovest in finale dopo otto anni dall’ultima volta. Per la Francia, bella e leggera, è una sconfitta generazionale che verrà replicata quattro anni dopo a Guadalajara, contro gli stessi avversari.