Che pochezza, che mestizia! Mentre le grandi di tutta Europa vendemmiano in anticipo con il Bayern, il PSG, il Real Madrid e il Barcellona, la Serie A 2022-2023 mette in archivio la seconda tappa con appena 13 gol in 10 partite e due record negativi clamorosi. Innanzitutto, soli due gol in trasferta (del veronese Henry e del milanista Bennacer): mai così pochi nell’era dei tre punti a vittoria, iniziata nel 1994-95. E poi, sigh! sob!, record assoluto negativo di gol segnati da giocatori italiani. Appena uno, il gran sinistro al volo di Mimmo Berardi in Sassuolo-Lecce, e poi un florilegio di legni (El Shaarawy), gol annullati (Petagna), errori davanti al portiere (Tonali), eccetera. “Ci rifaremo ai Mondiali!”, direte voi. Ehi, non fate troppo gli spiritosi. Intanto ecco le Statistiche Inutili della seconda giornata.
Le Statistiche Inutili della seconda giornata di Serie A
Domenico d’agosto
Mimmo Berardi è dunque L’UNICO calciatore italiano ad aver segnato in dieci partite di serie A: fa impressione a scriverlo. Scartabellando negli annali abbiamo trovato appena tre giornate in cui gli italiani in gol erano stati due. Procediamo a ritroso: il 6-7-8 novembre 2020 avevano segnato Joao Pedro (Cagliari-Sampdoria 2-0) e Tommaso Pobega (Benevento-Spezia 0-3). Il 24-25-26 novembre 2018 avevano segnato Antonino La Gumina (Empoli-Atalanta 3-2) e Fabio Quagliarella (Genoa-Sampdoria 1-1), nell’ultima giornata di serie A prima di questa in cui non si erano registrate vittorie in trasferta. Infine il 18 giugno 1989 – circostanza molto rilevante, visto che c’era ancora il limite dei tre stranieri per squadra – in un turno da appena 10 gol in nove partite avevano segnato Alberico Evani (Milan-Ascoli 5-1) e Massimo Agostini (Cesena-Como 1-0). Ed eccovi la puntata integrale di Novantesimo Minuto di quel giorno, con tanto di Paolo Valenti.
Correa ma non troppo
Per un attaccante di provata esperienza come Joaquin “El Tucu” Correa, le partite concluse con un gol segnato – né zero, né due, né tre: uno – dovrebbero essere la maggioranza. Invece con i club non gli capitava da 16 mesi: esattamente da Lazio-Benevento 5-3 del 18 aprile 2021, in cui aveva messo a segno il gol del momentaneo 3-0. Da allora 43 partite (tutte sotto la guida di Simone Inzaghi, 6 alla Lazio e 37 all’Inter) in cui quando aveva segnato aveva messo a referto solo doppiette, cinque consecutive contro Milan, Genoa, Verona, Udinese e Sampdoria. Quest’incantesimo, rotto con la rete del 3-0 contro lo Spezia, non valeva però in Nazionale, dove aveva segnato un gol in Venezuela-Argentina (1-3) del 3 settembre 2021, su assist del compagno di squadra Lautaro Martinez.
Benvenuti all’Est
Dopo sei giorni è già caduto il primato stabilito il pomeriggio di Ferragosto a Verona dal georgiano Kvaratskhelia (qui la sua storia), che deve cedere lo scettro di marcatore più orientale della storia del Napoli in serie A al sudcoreano Kim Min-Jae, nato a Tongyeong, longitudine 128° 25′ Est. Sarete a questo punto curiosissimi di sapere chi è il marcatore più orientale di tutta la storia della serie A, e certamente starete aprendo tutti i cassetti della memoria in cerca di qualche giapponese (Nanami? Nakamura? Ogasawara?) o di qualche nativo di Melbourne come Vince Grella o Mark Bresciano. Errore, amici: il marcatore nato nel posto più vicino al 180° meridiano è l’insospettabile Christian Karembeu, ex centrocampista della Sampdoria dal 1995 al 1997 francese di passaporto ma originario di Lifou, in Nuova Caledonia, longitudine 167° 14’09. Rivediamo il suo primo gol in serie A, segnato nell’agosto 1995 alla Roma con una capocciata non meno imperiosa di quella di Kim Min-Jae al Monza.
E a sape tutto ‘o munno
Il Napoli è amico delle Statistiche Inutili. Per otto minuti, dal 70′ al 78′, la squadra di Spalletti ha schierato in campo nello stesso momento calciatori provenienti da ben cinque Confederazioni calcistiche diverse: il sudcoreano Kim (AFC/Asia), il nigeriano Osimhen e il camerunense Anguissa (CAF/Africa), il messicano Lozano (CONCACAF/Nord e Centro America), l’uruguayano Olivera (CONMEBOL/Sud America) e naturalmente gli europei Meret, Di Lorenzo, Rrahmani, Zielinski, Elmas e Lobotka. È la prima volta che succede con la nuova disposizione della geografia calcistica in vigore dal 2006, da quando cioè l’Australia appartiene all’Asia e non più all’Oceania. Con il vecchio mappamondo c’era riuscito solamente il mitologico Perugia di Luciano Gaucci, che nel 2002-03 aveva schierato più volte tutti insieme Kalac (Oceania), Rezaei (Asia), Obodo (Africa), Zé Maria (Sudamerica) e tanti altri europei. L’ultima volta era accaduto il 2 febbraio 2003 a Reggio Calabria; eccoli tutti insieme in un torrido Perugia-Juventus pre-natalizio del 2002.
L’elmo di Silvio
Filosoficamente agli antipodi del Napoli è il Monza di Berlusconi, che prosegue nella sua politica nazionalista – leggermente anacronistica – e si è presentato Maradona con ben dieci italiani titolari su undici: l’unico straniero era il brasiliano Marlon. È una circostanza ormai sempre più rara in serie A, dove molte squadre non arrivano a dieci italiani nemmeno considerando tutta la rosa. L’ultima squadra a esserci riuscita era stato il Sassuolo, il 10 dicembre 2017 contro il Crotone: Consigli, Goldaniga, Acerbi, Peluso, Mazzitelli, Missiroli, Cassata, Berardi, Falcinelli e Politano, con lo spagnolo Lirola unico forestiero. Da notare che una squadra di proprietà di Berlusconi non ci riusciva invece da quasi un decennio: parliamo naturalmente del Milan, italiano per 10/11 il 1° settembre 2012 a Bologna, con Abbiati, De Sciglio, Bonera, Acerbi, Antonini, Montolivo, Ambrosini, Nocerino, El Shaarawy e Pazzini (unico straniero, il ghanese Boateng).