Macchina scassata. Una ruota a terra, il papà nervoso, metà strada fatta e un’altra metà da fare, a una ventina di chilometri dal sogno della vita, infranto. Boulaye Dia fa il calciatore, ha debuttato da titolare in Serie A segnando un gol e fornendo due assist. Salernitana conquistata, Arechi già stregato, ma dietro le quinte del successo c’è una storia di rivalsa che vale più del resto. Il provino della vita saltato a 12 anni per via di un guasto al motore alla macchina del padre; dei pomeriggi passati in giro per la Francia a sistemare quadri elettrici sopra una scala; una sfilza di domeniche con pranzo al sacco dopo le partite in quarta serie francese, su e giù per il Paese, senza un soldo.
Quanti colpi bassi dal destino
Dia è uno che ha preso diversi schiaffi dal destino. Il primo a 12 anni. Nato e cresciuto a Oyonnax, a due passi dalle Alpi, da ragazzino si guadagna un provino con il Saint-Etienne, a 160 chilometri da casa. Papà è un tipo burbero, poco espansivo, uno che al calcio non ha mai dato tanto peso, ma nonostante tutto prende la sua Renault e accompagna il figlio in silenzio. A metà strada la macchina si guasta e i due restano in mezza alla strada, con il triangolo a 50 metri e due occhi diversi. Quelli di Dia sono lucidi, in lacrime, perché un’occasione simile forse capita più, mentre quelli del padre sono rossi di rabbia. Soldi a casa non ce ne sono, quindi quel guasto grava sulle sue spalle. Insomma, dietrofront. Sesto di sette fratelli, Dia inizia a giochicchiare nel campetto del Paese. Si mette davanti, segna 3-4 gol a partita per diversi anni e nel frattempo trova un accordo con il Lione: ogni mercoledì va al centro sportivo ad allenarsi. Dopo due stagioni restano in tre: lui, piccolo e bomber, un altro alto e fisico e un altro ancora bravo e tecnico. Il migliore della triade.
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Boulaye Dia, l’elettricista del pallone
Problema però: Dia non cresce. Oggi è un ragazzone di un metro e 80, ma si è sviluppato tardi, così i medici dell’OL gli fanno una radiografia del polso per capire se ha effettivamente 15 anni. «I miei fratelli erano tutti grandi, quindi non capivo». Nonostante la visita positiva viene scartato. Il suo mondo si sgretola, le certezze vengono meno, così nel frattempo si diploma: a 18 anni diventa elettricista e inizia a lavorare, pur mantenendo viva la passione per il calcio giocando per i dilettanti del Jura Sud. Per mantenersi si divide in tre lavori, tra cui l’elettricista, poi nel 2017 vola in Galles per un altro provino, l’ultimo, ma si infortuna dopo cinque minuti. Pascal Moulins, l’allenatore del Jura, lo sprona a non mollare. In lui vede qualcosa: «Voleva fare di più, ma non sapeva come, così l’ho fatto giocare titolare». Fiducia ripagata: 15 gol in 21 partite nel 2017-18, in quarta serie, prima della chiamata del Reims in Ligue 1 l’estate successiva.
«Vieni per un provino, ti va?»
La svolta è lenta, ma arriva. I dirigenti lo chiamano su FaceTime attraverso alcune conoscenze di Moulins. Gli dicono che l’hanno visto dal vivo un paio di volte e vogliono testarlo. «Vieni qui per un provino, se va bene giocherai nella squadra riserve». Dia è scettico, ma ci prova, e dopo anni passati a sistemare la luce strappa l’accordo della vita. Dopo tre gol in sei partite arriva la convocazione in Ligue 1, debuttando a ottobre 2018 contro l’Angers. Tempo un mese e segna il primo gol tra i pro’, al Guingamp. Nel 2019 diventa titolare, chiudendo l’annata con due reti e un assist. Il resto è storia: 8 reti nel 2019/20 e 16 nel 2020/21, prima della chiamata del Villarreal in Liga, campione d’Europa League in carica.
Gol in semifinale di Champions
Reims gli ha cambiato la vita. Il diploma di elettricista gli è tornato utile: tempo fa ha raccontato che alcuni compagni, quando avevano problemi in casa, chiamavano direttamente lui. «Che faccio? Come funziona?». L’anno scorso ha segnato 7 reti, tra cui una in semifinale di Champions contro il Liverpool. Fin qui la vetta più alta mai toccata. A gennaio ha vinto anche la Coppa d’Africa con il Senegal da protagonista. Nessun gol, ma tanto lavoro di squadra. Un po’ come Giroud nel 2018, campione del mondo senza mai tirare in porta. La Salernitana ha fiutato l’affare e l’ha portato all’Arechi. Inizio da star. «Voglio segnare tanti gol, non mi pongo limiti». Come nei dilettanti. O in quella macchina scassata.