a cura di Francesco Pietrella

Storie sparse dalla LUISS, dove giocano ex promesse del calcio italiano che hanno scelto la carriera universitaria

Ci sono i fratelli di Pellegrini e Biraschi, altri sono cresciuti agli ordini di Simone Inzaghi.

Alcuni cognomi rubano l’occhio. Maestrelli, per esempio. Nipote di quel Maestrelli che ha vinto lo scudetto con la Lazio nel ‘74. Il primo. Quello della banda Chinaglia e delle fazioni nello spogliatoio, scazzottate in allenamento e poi fratelli in mezzo al campo. Tommaso si chiama come lui, è laureato in Economia e Commercio ed è il capitano della LUISS, centrocampista di qualità e governo. Dieci anni fa ha giocato un torneo con la Lazio di Simone Inzaghi, la Shalom Cup, salvo poi provare con la Primavera sotto età: «Bollini mi disse che avrei avuto poco spazio, così andai a giocare in Promozione». Meglio studiare. Cresciuto con il mito del nonno, se potesse incontrarlo anche per un paio di minuti gli chiederebbe un paio di cose: la prima è come comportarsi in campo, come essere un leader alla Pino Wilson, come risolvere situazioni complicate con un dialogo risolutore, a voce alta; la seconda è come vestirsi, come raccontato anni fa, perché il padre gli ha raccontato talmente tanti aneddoti che Tommaso non sa più cosa tirar fuori: «Insomma, parleremmo di tutto». Del resto come dargli torto

 

Tommaso non è l’unico ragazzo passato per il settore giovanile della Lazio. Lo seguono Federico Cinti, difensore, classe ’97, un passato da esterno alto nella Primavera di Inzaghi e un presente da studente. Dopo una trentina di presenze in Serie D ha scelto un altro percorso. Come Edoardo Rezzi e Giorgio Spizzichino, anche loro ex Lazio, due che il professionismo l’hanno visto per un po’. Il primo, reinventato centrale difensivo da Stendardo, vanta una panchina in Europa League contro l’Apollon Limassol e una ventina di partite in C con la Vibonese, a centrocampo. Spizzichino invece, terzino ventitreenne, conserva il ricordo del debutto in Serie A con la maglia della Lazio, all’ultima giornata contro il Crotone. Il giorno dell’addio di Totti. Qualche minuto in campo per realizzare il sogno della vita. Dopo 42 presenze e due gol in C ha scelto un’altra via. Ora studia Corporate Finance. Uno dei più ‘anziani’ del gruppo è Simone Fabio, classe ’91, istruttore Figc, mancino d’oro. Vanta un passato nei settori giovanili di Lazio e Roma. Lo segue Alessandro Barone, anche lui ’91, difensore. Oggi lavora con Orrick, uno degli studi legali internazionali più importanti del mondo.

 

 

Altre storie. Nella LUISS giocano anche Luca Biraschi e Francesco Pellegrini, fratelli di Davide e Lorenzo, capitano della Roma. Il primo ha 21 anni e gioca in attacco; il secondo, mancino, ne ha 19 e smista palloni a centrocampo. Studiano Economia e commercio in inglese. Il più giovane della rosa Kristen Ahmetaj, classe 2005 appena arrivato. Uno degli undici ‘under’ della rosa. Ultimo, ma forse il più importante, veterano della LUISS e punta dai grandi mezzi, è Andrea De Vincenzi, 27 anni, uno su cui su pende sempre la stessa frase: «Avrebbe potuto avere una carriera diversa». Magari da professionista, chissà, perché quando segni 30 gol all’anno in Eccellenza ci può stare. È stato così per Ciccio Caputo e per tanti altri. Andrea, laureato in Economia e Management, nel 2019 ha battuto il record di gol segnati in Promozione laziale in una sola annata, 34. Bomber. Un’altra grande passione è il surf. Appena può stacca il telefono, prende il computer e prenota una meta. Indonesia, Portogallo, Francia, Spagna. «A volte mi sveglio all’alba e vado a surfare prima delle lezioni». Cavalcando l’onda fino alla fine del tubo.