Non è colpa sua se il Newcastle l’ha pagato più di Haaland del City o Richarlison del Tottenham. Sono serviti 70 milioni di sterline per portare via Alexander Isak dalla Real Sociedad, dove ha segnato 44 gol in 132 presenze. Più del doppio del suo valore di mercato stimato (30 milioni) e sette volte tanto quanto gli spagnoli avevano sborsato al Dortmund nel 2019. Cifre che non devono mettere pressione a questo ragazzone svedese che compirà 23 anni il 21 settembre. Semmai è colpa della sua nuova dirigenza, che si è decisa solo all’ultimo ad affondare il colpo. Con la conseguenza di strapagarlo. Se si comporterà come in Spagna, comunque, nessuno rimpiangerà quei milioni. Intanto ha giocato i suoi primi 154 minuti di Premier, nemmeno due gare, andando a segno contro il Liverpool. Poi il campionato si è fermato per onorare la regina.
«Ho avuto dei periodi difficili, all’AIK non giocavo perché pensavano che non mi impegnassi abbastanza. Avevano ragione».
Alexander Isak
Alexander Isak, le origini
Alto e magro, Isak sa segnare con entrambi i piedi, è agile e davvero difficile da fermare quando parte con la palla al piede. Insomma, è un ottimo attaccante. Ha sempre sorpreso per la sua forza mentale, frutto di alcune difficoltà incontrate nel passaggio al calcio ‘degli adulti’. Non facile per lui, ma almeno l’ha forgiato. Cresciuto Bagartorp, nella provincia di Stoccolma, dove si erano trasferiti i suoi genitori – originari dell’Eritrea – alla fine degli anni Ottanta, ha iniziato nell’AIK Solna, la squadra più vicina a casa. «Ho avuto dei periodi difficili, venivo lasciato in panchina. Pensavano che non mi impegnassi abbastanza e avevano ragione. Non facevo ciò che era necessario per giocare» ha ammesso al quotidiano svedese Aftonbladet nel 2017. Erano lontani i tempi in cui si divertiva al campetto e a scuola veniva descritto come uno studente modello. Mentre il pomeriggio a ping pong batteva chiunque. Il calcio stava cambiando e non era più (solo) divertimento.
Una ‘Giraffa’ da record
Nell’anno dell’intervista era già un giocatore del Borussia Dortmund, che lo ha fatto maturare anche grazie alla seconda squadra. Nel 2019, però, lo rimandano in prestito in Olanda, al Willem II, dove diventa il primo giocatore dell’Eredivisie a segnare 13 gol in 13 partite di campionato dai tempi di Hans Venneker nel 1964/65, ed era già famoso a tutti con il soprannome di ‘Giraffa’ per via di quella corporatura slanciata, di quasi due metri. Uno dei motivi per cui è Ibra il suo modello di riferimento. E anche il primo, il 30 marzo di quell’anno, a segnare tre rigori di fila nella stessa gara (contro il Fortuna Sittard). Parlando di gol pesanti, una volta trasferitosi alla Real Sociedad ne ha messi dentro due in tre minuti contro il Real Madrid nei quarti di finale della Copa del Rey. Un trofeo che poi alzerà, da capocannoniere con 7 reti, il 3 aprile 2021.
Meglio di Ibra, per una notte
Con la maglia della Svezia si è fatto trovare altrettanto pronto. Ha bruciato altre tappe. A gennaio 2017, alla sua seconda convocazione, è diventato il più giovane marcatore della sua Nazionale, contro la Slovacchia. Aveva 17 anni, 3 mesi e 21 giorni. Chiaramente era un predestinato. Per una notte anche più di Ibra, che aveva dovuto ‘aspettare’ i 20 anni per sbloccarsi col suo Paese. In Premier, tra lui e Haaland, sarà una bella sfida.