Molti dei tatuaggi che Jorge Sampaoli ha incisi sulla pelle, si riferiscono a citazioni da pezzi di gruppi rock argentini. Los Redondos, Don Osvaldo o i Callejeros, un cui pezzo, “Prohibido”, fa: «No escucho y sigo». Tradotto: «Non ascolto e proseguo». In direzione ostinata e contraria, Jorge Sampaoli. Ovvero, l’uomo che una volta in Argentina s’era arrampicato su un albero. Era stato espulso, ma ugualmente voleva dare indicazioni ai suoi giocatori. E da posizione soprelevata poteva vedere meglio la partita. Pare che in una delle sue prime squadre, lo Sporting Cristal, in Perù, Sampaoli fosse malvisto perché facesse sudare troppo i calciatori. No escucho i sigo è pure il titolo della biografia del nuovo mister del Siviglia. Tornato da poco, s’è presentato con due pareggi: era a Nervión pure nel 2016. «Anche Nietzsche pensava camminando», diceva a Marsiglia, dove prima di lui c’era stato Bielsa col 3-3-1-3.
#MuyFan del #tattoo de @Jorge_Sampaoli, “No escucho y sigo, porque mucho de lo que está prohibido me hace vivir”. pic.twitter.com/GJmOCME6FU
— Javisfc.com (@blogjavisfc) June 14, 2016
Jorge Sampaoli, dalla banca al calcio
Jorge Luis Sampaoli Moya nasce nel 1960 in provincia di Santa Fe. Da giocatore è un centrocampista al Newell’s Old Boys, a Rosario, la squadra che per capirci ha lanciato Batistuta e Valdano, Heinze e Leo Messi (ed è pure la squadra il cui stadio è intitolato dal 2009 a Marcelo Bielsa!). Un infortunio a tibia e perone costringe Sampaoli a lasciare il calcio giocato a 19 anni, iniziando contestualmente a lavorare part-time presso il Banco Santa Fe. E se Maurizio Sarri era calciatore dilettante e bancario della Banca Toscana, Sampaoli invece allena. O meglio, a 31 anni – nonostante la calvizie prematura – è centrocampista difensivo e preparatore atletico, un po’ qui e un po’ lì. Le prime vere esperienze da allenatore, Sampaoli le vive in Perù tra 2002 e 2007: Juan Aurich, Sport Boys, Coronel Bolognesi e Sporting Cristal. A seguire, allena in Cile (O’Higgins) e in Ecuador all’Emelec (club dov’è cresciuto Enner Valencia). Qui la svolta. Basta dire che a giugno 2010 l’Emelec di Jorge Sampaoli è la migliore squadra del mese al mondo secondo l’IFFHS, la Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio. A metà dicembre 2010, Sampaoli accetta l’offerta dell’Universidad de Chile. Farà benissimo.
“Yo no planifico nada”, afirma Jorge Sampaoli en su biografía. No entiendo qué pudo haber salido mal.. pic.twitter.com/DSgrqf1ICy
— Agustin Sileo (@AgustinSileo) June 30, 2018
Cile, Edu Vargas e il “tradimento”
Nella capitale, Santiago, Jorge Sampaoli fa faville. Con lui alla guida, l’Universidad de Chile vince ben quattro titoli di fila, due tornei di Apertura, un Clausura e la Copa Sudamericana 2011 da imbattuto. In quella rosa, tanti giovani vinceranno la Copa América proprio con Sampaoli: sono il terzino Mena, i centrocampisti Díaz e Aránguiz, gli attaccanti Puch, Henríquez ed Edu Vargas. Al contrario, Felipe Seymour uscirà dal giro della Nazionale col suo trasferimento al Genoa. Sampaoli invece dal 2013 è alla guida della Nazionale cilena, appunto, la Roja. Poco da dire: si qualifica al Mondiale 2014, in cui batte la Spagna campionessa in carica e la elimina dal “girone della morte” con Olanda e Australia. L’anno dopo vince trionfalmente la Copa América ospitata dal Cile, da “traditore”: «Il popolo cileno meritava questa gioia, il merito è del gruppo». E se Sampaoli rassegna le dimissioni a gennaio 2016, lascia una squadra coesa. Il suo successore, Juan Antonio Pizzi, vince – sempre contro l’Argentina, sempre ai rigori – la Copa América Centenario. È il climax della Generación Dorada, quella di Bravo e Medel, di Vidal e Sánchez. Il 13 giugno 2016, Sampaoli sbarca a Siviglia. Perde 3-2 a Trondheim la Supercoppa UEFA col Real Madrid, poi crolla 5-0 (aggregato) in Supercoppa di Spagna col Barça.
Así se presentó Jorge Sampaoli 🇦🇷 con el plantel de Sevilla. Interesante iniciativa del club al mostrar la intimidad del técnico con sus jugadores.pic.twitter.com/8YjIIHVxwe
— VarskySports (@VarskySports) October 6, 2022
Il primo Siviglia di Sampaoli, nel 2016
Il primo Siviglia di Jorge Sampaoli è un’accozzaglia di mezzepunte. Il giapponese Kiyotake oggi è capitano del Cerezo Osaka, Franco Vázquez al Parma, Samir Nasri s’è ritirato, di Steven N’Zonzi e Ganso (spoiler: è tornato in Brasile) si sono perse le tracce. Gli attaccanti? Luciano Vietto e Jovetić, poi Wissam Ben Yedder e l’interista Correa. Un po’ di confusione. Sampaoli fa una sola stagione a Siviglia. Guiderà la Nazionale argentina al Mondiale di Russia (alti e bassi, oltre alle liti coi calciatori come Romero), è durato un anno al Santos, uno all’Atlético Mineiro e uno e mezzo a Marsiglia. Ora torna a Siviglia. Non sarà facile, eppure Sampaoli s’è presentato fedele al suo mantra: «Non si vive festeggiando le vittorie, ma superando le sconfitte». Lopetegui – che vinse l’Europa League contro l’Inter, con doppietta di Luuk de Jong – gli lascia un Siviglia a un punto dalla retrocessione, una sola vittoria in 7 partite, terzo nel gruppo di Champions. Poche chiacchiere: «Non ascolto e proseguo».