Stephane Omeonga: «In Scozia con l’Italia nel cuore, mi chiamano il Kanté del Belgio»

by Redazione Cronache
Stephane Omeonga

«Mi chiamano il Kanté del Belgio. Siamo simili, entrambi corriamo tanto, però lui gioca al Chelsea e io al Livingston, c’è un bel po’ di differenza». E sorride, Stephane Omeonga. Ha 25 anni e gioca a centrocampo al Livingston, in Scozia, dopo esser passato per l’Italia: Avellino, Genoa e Pescara. Corsa, treccine, musica hip-hop o rap: «Se non fossi stato calciatore? Maybe avrei fatto qualcosa nel fashion, mi piace la moda», dice a Cronache. L’Italia gli resta nel cuore: «Al Genoa mi trovavo con Taarabt e Francesco Migliore, parlavano francese. Kouamé lo sento ancora adesso. Veloso mi dava consigli, parlavo con Perin e poi c’è Laxalt. Avevamo la stessa insegnante di pianoforte, Elsa, me l’ha presentata lui. È a Genova che ho imparato a suonarlo, ora me lo terrò stretto per tutta la vita. Vivevo da solo, non giocavo tanto alla PlayStation ma suonavo il piano, ore e ore, Ludovico Einaudi. Suonare è una delle cose semplici della vita che però ti fanno stare bene, no?».

Stephane Omeonga, Belgio e Italia

Stephane Omeonga è il terzo di cinque figli di una famiglia congolese, in Belgio. Ha due fratelli e due sorelle: «La mia passione per il calcio è qualcosa di naturale. Da piccolo, giocavo per strada. Mio padre mi ha iscritto a una piccola scuola calcio di quartiere. Facevo pallamano e breakdance, ho scelto il calcio. Sempre stato centrocampista, ma da piccolo ero difensore, a volte», racconta a Cronache. A 10 anni entra nelle giovanili dello Standard Liegi: «Ho giocato qui otto anni e ne ero il capitano, ma non mi volevano offrire un contratto da pro. Ho fatto provini in Inghilterra, sono tornato in Belgio e ho firmato con l’Anderlecht. Una buona scelta. Ho giocato in Youth League, mi sono allenato con Praet. Con me c’erano Alexis Saelemaekers, Samuel Bastien, Dodi Lukebakio oggi all’Hertha, Orel Mangala». Tutti, Omeonga compreso, convocati all’Europeo U21 del 2019, in Italia. Belgio nel girone con Azzurrini, Spagna e Polonia: «Non abbiamo vinto manco una partita».

 

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«La favola al Genoa. Ne sono orgoglioso»

Estate 2016, Stephane Omeonga è in Italia: «Un’esperienza bellissima per me, per la mia carriera, per la mia vita – spiega a Cronache – sono cresciuto tanto. Ero un ragazzino belga ad Avellino, lontano dai miei genitori. Ho conosciuto un Paese differente, l’Italia, che adoro. La storia, il cibo, l’arte, la musica, il calcio. Il mio primo mister era Domenico Toscano, ma è Novellino ad avermi insegnato tutto. È old school, ma lo ringrazierò per tutta la vita, ha fatto tanto per me». E poi? «E poi è iniziata la favola al Genoa». È estate 2017: «Già il fatto che mi volevano era un sogno. Sono andato in ritiro in Austria, pensavo sarei partito in prestito ma Jurić ha deciso di tenermi. Ho giocato con gente che guardavo alla tv: Adel Taarabt, Goran Pandev, Miguel Veloso, poi Bertolacci e Perin. Un sogno, ma penso di essermelo meritato. Jurić ha visto in me qualcosa». Ma in un anno e mezzo il Grifone cambia tre tecnici: «Con Ballardini gioco, con Prandelli un po’ meno. Non ho dimostrato di essere al livello della Serie A, ma mi sono preso soddisfazioni enormi. Ho giocato a San Siro, a Napoli, allo Juventus Stadium. Lo potrò raccontare con orgoglio ai miei bambini, perché nessuno mi ha regalato niente. Tutto quel che ho avuto, sono andato a prendermelo».

 

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«In Scozia sto bene, mi piace»

A gennaio 2019, Stephane Omeonga saluta la Serie A e va in Scozia: «Ho deciso di cambiare paese e calcio. Qui è diverso, non tattico quanto fisico, kick & rush style, un po’ come il calcio british. Mi sono trovato benissimo all’Hibernian». A settembre 2020, Omeonga rescinde col Genoa e firma col Pescara: «Un anno difficile, c’è stato il Covid, tre mister diversi. Era una di quelle squadre che hanno giocatori forti, pensa a Valdifiori o José Machin, ma non siamo riusciti a fare bene ed è un vero peccato. Dopo Pescara, ti dico la verità, per me è stato veramente difficile. Sono tornato in Scozia. è il campionato in cui ho fatto meglio. Mi son detto: “Dai, ho 25 anni, ho tempo, torno lì e vediamo dove mi porta il calcio“», continua Omeonga a Cronache. «In Scozia sto facendo bene, mi piace la vita qui, gioco contro Celtic e Rangers». Pensando a Genova: «Il Porto Antico, l’Acquario, sono andato alle Cinque Terre e Portofino, Genova è una città – e ha una tifoseria – bellissima».

 

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