L’ultima settimana autunnale di Coppe europee si è conclusa con due record niente male per il vituperato calcio italiano, che tra meno di venti giorni si siederà sul divano a veder giocare gli altri. Abbiamo spedito agli ottavi di Champions League tre squadre e soprattutto cinque allenatori: in ordine alfabetico Carlo Ancelotti (Real Madrid), Antonio Conte (Tottenham), Simone Inzaghi (Inter), Stefano Pioli (Milan) e Luciano Spalletti (Napoli), con Massimiliano Allegri unico nostro rappresentante a non aver centrato la qualificazione – a parte Domenico Tedesco del Lipsia, esonerato dopo la prima sconfitta contro lo Shakhtar.
A livelli di ottavi di Champions si tratta di un record, anche se di un record “con l’asterisco”: il riferimento è alla stagione 2011-12, quando tra i migliori 16 allenatori d’Europa gli italiani furono… quattro e mezzo. Massimiliano Allegri aveva centrato gli ottavi con il Milan e si sarebbe spinto fino ai quarti, dopo la rocambolesca doppia sfida con l’Arsenal. Claudio Ranieri aveva fatto lo stesso con un’Inter ormai irrimediabilmente post-Triplete, e non sarebbe andato oltre l’Olympique Marsiglia. Luciano Spalletti, alla sua seconda stagione con lo Zenit San Pietroburgo, si poté accontentare di un’eliminazione contro il Benfica. Walter Mazzarri, nella stagione del grande ritorno in Coppa Campioni del Napoli, portò gli azzurri fino ai supplementari di Stamford Bridge contro il Chelsea futuro vincitore del torneo. Ma quel “mezzo” si deve proprio al Chelsea, che dopo la sconfitta all’andata a Napoli per 3-1 esonerò il portoghese André Villas-Boas e lo sostituì con il nostro Roberto Di Matteo, che guidò i Blues fino a una delle più clamorose vittorie della storia della Champions League.
Il secondo record riguarda il numero di squadre promosse – anzi no, scriviamo semplicemente “qualificate” – alla seconda fase delle Coppe, per intenderci quella che inizia a febbraio con i turni a eliminazione diretta di Champions, Europa League e Conference League. Sette su sette, un en plein che per esempio non è riuscito alla Spagna (che ha perso per strada l’Atletico Madrid) o alla Germania, che partiva con otto rappresentanti ma ha visto arrivare il Colonia addirittura terzo nel proprio girone di Conference. È la terza volta che l’Italia porta sette squadre “all’anno nuovo”, ma in entrambi i precedenti si trattava di un “7 su 8”.
Nel 1990-91, stagione in cui schieravamo ben otto squadre grazie al fatto che avevamo vinto tutte e tre le coppe nel 1989-90, portammo ai quarti delle tre competizioni Milan (Coppa dei Campioni), Juventus e Sampdoria (Coppa delle Coppe), Bologna, Roma, Inter e Atalanta (Coppa UEFA): ma a novembre era saltato il Napoli campione d’Italia in carica, eliminato agli ottavi di Coppa Campioni dallo Spartak Mosca in un romanzesco confronto finito ai rigori che segnò anche il punto di non ritorno dei rapporti tra Maradona e la società azzurra.
Nel 2008-09, invece, fu ancora il Napoli a chiamarsi fuori in anticipo: era la prima stagione in Europa della gestione De Laurentiis, ottenuta grazie alla qualificazione dall’Intertoto, e durò molto poco, per colpa di un durissimo sorteggio che al primo turno di Coppa UEFA abbinò gli azzurri al Benfica, sconfitti 3-2 al San Paolo ma vincitori 2-0 al Da Luz. In quel caso le competizioni erano solo due ed era già in vigore il meccanismo delle retrocessioni in UEFA delle terze nei gironi di Champions: così Juventus, Inter e Roma proseguirono il loro cammino nel torneo più importante (ma furono tutte eliminate agli ottavi dalle tre inglesi Chelsea, Manchester United e Arsenal), mentre la Fiorentina scivolò in UEFA a far compagnia a Milan, Sampdoria e Udinese. Anche in questo caso, a primavera le nostre squadre durarono quanto il proverbiale gatto in tangenziale: tutte fuori ai sedicesimi a eccezione dell’Udinese di Pasquale Marino, che si spinse fino ai quarti dove fu eliminata dal Werder Brema.
Per finire, uno sguardo al ranking per Nazioni dove, nonostante l’en plein, l’Italia ha appena il quarto punteggio stagionale (11.928) alle spalle di Inghilterra (16.571), Germania (13.750) e Spagna (12.428). La buona notizia è che guadagniamo terreno su tutte le dirette inseguitrici, a cominciare da Francia (10.916) e Olanda (10.300), che ormai ha stabilmente scavalcato il Portogallo in sesta posizione. Il vantaggio sul quinto posto occupato dalla Francia sale perciò a 12 punti netti: questo vuol dire che il nostro quarto posto – l’ultimo utile per qualificare in Europa 7 squadre, di cui 4 in Champions – è ancora blindatissimo, ed è destinato a esserlo ancora per parecchi anni. E da febbraio in poi, con sette squadre spalmate in tre competizioni (tre in Champions, due in Europa League, due in Conference) tutte con buone possibilità di andare lontano, speriamo di continuare a divertirci.