a cura di Cosimo Bartoloni, Giacomo Brunetti, Andrea Consales, Matteo Lignelli e Francesco Pietrella
Cinque storie dell’Ecuador.
C’è addirittura chi punta a vincere il Mondiale.
La muraglia si chiama Piero Hincapié
Quando un giovane arriva in Bundesliga, raramente non è prezioso. Chiedere al Bayer Leverkusen quando ha acquistato Piero Hincapié dal Talleres nel 2021, a 19 anni. Un ragazzo che ci ha messo poco per farsi conoscere in patria: cresciuto nell’Independiente del Valle, debutta in Nazionale direttamente in Copa América con una prestazione mostruosa contro la Colombia, nonostante la sconfitta. I suoi compagni si affidano subito a lui: completa 4 dribbling su 5 da difensore centrale, toccando 95 palloni. Imposta, ferma, fa ripartire. Una sicurezza e delle qualità che impressionano. Vince 9 duelli su 12 e si attesta come uno dei prospetti della competizione. In Ecuador gli hanno subito dedicato una canzone: ‘La Muralla’, di Pandillito El Barbero. Una hit in poche ore. Tifoso dell’Emelec, si ispira a Puyol.
Pervis Estupiñán tra sociologia ed empanadas
In semifinale di Champions contro il Liverpool è stato l’MVP al contrario del Villarreal. Ora al Brighton, arrivato dopo aver sbattuto in faccia al Manchester United il trofeo dell’Europa League. In Ecuador lo chiamano ‘La Bala’, ovvero il proiettile. Il padre era un semiprofessionista laureato in sociologia, diventato preside in una Facoltà di Agraria. La madre, invece, ha un negozio di empanadas e Pervis era solito venderle in strada da ragazzo. Una strada, quella del calcio, che era già spianata dallo zio, che ha fatto parte della Nazionale. Nel 2016 ha firmato un quadriennale con l’Udinese, successivamente è diventato il secondo ecuadoregno più costoso di sempre (15 mln), dopo Antonio Valencia allo United (22 mln).
Gonzalo Plata ha il Barcellona nel destino
La pepita del Real Valladolid ha esordito a 17 anni nell’Independiente del Valle, attirando subito l’interesse del Barcellona. Il blaugrana nel destino: l’interessamento, un abbozzo di trattativa, ma non se ne fa di niente. Ci sono delle distanze, soprattutto perché il Barcellona lo avrebbe inserito nella squadra B. Niente, non sono convinti, ma i radar rimangono. Nel frattempo lo Sporting Lisbona fa l’affare, inserendolo nella formazione riserve. In Portogallo non trova molto spazio, ma segna nella vittoria contro il Marítimo che regala il 19° campionato portoghese al club. Il Barcellona lo tiene d’occhio, si parla addirittura di una richiesta di 30 milioni di euro. Nato nel 2000 e in cerca della svolta, il Mondiale potrebbe rappresentare proprio questo.
Carlos Gruezo ha un sogno quasi impossibile
Il padre, Carlos Armando Gruezo Quiñónez, ha giocato una sola partita in Nazionale. Lui si è portato avanti, superando quota 40. Arrivato in Europa nel 2014, nell’anno del suo esordio con l’Ecuador, era stato notato e acquistato dallo Stoccarda. Il richiamo del Nuovo Mondo è stato fortissimo, tanto da metterlo alla prova per 3 stagioni nell’FC Dallas. Non ha paura né si è nascosto: «Dobbiamo fare il nostro lavoro, cercare di battere tutti i rivali che dobbiamo affrontare e Dio ci permette di essere giocare la finale e mantenere il titolo».
Il caso Castillo
La speranza degli italiani – e non solo – era un fantomatico ripescaggio al Mondiale. Tra coloro che avrebbero potuto lasciare il posto agli Azzurri, poteva esserci anche l’Ecuador, finito nel ciclone dopo le rivelazioni di Byron Castillo, dopo che a giugno 2022 la FIFA aveva respinto il ricorso del Cile, che affermava l’illegalità della sua presenza nelle qualificazioni, poiché nato in Colombia tre anni prima rispetto a quanto indicato sulla carta d’identità, con la Federcalcio ecuadoregna che avrebbe insabbiato tutto. Esisterebbe una registrazione vocale in cui il calciatore afferma di essere nato a Tumaco, in Colombia, nel 1995, e non nel 1998 in Ecuador, dove si sarebbe trasferito per provare a diventare calciatore facendosi aiutare da un uomo d’affari per camuffare la propria identità. La FIFA ha respinto tutti i ricorsi delle altre Federazioni sul caso.