Partiamo dal nome: «In teoria non c’è l’accento». Si chiama Filippo Calixte Mane ed è nato nel 2005 in Lombardia. Gioca nel Borussia Dortmund ed è tra i difensori italiani più promettenti, tanto che i tedeschi lo hanno prima studiato e poi soffiato alle big europee, prelevandolo nella scorsa stagione dalla Sampdoria. Adesso il ct Roberto Mancini lo ha addirittura chiamato per uno stage con la Nazionale maggiore.
Chi è Filippo Mane, convocato da Mancini in Nazionale
«Mio padre – ci racconta in esclusiva Filippo – è venuto in Italia vent’anni fa, nel 2000, e all’anagrafe gli hanno tolto l’accento». Infatti, tanti organi di stampa riportano il cognome Mané. «Sono andato 4-5 volte a Dakar, ma non parlo francese. Mio nonno e mio padre mi hanno indirizzato sulla via del calcio, giocavano a livello amatoriale, io ho iniziato a 4 anni quando facevo l’asilo con quelli che avevano 7-8 anni, ero il più piccolo di tutti. Poi sono passati ai ragazzi della mia stessa età e ho fatto tre anni nella scuola nel mio paese, al Vela».
Sogna in grande, Filippo, che è partito dal Novara per spiccare il volo: «Dopo questi tre anni sono andato al Novara a fare un provino, e poi ho accettato di cambiare. Erano 45’ di macchina e i miei genitori mi accompagnavano. Facevano a turno anche con quelli di altri ragazzi, a Novara avevo solo sei anni». La grande occasione si presenta quando gli scout della Sampdoria lo notano: «Mi sono venuti a vedere in un paio di partite e alla fine, alla Samp, ci sono rimasto due anni e mezzo».
All’estero, però, le antenne sono dritte. Soprattutto quelle degli animali da competizione del Borussia Dortmund: «Avevo fatto un torneo a settembre, in Germania a Duisburg, con l’Italia. Hanno visto anche alcune partite del campionato. E poi è arrivata la società, mi hanno chiamato e sono partito». Un cambio di vita, partendo dalle strutture che «sono all’avanguardia, per esempio qui abbiamo la macchina che spara i palloni, ti aiuta molto. Oppure sei dentro una gabbia, con la rete attorno e ti lanciano un pallone, e tu lo devi lo tirare nelle porticine che si illuminano. Le strutture poi… dal convitto, alla sede, sto studiando il tedesco e parlo inglese».
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I sogni di Filippo Mane
L’ambientamento sta andando bene: «Dortmund non è caotica, è tranquilla, a parte il tempo. Immobile aveva raccontato l’aneddoto del giardino, che inizi a tagliare l’erba e non puoi mettere la musica alta, grigliare, o altro. A noi è accaduto: ci siamo allenati la domenica mattina, c’erano i vicini che si sono lamentati e hanno chiamato la sede per dire che stavamo facendo troppo casino».
Gli abbiamo chiesto quali sono i suoi modelli e se sogna l’esordio: «Nesta, sicuramente, quando ero bambino sono un tifoso del Milan e mi sono innamorato di lui, quelle scivolate che ogni tanto le faccio anche io, e poi anche Koulibaly. L’esordio al Signal Iduna Park sarebbe veramente un sogno, sono andato a vedere un paio di partite con almeno 70mila persone. Lì favoloso». La convocazione di Mancini sembra essere solo l’inizio.