I piani di Inter e Milan fermati dal Governo. Ma in che senso? I due club attendono solo il via libera da Roma per poter avviare il programma congiunto per la costruzione di un nuovo impianto, la Cattedrale, che vedrebbe la luce nell’area che ospita attualmente San Siro.
Il progetto potrebbe naufragare a causa delle lungaggini burocratiche legate alla demolizione dell’attuale stadio. Il Comune di Milano attende il responso del Governo per dare l’ok, mentre quest’ultimo è sempre più restio a esprimere un parere favorevole.
In prima linea per il ‘no’ c’è Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, che ha ribadito a più riprese il valore storico rappresentato dal Meazza: «Lo sport ha un ruolo fondamentale e Milano è una delle sue capitali. Lì hanno giocato Mazzola e Rivera, è intuitivo che non possa essere abbattuto. I tifosi lo vedono come un simbolo, lo sentono proprio: è qui che scatta il vincolo relazionale, che protegge il sentire comune».
Ma c’è un altro fattore da non dimenticare: il vincolo monumentale, che scatterà a partire dal 2024, ovvero dopo 70 anni dall’ultimo intervento di rilevanza architettonica effettuato sulla struttura. A quel punto, sarebbe strettamente necessaria un’autorizzazione da parte della Soprintendenza per «l’esecuzione di opere e di lavori di qualunque genere su beni culturali».
È per questo motivo che Inter e Milan spingono per ottenere in tempi brevi un ‘sì’, anche perché avviare un progetto successivamente bocciato comporterebbe spese nell’ordine dei 40-50 milioni di euro. L’alternativa, dunque, è spostarsi – sempre insieme – a Sesto San Giovanni, nell’area che ospitava le acciaierie Falck.
La tabella di marcia redatta per la Cattedrale recitava: apertura dei cantieri nel 2024, prima partita giocata all’interno nel 2027/28, demolizione di San Siro. Allo stato attuale delle cose, è improbabile che i propositi dei due club vengano rispettati. La costruzione della nuova casa di Inter e Milan si farà attendere, ancora.