«Sto vivendo un momento positivo, siamo usciti con la Lazio, ma abbiamo dimostrato che posiamo competere con squadre di alto livello e questo ci dà la convinzione per fare bene nel nostro campionato. È sempre bello tornare in Italia, è emozionante ritrovare vecchi compagni o avversari delle giovanili». L’incrocio in Conference League con la Lazio ha emozionato Simone Scuffet, portiere del Cluj uscito dal settore giovanile dell’Udinese, intervistato sul canale Twitch di Cronache di spogliatoio. «Le esperienze all’estero possono solo farti bene, conoscere modi diversi di intendere il calcio dentro e fuori dal campo. Conoscere campionati e società in cui puoi fare bene e aggiungere esperienza alla carriera».
I viaggi di Scuffet
Prima di andare in Romania è stato all’Apoel Nicosia, Cipro, ma in passato si era trasferito in prestito anche ai turchi del Kasimpasa: «Istanbul è una città bellissima, con tanto da offrire, non solo dal punto di vista storico, è anche un città all’avanguardia dove si vive bene. A Cipro si vivono otto mesi di estate, cosa che in Europa è difficile trovare e che ti fa vivere bene. Certo, devi pensare al calcio, ma poter andare al mare da metà marzo a metà novembre per uno come me che viene da Udine è piacevolmente insolito. Anche la Romania è molto sottovalutata. Cluj è una città universitaria molto bella e organizzata». In Italia, invece, negli scorsi anni le cose non sono andate come sperava: «I paragoni che si facevano con Buffo, sicuramente hanno caricato di attese il mio percorso, ma poi sta al calciatore dimostrare che se si sono create attese è perché c’è un valore di fondo. Non penso di voler cambiare qualcosa del mio passato, gli errori servono a crescere, tutti sbagliano prima o poi, adesso so come affrontare certe situazioni. Ma non ho rimpianti, ho sempre fatto tutto con la massima convinzione».
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I momenti più belli
Gli abbiamo chiesto di scegliere tre momenti indimenticabili vissuti fino a qui e Simone Scuffet ha risposto: «L’esordio in A; la vittoria dei playoff con lo Spezia, primo vero ‘trofeo’ della mia carriera e l’esordio in Europa di questa stagione: ho lasciato l’Italia per questo e sono felice che sia successo». «Esordire così giovane in A è stato quasi un caso, si sono allineati tanti fattori – ci ha raccontato – in primis la fiducia di Guidolin che ha avuto il coraggio di mandarmi in campo a 17 anni nonostante l’importanza del match contro il Bologna».
«Il momento che davvero mi ha fatto capire che stavo entrando nel mondo dei ‘grandi’ è stato lo stage prima del Mondiale 2014 con la Nazionale: per raggiungere il luogo del ritiro ho preso un aereo privato insieme a tutti i convocati della Juventus. Ero solo un ragazzino e loro dei campioni, ma mi hanno trattato come fossi del gruppo, mi ha fatto capire quanto alto fosse il loro valore, non solo a livello sportivo, ma soprattutto a livello umano».