Sia lodato un acquazzone durante un caldo pomeriggio di luglio. «Piove troppo non si può giocare». La storia di M’Bala Nzola, attaccante dello Spezia classe ’96, in Italia nasce così, dopo 20’ di provino con la Virtus Francavilla. È troppo forte, va bloccato e preso subito. La pioggia è solo una scusa.
«Ma chi è quel ragazzo? Sembra Weah!»
L’attaccante angolano arriva in Salento dopo una serie di bocciature e porte prese in faccia. È l’estate del 2016 e la Virtus Francavilla è la sua ultima occasione, prima di prendere un biglietto di sola andata in direzione Francia. È stato in prova con diverse squadre, sia in Italia che in Inghilterra, ma non ha mai rubato l’occhio. Non sembra essere pronto. Quel giorno invece a Francavilla, gli basta poco. Numeri, dribbling, potenza fisica. Il direttore sportivo Stefano Trinchera – oggi al Lecce – ne è sicuro, il ragazzo ha qualità importanti e si farà. «Chiamai il presidente Magrì che stava per andare in vacanza con la famiglia. Gli dissi di venire al campo che avremmo dovuto far firmare un ragazzo». Guizzo. Quell’anno a Francavilla, in Lega Pro, i gol di M’Bala saranno undici, tra cui due perle in una trasferta sul campo del Matera. Nella prima sembra Weah contro il Verona nel ‘95: parte dalla sua metà campo e infila il portiere dopo aver saltato mezza squadra, la seconda invece è una punizione perfetta che si insacca all’incrocio dei pali. Al fischio finale applaudono tutti, avversari compresi.
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Nzola, avversario delle regole e allergico ai sergenti
Il ragazzo – classe 1996 – ha tutte le carte in regola per arrivare in alto, infatti si interessano in tanti, ma a bloccarlo è la Fiorentina. È il gennaio del 2018, Corvino – allora ds dei Viola – fiuta l’affare e affonda il colpo. Sembra tutto fatto, ma all’ultimo la trattativa non si chiude. Salto sfumato, per il momento. Da lì le cose iniziano a precipitare e M’Bala ci mette del suo. Alla prima partita dei playoff contro il Livorno perde la testa, si fa espellere, insulta tutti, pesta un piede all’arbitro. Otto giornate di squalifica e un’altra occasione persa.
Nzola è sempre stato così. Un ragazzo chiuso e introverso, che spesso ha fatto fatica ad ambientarsi proprio per il suo carattere. Poi bravate, litigi, incomprensioni con gli allenatori e chi più ne ha più ne metta. È uno a cui qualcosa devi concedere, avversario delle regole e allergico ai sergenti di ferro. Per informazioni chiedere a Thiago Motta, con cui lo scorso anno ha discusso a più riprese. Un episodio emblematico è quello dell’orecchino contro l’Inter, fotografia di un rapporto che non è mai decollato. Nzola entra al 60’ con un orecchino addosso che non si riesce a togliere. Dopo cinque minuti passati a bordo campo nel tentativo di sfilarlo, Thiago Motta perde la pazienza e lo sostituisce.
‘Nessun limite, solo orizzonti’
Un enorme grazie Nzola lo deve invece a Vincenzo Italiano, che ha creduto in lui Trapani e lo ha voluto a La Spezia. «È come un padre per me», aveva raccontato M’Bala. L’allenatore in ritiro scrisse su una lavagna ‘Nessun limite solo orizzonti ‘e gli disse che per diventare un grande centravanti avrebbe dovuto iniziare a correre meno e a giocare più vicino alla porta. La lezione l’ha imparata a memoria. Sette gol a Trapani, venti con lo Spezia nei due anni passati insieme.
E Semplici oggi ringrazia. Nel giorno dell’esordio del nuovo allenatore ci ha pensato lui a risolverla, due schiaffi all’Udinese e partita ripresa a 20’ dalla fine. Con undici squilli è al quarto posto nella classifica marcatori a -1 da Lookman e meno tre da Lautaro. L’importante sarà continuare a segnare, poi a fine anno si vedrà. Il talento è dalla sua, bisognerà solo metterlo nelle condizioni ideali per continuare a fare bene. Come in quei giorni a Francavilla, tra pioggia e gol alla Weah.