Córdoba è conosciuta come La Docta, per la presenza della più antica università del Paese fondata nel 1613, o La Ciudad de las Campanas, per i numerosi campanili presenti nel suo centro storico. Ma la seconda città più numerosa d’Argentina, situata a 700 chilometri a nord-ovest di Buenos Aires, può essere considerata anche la patria dei trequartisti: Pastore, Vázquez e Dybala, per citarne tre che hanno fatto bene anche in Serie A. L’enganche, il fantasista, ruolo in via d’estinzione ma che continua ad avere un certo fascino. Lo sa Paolo Nicolato, ct dell’U21 azzurra che ha preconvocato Bruno Zapelli, il 10 del Belgrano con passaporto italiano, per le prossime amichevoli e in vista dell’Europeo U21 della prossima estate.
Le origini italiane, il no al Boca e l’esperienza in Spagna
Origini italiane da parte della famiglia del padre per il classe 2002 nato e cresciuto a Villa Carlos Paz come l’attuale 10 del Parma, figlio di Ángel e Hilda che oggi si occupano di una lotteria, e fratello di Julieta e Giuliano. Suo papà era stato attaccante nel Club Sportivo Bolívar e del Centro Italiano, andava a scuola con Oscar Vázquez, padre del Mudo, e dal 2002 al 2020 ha lavorato periodicamente in alberghi e ristoranti, ma anche nella vendemmia sulle Alpi svizzere.
I primi calci al pallone, Bruno li ha tirati sul campetto di terra dell’Atlético Carlos Paz, ma il suo talento non poteva passare inosservato in una città che attualmente vede in Primera 3 formazioni come Belgrano, Talleres e Instituto. Provini all’Estudiantes dove si è scattato una foto con Juan Sebastian Verón, poi al Racing Avellaneda e al Rosario Central, e 2 al Boca Juniors, che aveva deciso di tesserarlo dopo una partita con bambini di 2 anni più grandi in lui. Poi però Bruno su invito del padre di un suo amico è andato ad allenarsi all’Adiur (Agrupación Deportiva Infantil Unión Rosario), club satellite del Villarreal. Fu così che il submarino amarillo lo invitò a un torneo per visionarlo e decise di tesserarlo.
A 11 anni Bruno si è trasferito in Spagna, nel convitto del club che in quel momento contava in Prima Squadra sui connazionali Vietto e Musacchio, ma che fino a qualche anno prima aveva avuto Juan Román Riquelme, uno dei suoi idoli. Da solo, senza la famiglia, spesso Zape si metteva a piangere. Nel 2015 è stato costretto a tornare in Argentina a causa della norma Fifa che non permetteva il trasferimento di minorenni e anche per il posto di lavoro dei genitori. Dopo lo scandalo Barcellona, il Villarreal non voleva rischiare.
Il ritorno in Argentina, la promozione col Belgrano e l’U21
Dalla comunità valenciana al ritorno a Córdoba. Lo voleva il Talleres, ma firma per il Belgrano. Uno dei primi allenatori che ha trovato nel club del barrio Alberdi, Federico Bessone disse a papà Angel: «Tuo figlio è un grande giocatore, ma è un ragazzo triste, senza gioia. Cercheremo di recuperarlo poco a poco». Introverso di suo, Bruno vedeva il ritorno in patria come una sconfitta. Da riserva a titolare della squadra che partecipava al campionato dell’AFA, per poi essere convocato dall’Argentina Sub-15 e Sub-17 con Diego Placente e Pablo Aimar come ct, tuttavia non venne convocato alle 2 edizioni del Sudamericano, e Placente gli disse che avrebbe dovuto crescere dal punto di vista dell’intensità e del dinamismo, che ancora oggi forse restano i suoi punti deboli.
El Mago o La Joya come è soprannominato, nel 2020 ha esordito in Prima Squadra in seconda divisione: 76 presenze, 4 gol e 8 assist sin qui con la maglia del Pirata, con la promozione conquistata nel 2022 e giocata da mezzala, esterno destro e anche nei 2 di centrocampo agli ordini di Farré. Una buona versatilità, abbinata ai 181 cm d’altezza e alla qualità del suo destro con cui batte i piazzati. L’esordio in Primera è arrivato contro il Racing di Gago, che aveva vinto il Trofeo de Campeones a dicembre contro il Boca e Bruno è stato il migliore in campo a suon di tocchi di suola e verticalizzazioni. Numeri e prestazioni che hanno convinto l’Italia a convocarlo. Dal celeste del Belgrano all’azzurro della nazionale 4 volte campione del mondo, una chiamata che Zapelli ha subito accettato, anche per confrontarsi con un tipo di calcio diverso e magari per farsi conoscere oltreoceano, anche se qualche sondaggio da club del vecchio continente era già arrivato negli scorsi mesi. A distanza di 8 anni, Bruno è pronto a tornare in Europa.