«Un segreto ben preciso non c’è, il punto di forza è l’unione della squadra. Siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda e cerchiamo di migliorarci ogni giorno e dare tutto». È (anche) per questo che, secondo Daniel Boloca, centrocampista di 24 anni, che il Frosinone comanda la Serie B. Lo abbiamo intervistato sul canale Twitch di Cronache di spogliatoio, ecco alcuni estratti.
Il trasferimento al Tatran Prešov dopo il vivaio di Toro e Juve
«Ho provato a fare la prima esperienza fuori dall’Italia, in Slovacchia, ed è stato un modo per crescere molto anche a livello umano. L’anno dopo decisi di tornare in Italia, nei dilettanti. Il problema più grande è stato che saltavo sempre le preparazioni, che in questo lavoro sono troppo importanti. Questo perché ogni volta aspettavo qualche offerta, ma non arrivava mai. Allora mi aggregavo sempre alla nuova squadra a preparazione finita con il campionato in corso. Mi trovavo sempre indietro di condizione rispetto agli altri e non riuscivo a esprimermi al meglio».
Boloca e la svolta a Fossano
«Nel 2019, a Fossano, sempre in D, ho invece avuto la fortuna di iniziare per la prima volta la preparazione. E quando ho incontrato Fabrizio Viassi (tecnico del Fossano, ndr), lui ha creduto subito in me e mi ha dato la possibilità di iniziare con loro. È stata quella la svolta, che mi ha permesso di stare al passo con tutti gli altri ed arrivare ad affrontare il campionato al meglio».
La paura di non farcela
È stato un lungo viaggio, dai dilettanti fino alla Serie B e allo stage con la Nazionale di Mancini di dicembre. «Dopo l’esperienza alla Pro Sesto, nel 2018, – ci ha raccontato – dove non facevo un minuto e andavo sempre in tribuna, pensavo di non essere in grado di continuare. Quindi ho pensato che forse era meglio cercare un’altra soluzione e un altro percorso. Mi ero dato un’ultima chance al Francavilla. Li ho preso più consapevolezza nei miei mezzi, anche perché iniziai a giocare. Ho fatto sei mesi di lavoro, da gennaio fino a giugno, ed è stata un’altra svolta perché mi ha fatto capire che comunque potevo fare quella categoria, la Serie D. E poi, l’anno dopo è stato quello che mi ha permesso di fare il doppio salto. Un piano B, comunque, non ce l’ho mai avuto, anzi ho sempre creduto di potercela fare. Un professionista che mi ha molto ispirato, un pugile, è Floyd Mayweather. Lui è la dimostrazione che quando lavori forte con dedizione puoi arrivare veramente a fare qualsiasi cosa».
Il rapporto con la religione
«Ho preso dai miei genitori, che sono evangelici. Non pratico tantissimo, come fanno loro, ma quando ero bambino mi portavano sempre in Chiesa, e questo mi ha insegnato tantissimo. È stata la dimostrazione che quando hai un credo riesci ad arrivare ai tuoi obiettivi. E ogni volta, prima di ogni gara, faccio una preghiera. Cerco di andare in chiesa la domenica quando sono libero».
Il mancato trasferimento allo Spezia
Nel maggio del 2020 sarebbe dovuto passare allo Spezia, promosso in Serie A: «Per me è stato un momento unico perché ho avuto la possibilità di allenarmi con una squadra fortissima. Il mister, Italiano, è uno dei migliori, quindi sono solo onorato di aver condiviso due mesi con loro, perché mi hanno fatto sentire uno del gruppo. È stata un’esperienza più che positiva. Purtroppo ci sono stati due problemi: io mi sono fatto male al menisco e mi sono operato, loro andarono in A e io non ero ancora pronto a fare quel salto, uno stacco di tre categorie».
Un sogno che potrebbe comunque avverarsi continuando a lavorare con questa dedizione, a coronamento di un viaggio duro, ma bellissimo.