Della stagione senza senso di Erling Braut Haaland, 41 gol in 37 partite al Manchester City di Pep Guardiola, e ancor più della sua carriera senza senso (177 gol e 41 assist in 220 partite giocate, di cui 33 gol in 25 partite di Champions a soli 22 anni) si è scritto tanto. «Ho sempre adorato Erling, perché era serio quando doveva e funny quando poteva. Era speciale a livello umano, non perché fosse più bravo degli altri», spiega a Cronache Alf-Ingve Berntsen, il primo allenatore di Haaland. Berntsen s’infortunò a 17 anni e a 20 iniziò ad allenare. Ora ha 58 anni, ne ha trascorsi oltre 30 nel mondo del calcio e non ha dubbi: «Erling è il migliore che io abbia mai allenato, ma non è il calciatore di cui sono più fiero». Ci invia due fotografie. «Sono fiero di tutti i miei 40 ragazzi. C’è chi fa il meccanico, chi il carpentiere, chi ha studiato in Norvegia o all’estero, USA o Inghilterra, chi è nell’esercito. Sono tutti delle ottime persone. A me importa questo. Ovviamente, il più bravo a calcio è Erling, ma a me non importava che fosse un buon calciatore, mi interessava aiutarlo a crescere come persona». Ed eccoli tutti in foto.
Erling Haaland e Alf-Ingve Berntsen
«Io non invio mai solo foto mie con Erling, preferisco mandare le foto di gruppo. Te ne invio due. Nella prima tutti, hanno 12 anni tranne lui che ne ha 11 ed è quel ragazzo con le maniche bianche in basso, nell’angolino. Nell’altra, tutti hanno 16 anni tranne lui che ne ha 15, lo riconosci a destra per i suoi capelli biondi. Come vedi, Haaland è un individuo parte di un piccolo gruppo di giovani in una piccola città della Norvegia, dove ha trovato un ambiente sicuro in cui crescere», racconta a Cronache di Spogliatoio Alf-Ingve Berntsen. Lui insegnava educazione fisica in un liceo a Bryne, poco più di 10mila abitanti nella regione norvegese di Rogaland, a un’ora di aereo da Oslo, nella porzione occidentale della Norvegia che s’affaccia sul Mare del Nord, la regione più ventosa del Paese, con la più alta concentrazione di trattori pro capite. Non è un caso. Alcune foto ritraggono Erling Haaland su un trattore, o con una motosega in mano. Un giorno twittò: «Qualche anno fa, un contadino mi diede un consiglio: lascia che siano i tuoi piedi a parlare e tutto andrà bene».
Erling Haaland: “I try to relax as much as I can. Being on a farm… driving a tractor, feeding my cows, that’s my dream. That’s what I want to do when I retire. I think I will buy a small farm when I finish football.” pic.twitter.com/NnkeyGX4LH
— Football Tweet ⚽ (@Football__Tweet) January 28, 2022
Tweet, Tippeligaen, trattori
Il contadino era Gabriel Høyland, detto Mister Bryne. È un ex calciatore che negli anni ‘80 ha vissuto il miglior momento nella storia del Bryne FK, giocando 596 partite e segnando 170 gol quando il piccolo club era ai vertici del calcio norvegese: 12 stagioni di fila in Tippeligaen, la loro Serie A, con due memorabili secondi posti nel 1980 e nel 1982. Ma Gabriel Høyland – che si ritirò nel 1986 e da allora fa l’agricoltore – è anche lo zio di Gry Marita Braut, campionessa di eptathlon e madre di Erling Haaland di cui Høyland è dunque il prozio. Se però Erling nasce a Leeds nel 2000, lo deve a suo padre Alf-Ingve Haaland, ex difensore che s’è ritirato nel 2003 a trent’anni e dal 2004 trasferì la famiglia a Bryne, dove negli anni ’90 aveva iniziato a giocare. Sin da piccolo, Erling ha preferito all’atletica il calcio, lo sport di suo padre. A 5 anni entra al Bryne FK di cui lo zio Gabriel è leggenda, e a 10 anni debutta in 3. Divisjon, quarto livello del calcio norvegese. A 16 anni va al Molde, poi Salisburgo, Dortmund e infine Manchester City dove giocò suo papà Alfie.
Bryne, 39 maschi e una femmina
A 7 anni, Erling Haaland incontra Alf-Ingve Berntsen, il suo primo allenatore. A 8 anni, Haaland si allena coi ragazzi di 9, è piuttosto magrolino: «Bryne è un paesino piccolo. Ci giocavano a calcio 40 ragazzi, 39 maschi e una femmina, che è Andrea Norheim [calciatrice professionista, ex Lione, ora gioca al HB Køge in Danimarca, nda]», racconta Berntsen a Cronache. Infatti, nelle foto trovi anche la Norheim: «In una città di 11mila abitanti, si conoscono tutti. In questo gruppetto, Erling ha potuto crescere al suo ritmo. Aveva tanti amici e penso sia stato bello giocare con loro, ma già allora era il migliore di tutti. Ricordo che, a fine allenamento, un gruppetto di ragazzi si fermava sempre a giocare ancora a calcio nel nostro campo indoor, con l’erba artificiale. All’inizio, Erling s’allenava una volta a settimana, poi dopo due anni si allenava due volte a settimana. Ha sempre segnato tanto. A 12 anni giocava coi 13enni, a 15 anni era assiduamente in squadra con noi. Non avrei pensato che sarebbe riuscito a segnare anche al debutto in Champions, a 19 anni».
🗣️ “I’m not surprised he scores a lot of goals, he’s always done that.” ✅
Erling Haaland’s former coach Alf Ingve Berntsen says the player’s success in the Premier League is no shock pic.twitter.com/L121fPlUqX
— Football Daily (@footballdaily) March 15, 2023
Lo Jaerhallen, il campetto indoor
Tutto merito dello Jaerhallen, la struttura rudimentale indoor che Berntsen cha citato poco fa. «Jaerhallen è una sorta di campetto con l’erba artificiale. In questa porzione di Norvegia non c’è troppa neve, ma tira tanto vento e piove molto. Fa freddo, e d’inverno qui non c’è molto altro da fare se non giocare a calcio. È un posto spartano, non è riscaldato, ma almeno i ragazzi stanno al riparo da neve, pioggia e vento. In settimana è occupato dal club (il Bryne FK, ndr) o dalle scuole, mentre di sabato e domenica è libero. Non chiude mai, ci trovi sempre qualcuno con cui giocare. Hanno costruito Jaerhallen alla fine del 2004 ed Erling era sempre lì, aveva 4/5 anni – prosegue Berntsen a Cronache – poi da 6/7 anni ci giocava ogni weekend, dopo allenamento. È comodo, si trova affianco allo stadio principale e di tanto in tanto gli cambiano l’erba».
Gratulerer med årets gjennombrudd @ErlingHaaland, og takk for fine ord. Du har alltid likt best å vinne, her kom du/dere på 2.plass, ikke fullt så god stemning da 😀 (Erling bak, nr 5 f.v). Lykke til i Tyskland, håper du vil trives godt, og forhåpentligvis vinne mye👍😀⚽️ pic.twitter.com/ZQ3JKPetsc
— Alf Ingve Berntsen (@Alfber) January 4, 2020
La crescita di Haaland
Un altro “mito” su Erling Haaland è che sia cresciuto di colpo: «Prima sono bambini, dai 12 ai 16 anni sono adolescenti, poi diventano adulti. Erling s’è trasferito al Molde che aveva 16 anni, ed è lì che ha iniziato a sviluppare la sua muscolatura. Era magro come tutti i bambini, però era molto alto. Era uno dei più alti della squadra, e non parlo dei ragazzi come lui, ma della prima squadra (ride, ndr). Alcuni crescono a 12 anni, altri a 17. Ricordo che Erling aveva 12/13 anni, giocava coi ragazzi più grandi e subiva molti tackle: ‘Aspetta, è solo questione di qualche anno. Crescerai più di tutti quanti loro’, gli dissi. Ne eravamo certi, perché suo fratello a 17/18 anni era alto 195 cm. Sapevamo che anche Erling sarebbe cresciuto», continua Berntsen a Cronache. «Poi lui è andato al Molde ed è stato fortunato, da solo, lontano dalla famiglia. Noi però sapevamo sarebbe cresciuto, per una questione di genetica». E infatti, a 15 anni, Erling Haaland era già alto 194 cm.
Erling Haaland aged around 11, Training for his first club (Bryne) wearing a Manchester City jersey with Balotelli on the back. Some things are just meant to be eh ? pic.twitter.com/r4kS7qsAji
— Hugh Murray (@hughmurray1894) March 24, 2022
«Ho allenato Erling per 8 anni»
«Ho allenato Erling per circa 8 anni – racconta Alf-Ingve Berntsen a Cronache –, lui ha iniziato ad allenarsi con noi a 8 anni, una volta a settimana. Quindi ho allenato Haaland fino a sei mesi prima che andasse al Molde. La sua tecnica, la sua intelligenza, è cresciuta sia in allenamento che quando giocava nei weekend allo Jaerhallen. Si divertiva, era concentrato totalmente sul calcio. Aveva la tecnica, gli mancava come ho detto solo qualcosa a livello fisico. Per questo, ragionevolmente, noi sapevamo che fosse un ragazzo speciale». E su quant’abbia inciso la famiglia, Berntsen aggiunge: «Sapevamo di suo padre, ma Erling ha fatto tutto da solo. È un ragazzo gentile, negli allenamenti segnava tanto e sorrideva altrettanto. Noi abbiamo dovuto assicurarci solo che l’ambiente che lo circondava fosse quello giusto, e chi tra i nostri ragazzi avesse voluto diventare un calciatore ce l’avrebbe fatta. Ripeto, ha fatto tutto da solo. Noi abbiamo solo creato le condizioni di contorno, permettendogli di allenarsi e divertirsi. Poi sia suo padre che suo madre erano sportivi, ma anche i suoi amici erano buoni calciatori (tipo Erik Botheim ed Erik Tobias Sandberg, con cui nel 2016 Haaland incise Kygo jo, nda). Sono cresciuti assieme e si sono trovati nella Norvegia U18».
Tilbakespark til disse 20 magiske minuttene av @ErlingHaaland! 👊😲 #hjemmebane pic.twitter.com/NtaPnrt1un
— Eliteserien (@eliteserien) March 24, 2020
«Devi avere pazienza»
C’è un ultimo mito da sfatare su Erling Haaland, ovvero che avesse esordito da trequartista: «Non è del tutto vero – racconta Berntsen a Cronache – perché è sempre stato un attaccante, always on top. Ti faccio un esempio. In Italia hai Serie A e Serie B. La prima squadra del Bryne FK giocava in Serie B e Haaland come ho detto era magro. Giocava contro difensori fisicamente alti come lui ma più forti e ‘grossi’. Avrà anche fatto l’ala sinistra, ma aveva solo 15 anni. Ne avrebbe compiuti 16 in estate e a Natale già era al Molde. Tranne in quell’occasione, Erling è sempre stato una punta». A giudicare dai numeri, il dubbio oggi non viene più. E Berntsen lo sapeva: «Devi avere pazienza, mai giudicare troppo frettolosamente un calciatore, perché non sai come diventerà crescendo. Nel calcio, hai abilità tecnico-tattiche e abilità fisico-mentali. Le skill vanno divise così, secondo me. Haaland è cresciuto tatticamente perché giocava con giocatori di qualche anno più grandi. È dovuto per forza diventare più furbo, nei movimenti, altrimenti col suo fisico, giocando sotto età non avrebbe avuto chances di toccare palloni». A questo punto, Alf-Ingve Berntsen ha solo un sogno: «Da tifoso del Liverpool, sarebbe favoloso averlo al Liverpool. Ma al Manchester City si trova bene, ed Erling sa meglio di me cosa fare. Ha sempre scelto bene dove trasferirsi».