«Ma chi gioca oggi, il Barcellona?». Il Camp Nou è pieno, le vie della città sono bloccate. La domanda è quindi lecita, ma stavolta il Barça non c’entra. Per capirlo basta fare qualche metro in avanti, entrare nel vialone che porta allo stadio, e guardare verso lo store del Barca: nessuna maglietta blaugrana, esposte ci sono solo bandiere della Kings League e le maglie delle squadre arrivate in semifinale. Anche lì, tutto esaurito.
Neymar in collegamento, Dinho in campo: cos’è la Kings League
Ma andiamo con ordine. A muovere i fili del torneo ci sono Gerard Piqué, ex difensore del Barcellona, e Ibai Llanos, lo streamer più seguito di Spagna. Insieme hanno messo in piedi una competizione che è in costante evoluzione e che ha sempre più seguito. In questi giorni per semifinali e finale c’erano novantamila spettatori allo stadio e oltre 2 milioni di utenti collegati tra Tik Tok e Twitch. Tra gli ospiti illustri presenti in tribuna, il presidente del Barça Joan Laporta, gli ex giocatori David Villa, Iker Casillas e Sergio Aguero con Neymar in collegamento che è intervenuto durante la diretta. È stato un trionfo e l’avventura è appena cominciata. L’obiettivo sarà quello di espandersi ancora, ma non poteva partire più forte. Curiosità: Casillas e Aguero erano invitati in qualità di presidenti delle loro squadre – 1k e Kunisports – entrambe eliminate prima delle fasi finali.
Ad alzare il livello della competizione e il seguito da parte degli utenti sono stati sicuramente i protagonisti. Da Joan Capdevila (ex bandiera del Villarreal e della nazionale spagnola) al Chicarito Hernandez fino a Ronaldinho. Anche se il brasiliano meriterebbe un capitolo a parte. La Kings League per averlo ha pagato più di 15mila euro, ma è rientrata a pieno dell’investimento. Il brasiliano, seppur giocando solo le ultime partite e ha portato le visualizzazioni oltre la soglia dei due milioni. Cifra allora mai raggiunta, superata solo nella finale del Camp Nou.
Visualizzazioni, regole e numeri
Gli altri partecipanti – 10 per squadra per un totale di 120- hanno ottenuto il posto superando un draft molto competitivo. Si sono presentati in 13 mila, ne sono rimasti poco più di cento. Poi però ci possono essere degli extra. Perché se tutti i giocatori ricevono 75€ a partita, i presidenti possono scegliere di pagare di tasca loro i calciatori 11 e 12, i cosiddetti ‘famosi’, l’allenatore, il presentatore eccetera. Altra precisazione: il calciatore 11 è fisso per tutta la stagione, mentre il 12 può cambiare di giornata in giornata. È chiaro che il successo del torneo aiuterà i presidenti a rientrare della spesa . E per capirlo basta guardare i numeri. Nel primo mese di gioco, gennaio, la Kings League su TikTok accumulato 238 milioni di visite, contro i 115 della Premier League. Poi staccatissimi Bundesliga (48,1), Liga (35) e Ligue 1 (23,3). E la tendenza si è consolidata.
Dal rigore shoot out a quello presidenziale
Anche le regole sono particolari. Si gioca 7vs7 e le squadre si affrontano in un girone all’italiana da cui deriva la griglia per i playoff. E fin qui tutto normale. Ci sono poi delle novità, scelte dal pubblico e particolarmente apprezzate: dal calcio d’inizio stile pallanuoto, con i giocatori che partono dalla linea di fondo per arrivare sul pallone messo al centro del campo, ai i rigori trasformati in stile shoot out, al VAR a chiamata fino alla la possibilità di usare fino a 5 “carte jolly” per condizionare l’andamento della partita, ad esempio costringendo la squadra avversaria a giocare con un giocatore in meno per alcuni minuti o ottenendo un rigore a favore. Nel corso del torneo è stato poi introdotto il rigore presidenziale. A tutti i 12 presidenti della Kings League viene data questa carta prima delle partite: in un momento a loro scelta della gara possono giocarsela e abbandonare lo streaming che stanno facendo per scendere in campo e tirare un rigore.
Pique l’ha presentata come una rivoluzione nel mondo del calcio. Finora ha avuto ragione lui. Interazione con gli utenti, partecipazione, show, visualizzazioni e soldi. Con la fotografia di un Camp Nou pieno come garanzia di un progetto che funziona. Niente male come biglietto da visita. Ora bisognerà espandersi, continuando a puntare in alto. L’ex difensore del Barca vorrebbe portarla nel resto d’Europa, d’altronde il progetto cresce a dismisura e in tantissimi lo guardano con occhi interessati. L’idea è quella di arrivare a riempire i principali stadi del pianeta. Gerard e i suoi amici ce la possono fare.