Sabato sera, a Novi Sad, in “casa” della Bielorussia, la Svizzera vince 5-0 e Renato Steffen segna una tripletta in manco mezz’ora (gol al 4’, al 17’ e al 29’). Che c’è di speciale? Nelle precedenti 29 gare in Nazionale, l’ala del Lugano ha segnato un solo gol – a ottobre 2021 – mentre sabato sera, alla 30° presenza, si è scatenato e ha fatti tre. Era dal 1960 che uno svizzero non faceva tripletta nello stesso tempo con la Nati: altri come Xherdan Shaqiri hanno segnato triplette, ma mai negli stessi 45’. Quella di Steffen è una storia di perseveranza, a 31 anni e 170 cm d’altezza. Da piccolo fu scartato per l’altezza. Pensò di lasciare il calcio: «Dissi a mia madre che non volevo più giocare a calcio, lei rispose: “Giochi da così tanto tempo, non riesco a immaginarti senza calcio”». Tanto che per un po’ Renato Steffen era Maler und Fussballprofi, «pittore e calciatore professionista».
🇨🇭 Renato Steffen, le triplé pour la Nati 🤩#EURO2024 | #BLRSUI | @nati_sfv_asf pic.twitter.com/9bQkLIOdzq
— UEFA EURO 2024 🇫🇷 (@EURO2024FRA) March 26, 2023
Steffen, Aarau, Di Matteo
Renato Steffen nasce il 3 novembre 1993 ad Aarau, nel cantone svizzero di Argovia, la città dei terzini Silvan Widmer, ex Udinese, e Loris Benito, ex Benfica. I tre hanno in comune, oltre al ruolo sulle fasce, l’aver trascorso le giovanili nel Fussballclub Aarau. Che proprio nel 1993 vinse il suo terzo campionato svizzero, a 79 anni dall’ultimo e con Roberto Di Matteo in campo. Steffen, però, prima dell’Aarau aveva già giocato al FC Erlinsbach, una squadra nel vicino cantone di Soletta che nel 1942 si era vista curiosamente confiscare il campo da calcio, arato e destinato all’agricoltura. A 14 anni però Steffen già era all’Aarau. Ci sarebbe rimasto fino ai 17 anni e nel 2012 finalmente ha esordito in Super League, ovvero la Serie A svizzera, con la maglia del Thun. I tifosi del Palermo si ricordano del Thun perché l’estate prima (agosto 2011) aveva eliminato al terzo turno d’Europa League i rosanero di Iličić, Zahavi e Miccoli, con gol del paraguaiano Dario Lezcano. E se la città di Thun è famosa per la ceramica, Renato Steffen eccelle invece in un’altra arte: la pittura.
2010 arbeitet Renato Steffen als Maler
2018 spielt er Bundesliga beim @VfL_Wolfsburg pic.twitter.com/azcTGXgSXK— Andreas Böni (@AndreasBoeni) January 11, 2018
Calcio, pittura, i Lupi
Dopo la scuola dell’obbligo, i genitori consigliarono a Renato Steffen di non puntare interamente sul calcio. Così iniziò a dipingere quasi per gioco, su consiglio di un amico. Per tre anni, dai 15 ai 18, Steffen fece apprendistato presso un’impresa di imbiancatura e intonacatura nel cantone d’Argovia, la Bircher AG. Era più che un imbianchino: «Sapevo dipingere molto bene» ha spiegato in un’intervista. E infatti qualche disegno sulle pareti, come la bandiera della Svizzera, a quei tempi lo ha realizzato. «Andavo a lavoro in motorino ogni giorno – anche nei giorni in cui il Thun eliminava il Palermo dall’EL – è stato proprio un bel periodo della mia vita», ha raccontato a Sportbuzzer. A tempo perso, poi, Steffen giocava a calcio. Il 5 novembre 2011, il FC Soletta batte 4-2 il Thun Under21 e Steffen fa doppietta. Il giorno dopo mentre è a lavoro quando lo chiama Andreas Gerber, il d.s. del Thun. A questo punto Steffen a 19 anni smette di imbiancare pareti e si concentra sul calcio: trascorre una stagione a Thun (2012/13) e due allo Young Boys con l’ex cesenate von Bergen e l’ex parigino Hoarau. A Berna, Steffen realizza 21 gol e 16 assist in 84 gare principalmente da ala destra, poi a gennaio 2016 firma col Basilea. Sembra sia il coronamento della carriera, a 22 anni. Prosegue in crescendo: vince 2 campionati e una Coppa svizzera, debutta in Champions League. Quindi, a gennaio 2018, dopo tre anni a Berna, Steffen fa un altro passo avanti: va al Wolfsburg.
29 – Renato Steffen scored three goals in the first 29 minutes against Belarus – it’s the earliest hat-trick in the history of the Swiss national team. Furious. pic.twitter.com/3WBo1l7MGD
— OptaFranz (@OptaFranz) March 25, 2023
«Potrei tornare a dipingere»
In Germania, coi Lupi di Bruno Labbadia, Wout Weghorst e lo svizzero Mehmedi, Renato Steffen gioca quattro stagioni e mezzo. Incide poco: 18 gol in 144 partite (due in Champions, al Siviglia e al Lilla). Al Wolfsburg poi arrivano Lukas Nmecha (dal Manchester City), l’altro svizzero Mbabu. E il 31 agosto scorso Steffen è tornato in Svizzera, a Lugano. In Canton Ticino è ripresa la magia: 2 gol e 3 assist prima del Mondiale, a cui finalmente Renato Steffen partecipa. Aveva saltato Euro 2016 ed Euro 2020 per infortunio, in Qatar è invece convocato dal c.t. della Nati, Murat Yakın e gioca oltre mezz’ora nella sconfitta col Brasile. Tornato in Svizzera, Steffen guida il Lugano, la sorpresa della Super League: terzo in classifica, allenato da Mattia Croci-Torti, trascinato dai 13 gol dell’ex romanista Žan Celar. Steffen è il miglior assistman (5) del club e per ora gioca a calcio: «Mi piaceva lavorare ogni giorno con materiali diversi, ed esprimere la mia creatività. Chissà, finito di giocare a calcio potrei riprendere in mano un pennello e dipingere ancora».