C’è chi quando va via, strappa e non torna più. C’è invece chi va, scopre nuovi orizzonti e poi torna a casa, pronto a restare, seppur con occhi diversi. Quelli di chi ha visto il mondo, ha imparato e ora è pronto a metterlo in pratica. La storia di Lampard e il Chelsea rientra nella seconda casistica. Manchester, New York, ancora Londra e infine Liverpool, sponda Everton. Un bel giro per poi tornare al punto di partenza, Stamford Bridge. Dopo la breve e poco felice avventura del ‘mago’ Potter, i blues hanno scelto di ripartite proprio con Lampard e la speranza è che stavolta possa lasciare un segno profondo anche da allenatore, come fatto in campo con l’8 sulle spalle. La prima volta in panchina è andata male, adesso bisognerà riavvolgere il nastro e ripartire. E per farlo non esiste posto migliore di casa propria.
Alla prima esperienza con il Chelsea – allenato dal luglio del 2019 a gennaio 2021 – Frankie aveva rotto il ghiaccio con la panchina, prendendo confidenza con quel fastidio che hai non appena smetti di giocare nel vedere gli altri che si allenano, quando tu una sgambata te la faresti volentieri e il gruppo sei abituato a rappresentarlo in prima persona. Lo stile però sarà sempre quello, anche da tecnico: carattere, idee e voglia di lottare, senza mai tirare indietro la gamba. Cercherà di trasmettere il suo modo di essere alla squadra. Mettendoci la faccia.
Il Chelsea è cambiato, dal mercato bloccato ai 600 milioni spesi
Bisogna però fare una distinzione tra il Chelsea di oggi e quello che prese Lampard quattro anni fa. Abramovich gli consegnò una squadra che aveva una necessità fondamentale, ovvero quella di sopravvivere alla sanzione del blocco di mercato stabilito dalla Fifa. Lui è riuscito a farne una virtù. Ha dato un’occasione in prima squadra a Mount, Tomori, Abraham. Chi se ne è andato ha generato introiti per più di 90 milioni di sterline, chi è rimasto oggi rappresenta un patrimonio tecnico del club.
Quella di adesso è invece una squadra diversa, che arriva da un mercato da oltre 600 milioni di euro, con tanti ragazzi nuovi che non hanno mai giocato insieme e non si conoscono. Ci vorrà del tempo. Da Mudryk a Enzo Fernandez e Joao Felix la materia prima da valorizzare è tanta e di ottima qualità. Gemme pregiate, potenziali diamanti. Il talento è dalla loro. Servirà qualcuno in grado di assemblarli e metterli nelle condizioni di renderli al meglio. Lampard ha dimostrato di saperlo fare.
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Il disastro di Lampard all’Everton
Certo, quella del Chelsea è una scelta forte. Perché a livello di risultati Frank in panchina ha dimostrato ben poco. Un anno e mezzo così così al Chelsea – con tutte le difficoltà del caso e il mercato bloccato – e un anno all’Everton partito male e finito peggio. Subentrato a Benitez nel gennaio del 2022 è riuscito a salvare la squadra, non senza soffrire, per poi crollare nel secondo anno. Peggior partenza della storia del club in Premier League e inevitabile esonero sei mesi dopo. Anche qui non è stata tutta colpa sua, ma lui certo non è riuscito a indicare una via da seguire. Anzi è andato a fondo con tutta la barca.
Welcome back Frankie
«Tornerò con un calcio nuovo», disse nei primi giorni senza incarico. Questo fanno gli uomini intelligenti dopo un trauma professionale, si fermano a riflettere sulla maniera giusta per crescere, su come diventare migliori, in che cosa aggiornarsi per non restare dietro. Chissà se ha mai pensato di riavere una chance in blues. Sicuramente non così presto. Adesso il momento è arrivato, non si sa quanto durerà, l’importante sarà andare veloce e non voltarsi. I tifosi sono dalla sua e lo saranno sempre, d’altronde se per lui Stamford Bridge è casa un motivo ci sarà. E sono pronti a gridargli: ‘Welcome back Frankie’.