In questa stagione, soltanto una ventina di ragazzi provenienti dal campionato Primavera ha giocato in Serie A, quasi tutti con un minutaggio basso. Solo 6 sono stati schierati titolari e 7 squadre di A non ne hanno schierato neanche uno. Per questo motivo la Figc sta per attuare una riforma nella speranza che la distanza tra i ‘due mondi’ si riduca. Ecco come potrebbe cambiare il campionato Primavera 1, come riporta anche La Gazzetta dello Sport.
La riforma del campionato Primavera
L’obiettivo della riforma è quello di aumentare il numero di giocatori convocabili in Nazionale in un torneo che negli ultimi anni è stato riempito di ragazzi stranieri. Il Lecce Primavera, per esempio, punta alla vittoria dello Scudetto con una squadra composta praticamente da soli calciatori stranieri. Ne ha 20 stranieri in rosa e spesso schiera una formazione titolare priva di italiani, ma i dati dicono che solo il 33,6% dei componenti delle 18 rose sono stranieri.
La riforma punta a rendere obbligatorio schierare nella distinta di gara – che sarà ridotta a 22 elementi – almeno 5 giocatori che abbiano i requisiti per essere convocati in Nazionale, più altri 5 definiti “local”, cioè che dopo il compimento dei 12 anni di età siano stati tesserati per il club per almeno 2 stagioni sportive (anche non italiani). Gli obblighi cresceranno numericamente negli anni a seguire: almeno 8 ‘azzurrabili’ e 8 local dal 2024-25, almeno 10 + 10 a partire dalla stagione 2025-26.
L’aumento dell’età
L’altra novità sostanziale è l’innalzamento dell’età. A partire dal 2024-25 si intende portare il campionato da Under 19 ad Under 20. La riforma è in esame e suscita l’analisi della critica. La presenza dell’Italia alle fasi finali di Europeo Under 21, Under 19 e Under 17 e del Mondiale Under 20 – unica nazionale in Europa – dice che a livello giovanile i giovani non mancano. Dunque il problema è nel trasferimento al calcio dei ‘grandi’, e la palla passa ai club.
L’innalzamento del limite d’età potrebbe però essere anche un problema. Con le nuove regole si rimanderebbe di un altro anno l’impatto con il calcio ‘vero’, e in questo senso l’esperienza della Juve con i vari Miretti, Soulé, Iling, Barrenechea dice che semmai è la Next Gen in un vero campionato professionistico la strada da seguire.